L’intervista al Dott. Emanuele Bontognali
(di I. Falcinella)
Nel 2013 il Dipartimento cantonale della sanità, in un’ottica di riorganizzazione concernente l’assistenza sanitaria a livello nazionale, ha emanato delle linee guida che mirano a promuovere le fusioni fra i diversi enti nel campo della salute. In Valposchiavo, venendo incontro a queste disposizioni, si prospetta una fusione tra Ospedale San Sisto (OSS), Casa anziani (CA) e Spitex.
Una commissione intercomunale ha, infatti, elaborato un progetto di fusione, presentato nel dicembre 2015 presso il Consiglio comunale di Brusio e nel gennaio 2016 presso la Giunta comunale di Poschiavo. La decisione finale sarà sottoposta in modo definitivo al popolo nel corso dei prossimi mesi. IL BERNINA ha chiesto il punto di vista del Dott. Emanuele Bontognali, da tanti anni in prima linea nel campo della sanità valposchiavina all’interno di tutti e tre gli enti.
Lo scorso dicembre nel Consiglio comunale a Brusio e il 25 gennaio nella Giunta comunale a Poschiavo si è discusso della fusione OSS/CA/Spitex e del Centro Sanità Valposchiavo. Può illustrarci dal suo punto di vista il progetto? Quali i punti di forza e quali di debolezza?
Il progetto di fusione OSS/CA è partito in primis dall’intenzione manifestata dalle Suore Agostininane di cedere la gestione della Casa Anziani ai due Comuni di valle. Poi, in seguito alla pubblicazione delle linee direttive cantonali nel 2013, è stata scelta l’opzione di un centro sanitario regionale, comprendente OSS/CA/Spitex.
Infatti, le linee guida citate, che personalmente ritengo molto sensate, prevedono un’assistenza sanitaria di base “di prossimità”, cioè vicino a dove abita la gente nel cantone.

Questo servizio deve essere garantito da centri sanitari regionali, composti da strutture ospedaliere, case anziani e cure a domicilio organizzate sotto un unico tetto. Le linee direttive prevedono dei non meglio definiti incentivi per creare dei centri sanitari, come pure delle sanzioni qualora non si realizzasse una riorganizzazione territoriale.
I punti forti che intravvedo sono i seguenti:
- una maggiore stabilità futura di tutta l’offerta sanitaria locale a garanzia di sopravvivenza delle infrastrutture locali, in particolare dell’OSS;
- una maggiore solidità finanziaria per poter affrontare le sfide future;
- una concentrazione delle risorse, con la possibilità di sfruttare sinergie amministrative e strategiche, sinergie nel reclutamento e formazione del personale ma in particolare nella gestione professionale delle risorse umane;
- una maggiore e più differenziata autonomia strategica per pianificazioni future: sarà più facile ottimizzare le cure ambulatoriali e stazionarie, il servizio delle urgenze e salvataggio, concertare la scelta dei futuri medici, organizzare campagne di promozione alla salute…
Non intravedo punti deboli, sempre che questo progetto non venga ostacolato e complicato da politiche miopi e campanilistiche.
Le prestazioni sanitarie saranno migliori? In quale modo? I costi per gli utenti dei servizi saranno differenti?
Le prestazioni sanitarie non cambieranno in modo sostanziale, ma potranno essere più mirate e differenziate. Penso, per esempio, al previsto centro Alzheimer, realizzabile a medio termine solo attraverso la fusione e la forza congiunta delle tre strutture (OSS/CA/Spitex).
Questo nuovo servizio migliorerebbe sicuramente la cura degli utenti affetti da demenza, ma in particolare potrebbe alleviare di molto l’impegno delle famiglie con un malato a carico, offrendo un’adeguata presa a carico (per esempio durante vacanze o week-end, per i trasporti ecc.).
I costi non cambieranno, le tariffe sono regolate dal Cantone e distribuite in modo uguale su tutto l’ambito territoriale di competenza, indipendentemente se elargite in loco o meno.
Creando un’unica fondazione di diritto privato,ci sarebbe più autonomia dal lato politico? Si potrebbe lavorare meglio?
Certo, una fondazione di diritto privato garantirebbe più professionalità degli organi dirigenti, più competenza gestionale e strategica. Questa forma giuridica garantisce più efficienza, rapidità e flessibilità.
Per “fusionare” e gestire con successo un centro sanitario come quello in discussione, con l’incarico di prestazioni previsto, e con circa 150 dipendenti, ci vuole un organo dirigente dotato di ampie competenze professionali e decisionali. Un consesso politico di milizia, che cambia ad ogni legislatura, è a mio modo di vedere assolutamente fuori posto!

In conclusione, sembra prospettarsi un nuovo futuro sanitario per la Valposchiavo… Mancherà qualcosa del passato?
Effettivamente vorrei ricordare che in valle la fusione in questione è praticamente un ritorno alle origini. Già circa un secolo fa le Suore Agostininane, rispondendo a concreti e impellenti bisogni della popolazione, misero in piedi una struttura ospedaliera con ricovero per anziani ed indigenti, come pure un’attività di cura ambulatoriale. Questo servizio, è doveroso finalmente sottolinearlo, è stato prestato fino a pochi decenni fa senza nulla chiedere ai comuni della valle! A gratis!
Interpretando il segno dei tempi, da anni ormai la professionalizzazione del settore rende quest’attività molto complessa e onerosa, le Suore cedono ora, dopo l’OSS, anche la Casa Anziani. Una fondazione di diritto privato proprietaria di una struttura in perfette condizioni, completamente funzionante e dotata del necessario capitale per garantirne l’attività futura.
Mi sembra quindi necessario concludere quest’intervista ringraziando le Suore!!!