La storia di Jane Buschmann ed Etienne Sarrasin poteva essere quella di tanti altri loro coetanei europei, più precisamente della Svizzera romanda. Invece, conosciutisi una decina di anni fa in Vallese, dopo aver intrapreso numerosi viaggi più o meno convenzionali in Europa e in America del Sud, la scorsa estate hanno deciso di recidere ogni vincolo di cittadini con il proprio Paese e si sono messi in viaggio con tre asini, due cani e un telone per ripararsi dalla pioggia, ricalcando a modo loro l’antica tradizione dei popoli nomadi della terra. Per la Confederazione elvetica, oggi, essi sono ufficialmente degli espatriati.
Legati dalla passione per la natura, il nomadismo, l’arte e la musica (in particolare quella gitana), come prima tappa invernale avevano pensato alla Slovenia, dove potevano contare su un’amicizia, e da dove avrebbero proseguito il loro viaggio verso oriente, alla scoperta delle culture nomadi ancora esistenti. Ma i viaggi, si sa, nascondono anche delle insidie. Ed è così che ad ottobre 2017 il gelo e la neve li ha un po’ sorpresi sui valichi delle montagne retiche. Grazie però all’intervento provvidenziale di una loro amica valposchiavina conosciuta a Neuchâtel hanno potuto trascorrere l’inverno presso un cascinale a Golbia, in Valposchiavo.
La coppia di romandi è partita con limitate sicurezze in caso di imprevisti: un telefono cellulare di vecchia generazione e un conto presso un istituto bancario svizzero di 8’000 franchi. L’itinerario comprendente l’attraversamento della Valposchiavo era già stato precedentemente scelto per l’indirizzo dell’amica. Il loro procedere, infatti, pur avendo come meta l’oriente, per il momento si poggia su una rete di conoscenze. Anzi, è proprio sull’amicizia e sulla solidarietà fra gli uomini, nonché sull’armonia con l’intero creato, che questa loro avventura si fonda, rendendola una sorta di esperienza mistico-antropologica. Il programma prevede di cibarsi di frutti ed erbe che la natura generosamente concede a uomini e animali durante la bella stagione, mentre per tutte le altre esigenze – specialmente quelle invernali – l’idea è di affidarsi alla solidarietà, alla generosità della gente e alle modeste somme di denaro che principalmente sperano di procurarsi con le loro performances musicali.
Jane, 31 anni, nasce e cresce nel Giura, in una famiglia molto unita. Da sempre è affascinata dalla terra, i suoi frutti, gli animali, ma anche dalla musica e dal lavoro sociale. Infatti, assieme agli zii, i genitori gestiscono una casa di vacanza per persone diversamente abili e Jane cresce a stretto contatto con questa realtà. Dopo il conseguimento della maturità nel cantone d’origine, si diploma presso la scuola di agricoltura di Sion (VS), dove conosce pure il suo futuro compagno, Etienne. Finiti gli studi intraprende un viaggio di un anno nell’America del Sud. Rientrata, lavora in istituti sociali a Losanna e Neuchâtel. Una vita, la sua, che oscilla tra l’amore per la terra e gli animali, la musica, il viaggio e l’impegno sociale.
Etienne, oggi ventinovenne, nasce a Ginevra e cresce nel Vallese. Dopo il diploma di maturità prosegue i suoi studi in storia del cinema e filosofia a Losanna e Friburgo. La sua tesi di laurea magistrale è un’indagine sull’amore dell’umanità nel pensiero del filosofo francese Henri Bergson. L’infanzia di Etienne è segnata dall’assenza del padre, di origini cilene – che conoscerà solo in età adulta –, e la crescita in una famiglia allargata. Ora questa esperienza nomadica lo stimola nella ricerca di una sintesi fra la sua storia personale e la verifica di alcuni assunti filosofico-teoretici di Bergson, in particolare sul fatto che la natura tenda a formare società chiuse, strutturate in cerchi che si estendono a partire dal primo nucleo, quello familiare.
Ad unire Jane ed Etienne non è però soltanto l’amore, ma anche la musica. Questo fatto, tuttavia, a volte può anche alimentare discordie e discussioni, in quanto sono costretti a confrontarsi su un piano più professionale. Le composizioni del duo «Bardane Le Rouge» appartengono ad entrambi i musicisti. Etienne (voce, chitarra, mandolino e charango) si occupa prevalentemente dei testi, mentre Jane (voce e fisarmonica) della parte musicale, ma i pezzi sono sviluppati ed elaborati assieme e contemporaneamente. Poi generalmente segue un periodo di decantazione. Dopodiché la composizione viene ripresa, rielaborata e perfezionata fino ad essere pronta per il pubblico.
I loro modelli musicali di lingua francese, fra i classici, sono Georges Brassens e Jacques Brel. Viaggiando in America del Sud hanno amato ed approfondito anche i testi e le canzoni dei cileni Victor Jara e Violeta Parra (autrice della celeberrima canzone “Gracias a la vida”), oltre a quelli dell’argentina Mercedes Sosa. Fra i molti autori contemporanei menzionano Manu Chao (Mano Negra), che li ha molto influenzati agli inizi della loro avventura musicale e personale, e «Les Ogres de Barback», un gruppo francese composto da quattro membri di un’unica famiglia (due sorelle e due fratelli), che definiscono il proprio stile come «musica del viaggio».
Nel lungo inverno appena trascorso, con il loro sorriso, la loro spontaneità e le loro musiche, Jane ed Etienne hanno allietato le serate di molti valposchiavini. Ma ora con l’arrivo della primavera è giunto il tempo di riprendere il viaggio. Accompagnati dai loro due fedeli cani, Duende e Shtetl, e dai tre asinelli – “les amis” come ama chiamarli Etienne – proseguiranno l’avventura verso est, lungo vie di transito non convenzionali, alla volta della Slovenia. Come già accaduto per la prima tappa, fra il Vallese e i Grigioni, saranno in molti, sulla via, a rimanere stupiti della scelta e del coraggio di questi due “hippies” del terzo millennio, che intanto hanno già lasciato tracce importanti del loro passaggio anche qui da noi.
Achille Pola