Il 30 novembre scorso sono stata ad una serata a Le Prese, sul tema in votazione il prossimo 4 marzo. A prendere parola contro l’iniziativa “NO BILLAG” tre invitati: Luigi Pedrazzini, presidente della CORSI, Maurizio Canetta, direttore RSI, e Maurizio Michael, granconsigliere e membro comitato CORSI per il Grigione italiano.
Mancava un contraddittorio, è vero, ma le considerazioni emerse difficilmente sarebbero state annientate dai fautori dell’iniziativa.
Premetto che ben prima di questa serata già sapevo che il mio voto sarebbe stato un convinto NO.
Tuttavia la discussione e le considerazioni esposte mi hanno comunque regalato ulteriori convinzioni e soprattutto una consapevolezza nuova, importante.
E’ proprio questa emozione che vorrei condividere con voi.
Luigi Pedrazzini ha ricordato che tipo di Nazione è la Svizzera: uno stato formatosi per volontà, non per esigenze o limiti geografici o per identità linguistica. Avremmo tutto noi Svizzeri per dividerci: lingue diverse, culture diverse, una catena di alpi che taglia in due il territorio, religioni diverse, eppure stiamo insieme, da secoli, senza guerre, riconoscendoci dentro una sola Nazione.
Grandioso, semplicemente.
Vi sembrerà retorico ma su quelle parole io ho sentito qualcosa che assomiglia all’orgoglio, orgoglio di essere svizzera. Non mi era mai capitato, non l’avevo neanche mai profondamente pensata così. E di colpo ho anche capito l’importanza di una radio e televisione pubblica, nazionale. Un’azienda che attraversa tutto un paese, rispettosa delle diverse lingue e culture, veicolo di un’informazione oggettiva vera e verificata nella quale ogni cittadino può riconoscersi. Certo, riconoscersi, perché questo succede quando siamo sintonizzati sulle frequenze della nostra radiotelevisione svizzera. C’è un senso di appartenenza al quale non possiamo sfuggire e che non possiamo negare. E’ questo senso di appartenenza a creare coesione sociale, e concorre in maniera fondamentale a unire le nostre differenze, a tenere insieme la Svizzera, persino ad educare alla volontà di stare insieme.
Scusate se è poco!
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Accettare l’iniziativa No Billag che chiede l’abolizione del canone radiotelevisivo significa abolire radio e televisione pubblica delle quattro lingue nazionali, un servizio capace di attraversare l’intera Svizzera: quindi, di fatto, quest’iniziativa è un’iniziativa anti-svizzera! Se ne saranno accorti i fautori che si ergono a paladini della Svizzera?
Non dovremmo dunque avere esitazioni, e non è un calcolo corretto dirsi “voto sì per dare un segnale”!! Non ha senso, rischiamo che “per dare un segnale” poi ci ritroviamo senza radio e televisione pubblica, con la conseguente perdita di 5000 posti di lavoro in Svizzera, di cui 1000 nella Svizzera italiana. Un prezzo un po’ alto per aver voluto solo dare un segnale no?
Il parallelo che mi vien da fare è con l’America: probabilmente in tanti hanno votato Trump non perché lo credessero un buon candidato ma perché volevano dare un segnale. Poi se lo sono trovati come Presidente!!
E se qualcos’altro ho capito alla serata del 30 novembre è che non c’è un piano B: dovesse venir accettata l’iniziativa non ci sarà una televisione pubblica ridimensionata, tutto finirà per convogliare nel privato, non diventando necessariamente più economico, non impedendo una polarizzazione dell’informazione e una perdita di qualità.
Radio e televisione finché rimangono pubbliche sono tenute a dare delle risposte ai cittadini, un’azienda privata no! Ci avete pensato? Come utenti dunque conteremmo meno, saremmo ancora meno ascoltati, e andrebbe sicuramente perso quel senso di appartenenza tanto importante per creare coesione.
NO all’iniziativa Billag, No e ancora No. E chi stesse pensando di votare SI per dare un segnale, allora voti scheda bianca. Piuttosto scheda bianca.
