Le pecore in Valposchiavo possono essere custodite?

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L’opinione di alcuni allevatori e del consulente agricolo
Argomento dibattuto e controverso quello del bestiame non custodito in estate durante l’alpeggio. La protezione svizzera degli animali (PSA) ha lanciato una petizione a favore di una migliore protezione degli ovini. Ma in Valposchiavo è davvero possibile tenere custodite le pecore?

Le greggi di pecore sono portate nei pascoli comunitari a partire da maggio, successivamente negli alpeggi in giugno, luglio, agosto e settembre, per poi tornare, a partire da ottobre, nuovamente sui maggesi o pascoli comunitari o sui prati.

Come ci riferisce il Comune di Poschiavo, nella nostra regione sono circa 2500 i capi di pecore: 2100 restano in alpeggio in Valposchiavo, mentre 400 pecore vanno a pascolare in Engadina alta. Due greggi (per un totale circa di 850 pecore) sono controllate permanentemente e altre, dai 6 agli 8 greggi (per un totale di 1200 pecore), non sono custodite e sono lasciate libere di pascolare sugli alpeggi. Quest’ultimi vengono generalmente vigilati una volta alla settimana.

 

Carlo Mengotti, consulente agricolo, spiega: “Dappertutto è possibile custodire le pecore. È solo una questione di costi e di risorse umane. Se custodite o non custodite, il fatto dipende di principio dal numero di pecore che si possono estivare in una certa zona (vale a dire dal numero assoluto come dalla densità di pecore per unità di superficie). Normalmente le greggi custodite si trovano in zone con pascoli molto ampi e più intensivi (con maggior resa di foraggio). Nelle zone dove le pecore non sono custodite (spazi limitati, pascoli estensivi), una custodia permanente con un pastore sarebbe possibile, ma non redditizia. Normalmente in queste zone mancano anche gli alloggi per i pastori. Un raggruppamento di pecore e capre in certe zone e la custodia con pastori e cani sarebbe possibile anche in Valposchiavo. Ciò comporterebbe però l’abbandono totale di certe zone estensive, maggiori costi, pecore a fine alpeggio più scarne e meno in salute. Dipende perciò dalla pressione che ci sarà con il ritorno dei grandi predatori: se questa sarà alta e le predazioni, rispettivamente i disagi per gli allevatori, aumenteranno, logicamente si ricorrerà alla custodia permanente e all’impiego di cani da protezione”.

Inoltre Carlo Mengotti ci informa sui rischi che incorrono le pecore non custodite in alpeggio: “Le pecore all’alpe (nei Grigioni/in Svizzera) sono tradizionalmente custodite ma anche non custodite. La forma “senza custodia” è prevista e accettata da tutte le leggi vigenti, come pure dall’ordinanza sui contributi all’estivazione. I pericoli per le pecore in alpeggio esistono per ambedue le forme: caduta sassi, rottura di arti, scivolamento o caduta da dirupi, deperimenti per debolezza o carenze collegate al pascolo alpestre, grandi predatori, morte in connessione con parti, morte naturale (come in azienda a valle). Il vantaggio per le pecore custodite: controlli, interventi di cura più rapidi e continui. Nelle greggi custodite aumenta però il pericolo di diffusione di malattie infettive/epizoozie e il pericolo di indebolimento causa forte concorrenza sul foraggio e continui spostamenti (con cani). Ci sono ricerche che indicano chiaramente che le pecore non custodite a fine alpeggio sono più in carne e più vigorose di quelle custodite in grosse greggi”.

 

Tim Marchesi, allevatore di Poschiavo, asserisce: “Secondo me è possibile custodirle; forse bisogna collaborare di più tra contadini e non portare il bestiame in Engadina (con il vantaggio che hai minori spese e inoltre restano fuori valle per un periodo di tempo maggiore). Infatti a Poschiavo gli alpeggi sono vuoti perché per risparmiare si è deciso di andare in Engadina. Dunque se parliamo di spese, ad esempio, solo per 200 pecore pagare un pastore 4000 franchi al mese costa troppo. Ma se tutti noi uniamo le forze si riuscirebbe a pagare un buon pastore e la sicurezza sarebbe poi garantita. Il pastore poi sa esattamente dove sono le pecore e sarebbe un vantaggio per cani da pastore e quindi anche per i turisti e una migliore difesa nei confronti dei grandi predatori. La mia personale esperienza con i cani mi ha fatto capire che il sistema funziona: da quando i miei cani sono nel recinto con le pecore, mi sono accorto che i turisti, i cercatori di funghi o i cacciatori rispettano ora le recinzioni che installo”.

Nadir Pedretti, allevatore di Viano, dice: “Con il sistema di oggi è impossibile fare una pastorizia giornaliera con recinti e con il pastore. È impossibile tenere un gregge custodito a causa dei costi troppo elevati. Inoltre occorre trovare la persona idonea che decida di custodire ad esempio 150 pecore. Dunque tutti i piccoli alpeggi andrebbero persi e abbandonati e come conseguenza avremmo un imboschimento dei pascoli e una grande perdita di biodiversità.

 

Renè Iseppi, allevatore di Brusio, spiega:”Per quanto riguarda i prati privati non c’è problema e anche sui monti. Per gli alpeggi è molto difficile cintare le pecore e quindi custodirle. I cani da protezione ritengo siano un problema sia per i turisti sia per lo stesso pastore che non sempre vuole gestirli. Inoltre il pastore ha un costo elevato anche perché lavora o controlla 7 giorni su 7 il bestiame”.

Silvio Rossi, allevatore di Li Curt, esplica: “Per la Valposchiavo ci sono due aspetti da considerare: un fattore è custodire le greggi durante l’estivazione in montagna (4 mesi) e un’altro è custodirle sui prati privati dell’azienda (accade per 2 mesi all’anno). Le pecore devono essere protette tutto l’anno non solo quando vanno in alpeggio. Il nostro territorio d’estivazione è molto impervio e accessibile soltanto dopo ore di cammino, quindi molto difficile da gestire. Inoltre la zona manca di infrastrutture (alloggi per pastori come i bivacchi) adeguate per poter garantire una custodia permanente, che quindi a queste condizioni non sarebbe finanziariamente sostenibile e implicherebbe l’abbandono dell’alpeggio. Anche per i due mesi in cui le pecore sono recintate nei prati ci vorrebbero i cani da protezione, ma non sono realmente applicabili con la nostra situazione in Valposchiavo a causa del rischio che può comportare un cane da protezione, ad esempi se esce dal recinto. In alpeggio c’è una persona coi cani mentre nei terreni privati no. I cani da protezione devono essere tenuti con le pecore anche durante l’inverno, ma per un’azienda come la nostra dove i bambini vanno e vengono dalla stalla, a volte con dei compagni, questi cani potrebbero rappresentare un pericolo”.