Presentazione della nuova opera letteraria di Massimo Lardi

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Il nostro scrittore Massimo Lardi si accinge a pubblicare la sua nuova opera letteraria su una personalità di spicco del 18° secolo a Poschiavo, il prevosto Francesco Rodolfo Mengotti, teologo e poeta, che fu la guida spirituale e la coscienza della prepositura di Poschiavo del suo tempo. Don Rodolfo è stato un valente poeta, storico, filosofo, promotore del pensiero ecumenico. Non ha mai avuto purtroppo la possibilità di stampare la sua immensa produzione letteraria. Per questo motivo l’opera di Massimo Lardi è una sorta di atto di giustizia storica e culturale.

Due presentazioni a inizio giugno
La prima avrà luogo mercoledì 6 giugno alle ore 20.15 nella sala parrocchiale di Poschiavo, alla presenza anche dell’emerito prevosto don Cleto Lanfranchi, del pastore Antonio Di Passa, del latinista Giovanni Menestrina, consulente editoriale della prestigiosa casa editrice Morcelliana di Brescia. Segue un rinfresco offerto dalla Pgi sezione Val Poschiavo.
La seconda presentazione è prevista a Coira venerdì 8 giugno alle ore 20.15 nel Salone d’onore del Palazzo vescovile, alla presenza anche del vescovo di Coira, Monsignor Vitus Huonder e del parroco della Cattedrale Gion-Luzi Bühler. Segue un rinfresco offerto dalla Pgi sezione di Coira.

Una lunga e approfondita ricerca
Massimo Lardi si è chinato con grande dedizione e competenza sui due manoscritti latini di don Rodolfo custoditi nell’Archivio parrocchiale di Poschiavo, uno di poesie e uno di teologia. Alcuni successori di don Rodolfo e letterati hanno ripetutamente auspicato che venissero pubblicati. In particolare don Felice Menghini con due articoli nel 1945 e 1946, citati poi dal prof. Arnoldo M. Zendralli nella sua antologia (Pagine grigionitaliane, 1956). Zendralli ha affermato che le poesie di don Rodolfo sarebbero state un grande arricchimento «dell’esile patrimonio letterario del Grigioni Italiano». Ma l’appello di Menghini e Zendralli cadde nel vuoto. Alla fine del secolo scorso il prevosto don Leone Lanfranchi affidò a Massimo Lardi il manoscritto delle poesie latine con più di 14’000 versi, sollecitandolo a farli conoscere.
È così che da allora il nostro studioso Massimo Lardi ha cominciato a decifrare, trascrivere e a tradurre i testi di questo manoscritto e, per capire meglio il personaggio di don Rodolfo, anche del manoscritto di teologia. Col tempo da essi ha ricavato la biografia e ha messo insieme un’antologia articolata in tre parti:
1. Poesie italiane che si trovano sparse nei capitoli delle poesie latine
2. Una scelta delle poesie latine (oltre 2000 versi, cioè un settimo di tutta la sua produzione)
3. Alcuni testi dell’opera teologica.

Chi era don Rodolfo Mengotti?
Don Rodolfo nasce il 23 ottobre 1709 nel Palazzo Mengotti (odierno Museo poschiavino) al secondo piano, nella camera vicino alla stüa. Il padre è il podestà Lorenzo Mengotti, la madre Anna Maria Massella, una donna particolarmente devota. Al momento della sua nascita, i Mengotti sono la famiglia dominante a Poschiavo. I loro membri sono destinati a fare carriera politica (podestà e governatori), militare (comandanti di truppe mercenarie) o religiosa (prevosti, madri badesse) e, unico esempio in valle, hanno come i principi la cappella privata, anzi due: una nella tenuta agricola a Sottomotti (San Vincenzo Ferreri) e una nel palazzo a Poschiavo (San Giovanni Nepomuceno).
Per 60 anni, dal 1699 al 1758, alla testa della prepositura di Poschiavo si susseguono tre prevosti della famiglia Mengotti: don Rodolfo è il terzo. In quegli anni si costruiscono la chiesa di S. Maria, l’oratorio di S. Anna e altre opere importanti.

Personalità votata alla teologia e alla letteratura
Seguendo la sua vocazione sacerdotale, come lo zio don Rodolfo compie gli studi nel seminario del Collegio Elvetico di Milano fondato da S. Carlo Borromeo per il clero della Confederazione elvetica e dei suoi baliaggi e alleati. Fin da allora comincia a scrivere poesie.
Don Rodolfo viene ordinato sacerdote il 28 febbraio 1733, il giorno stesso in cui viene consacrato l’oratorio di S. Anna, dedicato al SS. Sacramento. Priore dell’omonima Confraternita è il padre di don Rodolfo, il podestà Lorenzo.
Don Rodolfo è dapprima canonico. La cura delle anime in un paese paritetico come Poschiavo lo costringe a porsi continue domande sui fondamenti della fede e sulla validità dei dogmi. Approfondisce gli studi di teologia, della Bibbia, dei Padri della Chiesa, dei maggiori teologi del suo tempo. Studia le opere dei riformatori. Si convince sempre più dell’ortodossia della Chiesa di Roma. Il suo ideale è un solo ovile sotto un solo pastore. Questi studi confluiscono più tardi in un manoscritto di 80 pagine. L’avrebbe pubblicato volentieri nel Calendario della diocesi di Como. Ma il metropolita Pozzobonelli di Milano, nega l’imprimatur per paura che l’opera possa rinfocolare le ostilità confessionali e scatenare nuove persecuzioni.

