iStoria: Donne d’altri tempi
Riuscitissima la serata dedicata alle fotografie d’epoca estratte dai diversi archivi locali; protagoniste in immagini le donne della Valposchiavo.
Giovedì 31 gennaio 2013, nella sala al primo piano della biblio.ludo.teca La sorgente, si è tenuto il secondo incontro del ciclo iStoria, organizzato dalla Società Storica Val Poschiavo e dalla biblio.ludo.teca La Sorgente, con l’appoggio della Pgi Valposchiavo.

Il pubblico presente in una sessantina di unità ha apprezzato la carrellata delle fotografie proposte sussultando a ogni cambio di immagine per la comparsa di un soggetto familiare o di un conoscente, oppure per dettagli fotografici che ricordavano il cambiamento dei costumi e della società, e l’evoluzione delle tecnologie e delle tradizioni.

Hanno condotto la carrellata delle immagini i responsabili degli archivi fotografici locali, ossia Pierluigi Crameri e Alessandra Jochum-Siccardi. Essi hanno mostrato e commentato i soggetti protagonisti di ogni fotografia lasciando campo libero agli interventi del pubblico. In questa maniera si è creata una discussione costruttiva che serviva a chiarire ulteriormente le fotografie e identificare meglio il soggetto contenuto in esse.

Lo scopo dei due “archivisti” è di raccogliere le testimonianze fotografiche, insieme a quelle orali della gente, per colmare le lacune della memoria locale. Per questo motivo Pierluigi Crameri e Alessandra Jochum-Siccardi invitano la popolazione valposchiavina a consegnare a loro le fotografie che possiedono. Questo materiale sarà opportunamente digitalizzato (e restituito) e rientrerà nell’Archivio fotografico Valposchiavo, in continua espansione ed erede del celebre Archivio fotografico Luigi Gisep, e nell’Archivio Classi.

Giovanni Ruatti, a nome della Pgi, riferisce: “Queste foto si prestano a essere raccontate dal profilo documentaristico, ma anche da quello storico e sociale”. Così si è sviluppata la serata, all’insegna di brevi racconti e spiegazioni di microstorie quotidiane di donne vissute nel corso del Novecento. Si è parlato di “supermamme” con 12-14 figli, di spose, di matrimoni e di classi. Si è narrato di storie di migrazione, dove le mogli seguivano i mariti alla ricerca di fortuna fuori dalla Valle, ma anche di lavoro in regione: nei campi, come lavandaie o cameriere, o impiegate in attività più moderne come operaie tabacchino-sigariste alla Fabbrica Ragazzi o come operaie alla Maglieria poschiavina, come centraliniste delle Forze Motrici Brusio o alla Posta e infine nel rischioso ruolo di contrabbandiere. Inoltre sono state proiettate immagini di donne insegnanti, magari senza titolo di studio professionale, come Domenica Crameri, che, avendo appreso il lavoro dallo zio, da fine Ottocento al 1935 insegnò a circa mille scolari.
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Alessandra Jochum-Siccardi parla dell’attività dei diversi archivi
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Catia Curti e il suo discorso sulla storia della donna in Valposchiavo
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Il Novecento ha visto un progressivo cambiamento nei ruoli sociali della donna, come ha evidenziato la docente alle Scuole superiori di Poschiavo, Catia Curti, che ha lavorato all’ultimo numero dei «Quaderni grigionitaliani», Uno strano viaggio. Analisi introspettiva della figura femminile nelle valli alpine. Le donne che si dedicavano ad allevare figli e al lavoro nei campi, non venivano istruite ma comunque erano fonte di conoscenza, poiché “tramandavano oralmente il sapere popolare e locale di generazione in generazione”. Solo a inizio Novecento le donne potevano ottenere un diploma professionale come sarta, venditrice o impiegata. Grazie a migliori condizioni economiche, in concomitanza con l’apertura della Ferrovia Retica e delle Forze Motrici Brusio, è nato il ruolo della casalinga in Valposchiavo.

Curti ha rilevato due esempi valligiani di gruppi femminili che agivano senza il sostegno maschile: la famiglia delle sorelle Tomé e l’ordine delle Suore Agostiniane. Di quest’ultime la loro attività rivolta alla popolazione nell’ambito dell’istruzione e del sostegno ai malati aveva portato alcuni a considerarle “femministe” – come dice Catia Curti – “perché in maniera autonoma sono state in grado di portare avanti grandi progetti e di dimostrare una loro forza e capacità”.

Infine sono state proiettate immagini di donne coinvolte nella Pro Costume, nella Società delle Signorine, nel Coro Misto, ma anche nella protesta contro le tariffe esorbitanti della Ferrovia Retica nel 1948, segno di una maggiore coscienza civile da parte della donna che si stava lentamente emancipando.

Giovanni Ruatti chiude dicendo: “Pierluigi Crameri e Alessandra Jochum-Siccardi non si definiscono storici, ma questo modo di rivisitare e imparare la storia locale” e le microstorie di vite che si sono susseguite nel corso degli ultimi secoli “è veramente bello e interessante”. Per questo il pubblico con un forte applauso ha voluto ringraziare i relatori per la coinvolgente serata.