La pandemia di Covid-19 costringe la maggior parte di imprese e imprenditori a ripensare le attività legate alla propria attività: mansioni o procedure che prima sembravano acquisite, devono essere riviste per poter ottemperare alle misure sanitarie in vigore. A testimonianza delle differenti risposte che le aziende stanno operando, portiamo l’esempio della Apimiel di Brusio.
“La nostra – spiega Ursula Dotti, direttrice dell’impresa brusiese che produce miele – è un’azienda piccola che conta solo 5 dipendenti e gli spazi a disposizione sono grandi. L’attuazione dei vari provvedimenti presi non è quindi stata difficile. Facendo parte della filiera alimentare ed essendo certificati ISO, i protocolli d’igiene con la relativa disinfezione delle mani erano già ben definita anche prima del Coronavirus”.
Tuttavia, a causa delle notizie che giungevano dalla vicina Lombardia, già a fine febbraio, inizio marzo sono state adottate alcune misure supplementari.
“L’accesso allo spogliatoio e alla mensa – aggiunge Ursula – avveniva ed avviene tuttora singolarmente, mentre, durante la fase di confezionamento è stata introdotta la mascherina. Il lavoro da casa per le mansioni legate all’ufficio, invece, non è stato preso in considerazione in quanto l’accesso ai locali prestabiliti era possibile solo alla persona incaricata”.
Alcuni cambiamenti sono pure avvenuti a livello produttivo. “Già in questa fase iniziale – racconta la responsabile di Apimiel – abbiamo deciso di attivarci nell’ordinazione di materiale supplementare (vasi, coperchi, etichette, cartoni ecc.) onde evitare di rimanere senza. È stata una scelta azzeccata in quanto, pur rifornendoci quasi esclusivamente in Svizzera, i tempi di attesa per le consegne, a partire da metà marzo, sono passati da 1 a circa 4 settimane. La situazione è tuttora ancora difficile e rimasta invariata a causa delle misure che molte aziende hanno dovuto introdurre per garantire il distanziamento fisico”.
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Una variazioni piuttosto significativa è stata registrata anche nella vendita dei prodotti realizzati. “Quando la chiusura delle varie attività è stata imposta dal Consiglio Federale, – aggiunge Ursula – la popolazione, come è successo un po’ ovunque, ha preso d’assalto i supermercati. Il nostro non è un prodotto di prima necessità, ma i responsabili della grande distribuzione, per paura di rimanere senza, hanno aumentato notevolmente gli ordini. Per noi ci sono state quindi alcune settimana molto impegnative. Quando il consumatore ha capito che i rifornimenti di derrate alimentari in Svizzera erano garantiti, il tutto è rientrato nella normalità”.
Dopo quanto successo, trarre dei bilanci risulta comunque difficile. “Personalmente – conclude la responsabile di Apimiel – pensiamo che il consumo del miele in questo periodo sia rimasto invariato. L’aumento degli ordini durante alcune settimane è dovuto più alla paura di rimanere con i centri logistici vuoti che ad un reale aumento del consumo”.
Marco Travaglia