Massimo Lardi: un altro prezioso libro per la storia

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    È sapiente chi conosce le cause delle cose, rispetta i tempi, domina le passioni e organizza le proprie azioni. Il destino domina gli imbecilli: il sapiente è governato dal Cielo; non si fa dominare dalla sorte, ma è lui ad avere in mano il proprio destino. Nuota come il cigno nell’acqua cristallina e non viene sommerso dalle onde; il sapiente non viene così mai sopraffatto dalle avversità.

    Questa è una delle moltissime poesie contenute nel volume “Don Francesco Rodolfo Mengotti – Teologo e Poeta (1709 – 1790) – Biografia e Antologia” di Massimo Lardi, presentato in sala parrocchiale davanti a un folto pubblico mercoledì sera, 6 giugno 2018. Assieme all’autore vi erano Livio Zanolari, moderatore dell’evento, il Pastore Antonio di Passa, don Cleto Lanfranchi e Giovanni Menestrina, i quali sono intervenuti con commenti e relazioni sull’opera del teologo vissuto a Poschiavo nel ‘700, nonché sull’autore del libro stampato nel mese di maggio di quest’anno presso la Tipografia Menghini di Poschiavo.

    Da quanto emerso dai relatori, grazie al suo talento letterario, Lardi riesce a trasportare il lettore nel secolo di don Rodolfo, il Settecento, rendendolo partecipe del racconto. Quest’opera non è dunque solo interessante per gli appassionati di storia, ma anche per chi ha voglia di rivisitare il mondo e le usanze dei nostri predecessori.

    L’autore ha brevemente presentato la genesi del libro: un progetto che intendeva realizzare da più di vent’anni, dopo aver ricevuto in consegna da don Leone Lanfranchi (prevosto di Poschiavo emerito) due manoscritti di don Rodolfo Mengotti (A + B) con la preghiera di rendere fruibile questi testi teologici e poetici ad un pubblico più vasto. Di questo letterato poschiavino del Settecento – grazie all’attenzione di un altro prevosto e letterato di Poschiavo, don Felice Menghini – erano state pubblicate nella prima metà del secolo scorso alcune poesie in italiano su «Il Grigione Italiano», riprese alcuni anni dopo anche da Antonio Marcelliano Zendralli nei «Quaderni Grigionitaliani», ma mai furono svolti studi approfonditi sulla sua persona e le sue opere.

    Nel manoscritto A (quasi interamente in versi latini) il prevosto settecentesco cita anche un corpus di poesie in volgare, di cui si sono perse le tracce. Lardi non esclude però che in futuro questi scritti possano riaffiorare da polverosi archivi di case private. L’autore ha parlato di don Rodolfo Mengotti come del rampollo di una famiglia poschiavina fra le più influenti dell’epoca, che coltivò fin da giovane la passione per le lettere e passò gran parte della sua esistenza – fatta eccezione per gli studi teologici svolti a Milano e il periodo della sua prevostura – nel palazzo di famiglia, oggi sede del Museo poschiavino.

    Degli oltre 14.000 versi in latino del manoscritto A, Massimo Lardi ha dovuto ovviamente fare una selezione fra lodi a Dio e ai Santi, proverbi, enigmi, riflessioni teologiche, filosofiche e morali, ma anche fra numerosi testi relativi al cibo, alle norme del buon vivere, ecc. Il manoscritto B riguarda invece un trattato, anch’esso redatto in latino, che il teologo poschiavino avrebbe voluto pubblicare in difesa del cattolicesimo e contro i cosiddetti “acattolici”. La pubblicazione di questo trattato fu però scoraggiata dal metropolita di Milano dell’epoca, che non voleva venisse fomentata ulteriore acredine fra cattolici e protestanti.

    La presenza del Pastore Antonio Di Passa e di don Cleto Lanfranchi (anch’egli prevosto di Poschiavo emerito) ha dato lustro alla presentazione del volume ed è stata al contempo una viva testimonianza di spirito ecumenico. Nonostante don Rodolfo Mengotti fosse uno strenuo difensore dell’ortodossia cattolica del suo tempo, il Pastore Di Passa ha commentato una lode del letterato-teologo del Settecento, affermando che si tratta di un testo che si rifà ai salmi dell’Antico Testamento e perciò dai contenuti assolutamente condivisibili, mentre in un altro passaggio – sempre tratto dagli scritti di don Rodolfo – il Pastore della Chiesa evangelica di Poschiavo ha sottolineato il fatto che il linguaggio teologico usato dal Mengotti andrebbe contestualizzato storicamente e che alcuni concetti oggi verrebbero espressi in altro modo.

    Il filologo Giovanni Menestrina ha conosciuto Massimo Lardi in occasione di un convegno su Antonio Pilati tenutosi a Trento nel 2002. Pilati fu uno dei referenti intellettuali a sud delle Alpi del barone De Bassus, il protagonista dell’omonimo romanzo di Lardi pubblicato nel 2009 per la nuova collana “L’ora d’oro”, a cura di Andrea Paganini. Menestrina ha dato un suo importante contributo a Lardi nella lettura, trascrizione e traduzione dei versi in latino. Quale termine di paragone per esemplificare la mole di lavoro svolta dall’autore egli ha citato opere quali la Divina Commedia e l’Odissea, che hanno più o meno lo stesso numero di versi.

    Un aspetto interessante messo in evidenza dal filologo trentino sul teologo e poeta poschiavino vissuto nel Settecento, è il fatto che questi, in modo piuttosto anacronistico rispetto ad altri letterati dell’epoca, usasse ancora il latino: da un lato è un segno della perifericità e dell’isolamento culturale del Mengotti, mentre dall’altro testimonia la vivacità di cui questa lingua – già allora non più parlata – ancora godeva negli ambienti ecclesiastici dell’epoca.

    Menestrina ha poi parlato del linguaggio narrativo di Massimo Lardi, riferendosi alla prima parte del libro (la biografia romanzata di don Rodolfo Mengotti) e ad altre opere da lui pubblicate, ed ha usato il termine “linguaggio di riflesso” rispetto a quello toscaneggiante che oggi domina la scena letteraria di buona parte del Belpaese. Nel linguaggio di Lardi si trovano infatti alcune peculiarità della parlata locale italofona, tipica di una valle laterale, che lo arricchiscono di neologismi lessicali e forme sintattiche originali: una caratteristica che valorizza ulteriormente la sua opera.

    Infine, l’esperto moderatore della serata, Livio Zanolari, dopo avere dichiarato di seguire attentamente ed apprezzare già da molti anni l’opera letteraria di Massimo Lardi, ha voluto chiosare la presentazione con l’auspicio di una maggiore sensibilità da parte dei responsabili cantonali (spesso di lingua tedesca) che si occupano dell’assegnazione del Premio culturale grigione: un riconoscimento che – stando al suo parere – Massimo Lardi avrebbe oramai ampiamente meritato.

    A seguire il pubblico ha poi potuto rinfrescarsi la gola e assaporare le prelibatezze culinarie preparate dall’Hotel Albrici, offerte dalla Pgi Valposchiavo.


    A cura di Selena Raselli e Achille Pola