Prevosto a 40 anni
Nel 1749 il prevosto don Francesco muore e don Rodolfo diventa prevosto benché la sua salute sia già malferma, anche per il troppo studio.
Come prevosto don Rodolfo diventa anche vicario foraneo. Nel 1750 compie il pellegrinaggio a Roma per l’anno santo. Secondo le intenzioni del Papa promuove la pratica della Via Crucis, la celebra nelle sue poesie latine e ne compone una in latino. Nel 1758 la sua salute peggiora al punto che si vede costretto a dimissionare.
Di nuovo canonico, all’età di 49 anni don Rodolfo torna a vivere nell’appartamento al secondo piano a sud del Palazzo Mengotti, che a quei tempi aveva il più bel giardino della Valle, con tanti fiori, ortaggi e alberi da frutta e un bel gazebo a due piani. Lì continua a studiare e a scrivere poesie.
Nell’arco dei successivi 32 anni, uno dopo l’altro i membri della sua famiglia muoiono e lui rimane sempre più solo. Assiste la sua prepositura, garantisce la continuità dell’opera moralizzatrice dei suoi due zii, è consigliere nella nomina dei suoi successori. Sono sette, mentre fino alla sua nomina a prevosto nel 1749, in 40 anni di vita, ne aveva conosciuto uno solo, il suo carissimo zio don Francesco.

Il desiderio mai esaudito
Ogni scrittore vorrebbe veder pubblicati i suoi scritti. Invece don Rodolfo non ha questa soddisfazione e confida il suo rammarico al manoscritto:

Cosa mi giovano diecimila e più versi? È la qualità
PPPPPPPPche rende le poesie degne di lode, non il numero.
Non ho lettori: cosa giova essere eloquente
PPPPPPPPgrazie alla Musa; la mia Musa è forse abbandonata dai lettori?

Quasi per compensazione, i versi che riguardano il suo palazzo li fa scrivere sui muri, sulle pareti e sulle suppellettili, e alcuni sonetti enigmistici sulle pareti della saletta del gazebo. (Di queste scritte ne sono rimaste cinque fino ai nostri giorni: due sul muro che separa l’atrio (corte) dalle scale, una sopra l’ingresso della cappella privata, due in cima alle scale al primo piano.)
Nel 1780 il barone de Bassus, doppiamente nipote di don Rodolfo in quanto figlio della cognata Caterina Domenica e marito di una nipote, fonda la tipografia di Poschiavo, ma non le stampa. Invece di pubblicarle, don Rodolfo le trascrive accuratamente nel suo manoscritto. E così si sono conservate.
Don Rodolfo passa gli ultimi anni della sua vita in solitudine, e continua a poetare fino a pochi mesi prima dalla morte, subentrata il 4 gennaio 1790, all’età di 80 anni e due mesi. A quell’età don Rodolfo fa in tempo a sostenere la nomina del suo settimo successore, il prevosto Carlo Alberto Dorizzi, ad assistere alla nomina di un podestà non gradito e a conoscere gli orrori della Rivoluzione francese. Tutte cose che diventano ancora materia della sua poesia.

Le opere e i riconoscimenti di Massimo Lardi
Massimo Lardi (Poschiavo 1936), già professore di italiano alla Scuola Magistrale di Coira e redattore della rivista culturale «Quaderni Grigionitaliani», è autore di testi di teatro per le scuole (Riscossa poschiavina, Ricordati Zarera, Il mondo è fatto a scale, L’albero della libertà, Riso e arrosto per le nozze di Rosina), di romanzi (Dal Bernina al Naviglio, Il Barone de Bassus, Acque Albule), di racconti (Quelli giù al lago, I racconti del prestino, L’uccellino della verità), di traduzioni, saggi e articoli vari. È stato insignito del premio di riconoscimento del Cantone dei Grigioni (2006), di una borsa di studio di Pro Helvetia (2010) e del premio letterario Grigione (2017).


La pubblicazione è sostenuta da:
Diocesi di Coira, Chiesa cattolica dei Grigioni, SWISSLOS/Promozione della
cultura, Cantone dei Grigioni, Promozione della cultura Comune di Poschiavo.
Repower, Fondazione Willi Muntwyler, Biblioteca Engiadinaisa,
Fondazione Ehmann, Fondazione Boner, Fondazione Jacques Bischofberger,
Arnoldo Branchi, Banca Raiffeisen Valposchiavo, Tipografia Menghini