Nella Valle del bio, dell’energia idroelettrica e della sostenibilità, un no alla “Strategia energetica 2050” avrebbe sollevato una qualche perplessità. Un bene quindi che il quesito sia stato accettato a livello nazionale, cantonale ed anche locale. Non tanto perché la legge approvata sia perfetta, ma soprattutto per il fatto che il popolo svizzero riconosce la necessità di darsi una “direzione”. Un po’ come il 100% (bio) Valposchiavo che più che indicare un dato di fatto, indica una via da percorrere. Una via tortuosa, in entrambi i casi.
Per quanto riguarda l’energia sappiamo tutti che l’idea del mercato libero è più o meno sempre stata una favola; e la cosa non è destinata a migliorare. Gli economisti sanno che ci sarebbero vie più efficienti (le tasse d’incentivazione), ma politicamente improponibili. Ma almeno abbiamo avuto il coraggio di prendere una decisione; una via è stata finalmente tracciata: in futuro cercheremo di generare l’energia di cui abbiamo bisogno sempre più da fonti sostenibili e sempre meno dal nucleare e da fonti fossili. Una buona notizia per il clima, per l’innovazione in Svizzera e per la Valposchiavo, che dispone esattamente delle risorse sostenibili per le quali ci siamo decisi: sole, vento ed acqua.
Una via tortuosa fa aguzzare l’ingegno: lo dimostra il collega viticoltore del “Zürcher Weinland”, Heiner Kindhauser, che ho avuto il piacere di conoscere nell’ambito di un progetto pilota della Confederazione volto ad abbattere l’emissione del gas serra CO2 nella produzione agricola. Heiner (nel ritratto, con me, a Flaach, lo scorso 10 maggio) si è posto l’obiettivo di abbattere del 30% le emissioni di CO2 della sua azienda. Ha istallato delle termopompe, ha cambiato delle procedure nella gestione della vigna, ha cambiato parecchie istallazioni elettriche ed ha sostituito le pesanti bottiglie che prima acquistava in Turchia, con bottiglie più leggere di fattura elvetica, ricavate dal vetro riciclato da noi. Heiner ha fatto una scelta, difficile, ma ha fatto una scelta. Una scelta come l’hanno fatta parecchi produttori della Valposchiavo; per esempio i produttori di latte del Caseificio Valposchiavo. O anche i ristoranti che aderiscono al progetto “100% Valposchiavo”. Una scelta, come la stanno facendo anche altre aziende, in produzioni considerate difficili per una gestione biologica, come la produzione vinicola, come sta facendo Marcel Zanolari in Valtellina. Il punto non è tanto il bio, quanto la volontà di fare una scelta; una scelta che considera la situazione di partenza, ma che è altrettanto consapevole degli sviluppi futuri. La seconda buona notizia è quindi che la volontà Svizzera (la “Willensnation”) esiste ancora.
E la mezza notizia negativa? È che anche da noi siamo oramai al balletto fra notizie vere, false, fasulle o alternative, come sono eufemisticamente definite dall’altra parte dell’oceano. Più che nel passato, seguendo un filone produttivo caratterizzato da slogan piuttosto lontani dai fatti, i contrari alla “Strategia energetica 2050” hanno messo in campo delle affermazioni che ad essere benevoli possiamo definire almeno “piuttosto colorite”. Ma che devo rispondere a mia figlia di undici anni che, leggendo un’inserzione dei contrari nella quale si affermava che approvando la legge non avremmo più potuto acquistare banane, mi chiede quale frutta potremo ancora mangiare? In un primo momento si può anche semplicemente sorridere; a ripensarci è uno sviluppo molto preoccupante per la nostra democrazia! Come faremo a votare se non saranno più i fatti ad essere esposti, ma soltanto “tante verità alternative”?
Gianluca Giuliani