A “Soggetti Smarriti” la magia del Cinema Rio

0
421

Dopo la sciovia di Viale, protagonista di una puntata lo scorso gennaio a “Soggetti Smarriti”, a maggio un altro pezzo di storia della Valposchiavo torna alla memoria grazie alla popolare trasmissione della RSI. Si tratta del Cinema Rio, oggi sostituito da un negozio di scarpe e un magazzino di frutta e ortaggi; ciò che rimane è un nostalgico ricordo e la storica insegna al neon nel magazzino di un appassionato.

La trasmissione si apre con le voci di chi ricorda di averci visto “Un maggiolino tutto matto” (1968) o di chi ha scordato quale sia il suo primo film su grande schermo, ma non dimentica di averci portato i figli a vedere il “Re Leone” (1994). Ricordi di un’atmosfera magica nella sala, del rumore del proiettore, della sala con le sedie ancora a scaletta: tutto questo nei 220 posti a sedere offerti dall’unico cinema della Valposchiavo.

“Nel ’48, anno della sua nascita, – racconta l’intervistato Ivan Pola – il Rio era un cinema moderno; fino all’avvento della televisione visse una grande epoca di successo. Io,, quegli anni non li ho vissuti, sono arrivato dopo, ma mio padre, Dario Pola, fu proiezionista per decenni, per hobby, aiutato prima da altri ragazzi e poi tutto da solo”.

Lo stesso Ivan fu poi a sua volta proiezionista (per “idealismo”), iniziando negli anni in cui studiava da liceale in quel di Coira.

Ricordo l’impresa per montare un film, – rammenta Pola – bobine da 25/30 kg di pellicola da tagliare e giuntare per mettere insieme una proiezione. Scongiurando disguidi, che però capitavano regolarmente, i pacchi arrivavano in posta il venerdì sera e, il sabato mattina, di rientro dal Liceo di Coira, andavo a ritirarli e subito mi mettevo a montare il film per la sera”.

Anche il lato pubblicitario era un’problema non da poco all’epoca; la casa distributrice del film inviava massimo 2/3 cartelloni grandi e per spargere la voce non c’erano tutti i mezzi odierni (come per esempio i social media). Come racconta l’intervistato, uno di questi cartelloni grandi era piazzato d’obbligo al Bar Flora, dove ai tempi si trovavano regolarmente i giovani; mentre le locandine piccole, fatte a china (talvolta ripassate con acquerello) dall’amico Pierluigi Crameri, venivano fotocopiate e piazzate in punti strategici del Borgo.

“Un bel periodo comunque, – conclude Pola – in cui le cose venivano fatte con tanto idealismo. Poi purtroppo è finito l’entusiasmo, tanti che aiutavano si sono trasferiti altrove e il Cinema Rio si è, appunto, smarrito… “.

Per ascoltare la trasmissione RSI clicca qui.


Ivan Falcinella

 

Ivan Falcinella
Membro della redazione