Filarmonica Avvenire Brusio: concerto per la Sacra Famiglia
A santo Stefano la banda musicale di Brusio si è esibita nella chiesa di Campocologno per il tradizionale concerto in onore della Sacra Famiglia.
Il giorno seguente ha replicato a San Carlo nella palestra scolastica. Due serate di ottima musica con una compagine bandistica di alto livello.
La Filarmonica Avvenire Brusio si è distinta ancora una volta per qualità musicale dei suoi componenti e soprattutto del direttore Giovanni Sanvito e del vicedirettore Mirko Monigatti. Un programma ben ponderato e molto impegnativo ha esaltato l’affiatamento dei musicisti, suscitando il caloroso apprezzamento dell’uditorio.
Caterina Zanolari come presentatrice ha fornito interessanti indicazioni sui brani che riporto parzialmente qui di seguito. Il primo pezzo Procession of the Nobles è tratto dal terzo atto dell’opera Mlada del compositore russo Nicolai Rimsky-Korsakov. La trama prevede una festa danzante, alla quale sono invitati tutti i nobili della città. Il compositore fa entrare i rispettabili ospiti con una composizione solenne e severa, che riporta ai fasti dell’antica Russia.
Legenda Rumantscha è un’opera di Oliver Waespi basata su sei canzoni popolari in lingua retoromancia. Il compositore cita le melodie quasi letteralmente, concatenandole in una rapsodia, cioè una composizione di carattere libero e variegato in un solo movimento. Sul podio il promettente vicedirettore Mirko Monigatti.

Il programma è continuato con Ungarischer Tanz nr. 5 di Johannes Brahms. Alcune danze ungheresi, originariamente concepite per pianoforte a quattro mani, furono trascritte da Brahms stesso per grande orchestra. Affascinato dalla forza espressiva della musica tzigana ungherese, Brahms utilizza per questa danza un tema popolare molto conosciuto in Ungheria.
Il quarto brano è stato il Finale dalla terza sinfonia di Camille Saint-Saëns, un compositore profondamente credente, fatto attestato da un notevole numero di brani sacri. In questa sinfonia, alla tradizionale formazione dell’orchestra Saint-Saëns aggiunge l’organo, facendo nascere la consuetudine di eseguire questo brano in chiesa. Pur non essendo una composizione sacra, la presenza dell’organo e la tematica mistica e solenne conferiscono al brano un’evidente sacralità.

Canticles di James Curnow risale al 1999 e si basa su un unico tema, un’antica melodia gregoriana che il sax contralto presenta all’inizio del brano. Dopo una severa esposizione caratterizzata da un clima austero e spirituale, il tema principale viene riproposto nel contesto di un tempo più veloce e un’armonizzazione più moderna e ardita. All’austera sonorità degli ottoni viene affidata l’ultima citazione, contrappuntata dall’energico tessuto ritmico dei legni e delle percussioni.
Il concerto è terminato con A Klezmer Karnival di Philip Sparke. Le popolazioni di origine ebraica, che da secoli hanno vagato per tutto l’est dell’Europa, hanno fuso le proprie tradizioni musicali con quelle locali dei luoghi di insediamento. Dall’incontro fra i generi slavi e le sonorità tipiche del Medio Oriente, nasce un linguaggio musicale variegato definito genericamente klezmer dal quale traspaiono vitalità e ironia, ma allo stesso tempo anche l’antico tormento del popolo ebraico. La composizione si dipana in un continuo crescendo, che porta a un travolgente finale.

In conclusione uno spunto di riflessione di Achille Pola: “Di tutte le arti la musica è quella che più sa affezionare l’anima, pur nella differenza di ciascun individuo. Essa, infatti, non gli permette una sublimazione con la fantasia, perché ne pervade interamente il suo essere. Gli antichi si spinsero oltre, tanto che nella dottrina pitagorica si riteneva che il cosmo fosse pervaso da una musica celestiale che gli uomini, a causa dell’abitudine, non sarebbero più in grado di distinguere. Queste divine armonie qualcuno però le può ancora intercettare e riprodurre sopra un rigo musicale. È grazie al genio di questi artisti, nonché alla bravura dei nostri musicisti e del loro maestro che anche noi abbiamo potuto illuminare le nostre anime di armonia divina.”
Testo: Domenico Pola
Foto: Ric Driessen