Cose piccole attorno ad un’elezione importante

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Immagine da: www.ignaziocassi.ch

Da ieri, 20 settembre 2017, in Consiglio federale finalmente siede di nuovo un rappresentante della Svizzera italiana: Ignazio Cassis.

Concluso il lungo protocollo del dopo-nomina il nuovo Consigliere è apparso raggiante sulla piazza di Palazzo federale, accompagnato dalla moglie Paola: con pacatezza e disponibilità ha regalato qualche parola a tutti i microfoni che gli si ponevano davanti, poi è riuscito con gentilezza a dire: parleremo di politica ancora tanto e a lungo, ma ora lasciatemi festeggiare!

E anch’io oggi non voglio parlare di politica, se ne è fatta tanta su tutte le testate giornalistiche in questi tre mesi di avvicinamento alla nomina. Di lui, del candidato ormai si è già detto tutto. Voglio invece ricordare questa giornata riprendendo cose piccole, marginali, ma che non mi sono sfuggite.

E parto dalla commozione della moglie Paola: quel filo invisibile di complicità che dal palchetto riservato ad amici e parenti si collegava direttamente al marito. La sua discrezione durante tutta la campagna, le sue riconosciute capacità quale medico-radiologo, la sua semplicità nell’accompagnare le fanno onore. Mi hanno intenerito le parole di Ignazio (sì, lo conosco bene, permettetemi di chiamarlo ancora così), fresco Consigliere federale che ha concesso a tutti un piccolo spiraglio di intimità raccontando la sua promessa alla moglie, la sera prima, di non cambiare e rimanere lo stesso se mai fosse stato nominato. Si chiama coerenza ma anche quotidianità; magari si è portati a credere che una volta famosi questa non sia più importante, invece val la pena sottolinearla.

Altro mio pensiero va al rituale di nomina: impossibile non farsi prendere dall’emozione. I discorsi, la raccolta delle schede, la conta, l’attesa di un primo verdetto che già si sa non sarà definitivo, le strategie, le alleanze, le discussioni, le speculazioni poi il silenzio per ascoltare i numeri. Quindi si riprende: raccolta schede, conteggio, attese, interviste e speculazioni, campanella e di nuovo silenzio. Fossi musicista trasformerei quel rituale in musica: c’è tutto, il tema, il ritmo, le pause, il crescendo, la fuga e il gran finale.
Titolo? Democrazia.

Va detto che uscire intero da un simile stress, mai perdere l’aplomb, non è da tutti.
Bravo Ignazio, ce l’hai fatta. E non ci è sfuggito che neanche una volta, nelle diverse interviste, hai perso di vista la nostra minoranza: se parlavi di Ticino aggiungevi la Svizzera italiana tutta e sottolineavi il Grigione italiano.
Cosa ricorderò del tuo discorso di investitura? Diverse cose, ma una frase di sicuro: libertà è sempre la libertà di coloro che non la pensano allo stesso modo.

Caro Ignazio, conosco la tua onestà, la tua modestia e la tua intelligenza e sono felice di scrivere nero su bianco che credo sarai un ottimo Consigliere federale.

A te e a Paola complimenti e una montagna di auguri!


Serena Bonetti

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