E ai giovani probabilmente un po’ disaffezionati alla storica televisione, perché più indirizzati a Google, a Netflix, a You Tube e quant’altro, dico di non banalizzare il tema: ne va della qualità dell’informazione, della veridicità delle notizie, dell’identità e delle radici di ognuno di noi, della solidarietà e soprattutto di un gioiello al quale non vorremmo mai rinunciare che si chiama Democrazia.
Una responsabilità che ognuno di noi è tenuto a caricarsi.
Serena Bonetti
Ognuno puo’pensare e fare cio’che vuole se c’e democrazia!!!
Io voterò SI perche’non mi lascio ricattare da nessun POLITICO e partito!!!
I cittadini che voteranno per il NO paghino e siano contenti per quello che offre la TV CH.
La minoranza a mio vedere non dovrebbe pagare!!!
Perche’ pagare per qualcosa che non voglio???Quindi se cosi fosse il canone TV aumentera’per chi era per il NO!!!!
Chi vivra’vedra’
La discussione attorno al tema è molto emozionale e ideologizzata da entrambe le parti; ma ci sono anche i fatti e le leggi, che sono più che chiare e che andrebbero lette con attenzione. Personalmente ho trovato molto molte risposte alle mie domande leggendo le risposte ai lettori date da Doris Leuthard:
http://www.tio.ch/svizzera/attualita/1235981/leuthard—un–si–a-no-billag-nuocerebbe-soprattutto-alle-regioni-periferiche-
ATTENZIONE! La votazione non ha come oggetto i contenuti ma è radicale! Non si tratta di scegliere il menu, ma di tenere aperto o chiudere definitivamente il ristorante!
Abbiamo il privilegio di avere un servizio pubblico che parla la nostra lingua ed è gestito con cura dalla nostra gente e vogliamo metterlo all’asta per il Berlusconi di turno? Se lo raccontiamo ad una qualsiasi minoranza di un altro paese o ai cittadini di un altro paese a caso che si subisce pubblicità dalla mattina alla sera, ci prendono per matti!
E infine, quanto ci costerebbero tutti i disoccupati diretti e indiretti se l’iniziativa dovesse passare?? In questo caso sarà lo stato (dunque noi!) a sostenerli o ci penserà il Berlusconi di turno?
Io voto NO
Bell’articolo e belle parole Signora Bonetti. Ma onestamente mi chiedo se devo prendere sul serio i suoi argomenti. Dichiara di essere stata ad una “serata di orientamento” presidiata unicamente da tre esponenti (della RSI) contro l’iniziativa e senza la presenza di un contraddittorio che comunque, come lei dichiara piena di convinzione, non avrebbe avuto nessuna possibilità di obiettare contro le considerazioni emerse. Perché a questa serata a Le Prese non è stata data l’opportunità alla controparte di schierare i propri esponenti per permettere una discussione democratica? I presenti hanno forse avuto paura a fronteggiare altrettanti convincenti argomenti della controparte?
Contrariamente al suo modo di agire e obiettare, io mi sono dato la pena di essere presente a eventi di informazione di ambedue le parti. Valutando i rispettivi pro e contra e nonostante che sono un patriota e amo il mio paese sono giunto alla convinzione di votare con un SI.
L’iniziativa in questione parla unicamente di abolire il canone radiotelevisivo, niente più, niente meno però da settimane i media coinvolti non si stancano di insinuare che con l’abolizione di questo canone di un solo colpo spariscano tutte le emittenti radiotelevisive sul territorio svizzero. Ma chi ci crede a queste fantasticherie? Personalmente sono disposto a pagare un canone radiotelevisivo a livello ragionevole per finanziare emissioni di carattere ed interesse nazionale. Sono contrario però a finanziare progetti sostanzialmente inutili, sopportare ogni anno la visione delle stesse pellicole o dover sopportare giornalmente opinioni politiche da parte delle nostre reti radiotelevisive apparentemente neutrali. Voterò con un SI perché rispecchia la mia personale opinione; buttare scheda bianca nell’urna è atto di scarso atteggiamento democratico.
Peter Brunold