Come da tradizione, anche quest’anno una delegazione del Dipartimento di giustizia, sicurezza e sanità dei Grigioni sta visitando gli ospedali e le cliniche del Cantone: il 26 giugno è toccato al Centro Sanitario Valposchiavo. Nell’occasione il nuovo capodipartimento, il Consigliere di Stato Peter Peyer, è giunto a Poschiavo con la segretaria di dipartimento Nicola Katharina Kull, il capoufficio dell’igiene pubblica Dr. Rudolf Leuthold e il medico cantonale Dr. med. Marina Jamnicki Abegg.
Dopo l’arrivo in Casa Anziani al mattino, il gruppo, accompagnato, tra gli altri, dal podestà di Poschiavo Giovanni Jochum e dal direttore del Centro Sanitario Guido Badilatti ha incontrato la stampa locale presso l’ospedale nel primo pomeriggio.
Il Consigliere Peyer ha tra l’altro ripetutamente elogiato il Centro Sanitario Valposchiavo come un esempio da seguire per tutto il Cantone. “In tutti i Grigioni esistono solamente cinque centri come questo, che ha saputo unire in sé le diverse realtà (Ospedale San Sisto, Spitex, Casa Anziani) di assistenza sanitaria creando un polo più forte ed efficiente”. Un’affermazione resa più importante dal fatto che, nel messaggio del 25 giugno, lo stesso Governo aveva sottolineato l’esigenza e la necessità di concentrazioni e fusioni nel sistema sanitario a livello cantonale.
Peyer ha anche sottolineato che i progetti di sviluppo “buoni e chiari” riceveranno senza alcun dubbio un sostegno dal Cantone, da quantificarsi anche in base alle discussioni attualmente in corso. Il direttore Badilatti, dal canto suo, ha informato di aver sottoposto più progetti, tra i quali quello della creazione di un centro medico provvisto anche di una farmacia.
Una presenza, quella del Centro Sanitario, definita “preziosa” anche dal medico cantonale Marina Jamnicki Abegg, colpita dall’architettura del complesso e dalla quiete che si respira nella struttura alle porte del vivace borgo di Poschiavo. Questa gestione unitaria di strutture diverse da parte del Centro Sanitario, per la Jamnicki Abbeg, ha avuto anche un un ruolo positivo durante la crisi causata dal coronavirus, perché ha permesso di approfittare di esperienze, conoscenze e buone prassi di ciascuna delle sue componenti. La dottoressa ha anche elogiato il CSVP per la gestione della pandemia, dichiarandosi positivamente colpita dalla capacità di mantenere all’interno delle strutture percorsi separati per positivi e negativi al Covid-19, garantendo continuità ai servizi assistenziali.
Senza alcun dubbio, come messo in luce da Badilatti, ci sono stati dei danni anche finanziari causati dall’emergenza sanitaria: i calcoli definitivi sono ancora in corso, ma per i primi due mesi si parla già di diverse centinaia di migliaia di franchi. Tuttavia, il Cantone (come confermato da Peyer) non lascerà soli gli ospedali, ma provvederà una copertura in una misura quantificata al 90% dei mancati guadagni.
Dal canto suo, il podestà di Poschiavo Jochum ha ribadito l’importanza della presenza di strutture qualificate ed efficienti in loco, soprattutto (ma non soltanto) a beneficio della popolazione anziana e ha elogiato la collaborazione istituzionale e tecnica a tutti i livelli tra Cantone, enti locali e strutture sanitarie, resa anche tangibile dalla visita della delegazione dipartimentale.

A margine dell’incontro, abbiamo approfittato della presenza del Consigliere di Stato Peter Peyer per rivolgergli alcune domande in più.
Signor Consigliere di Stato, da più parti è stato detto che nei prossimi anni potrebbero mancare in Svizzera fino a 65.000 infermieri per garantire la continuità del sistema sanitario e ospedaliero. Un problema segnalato anche, ad esempio, nella stessa frazione socialista in seno al Gran Consiglio a cui lei appartiene, dalla granconsigliera Renate Rutishauser. Questo non farà altro che aumentare la dipendenza dall’estero, specialmente nei cantoni di confine con Italia e Francia e nelle zone più periferiche, come ad esempio la Valposchiavo. C’è qualcosa che, a suo parere, si potrebbe fare per invogliare una giovane o un giovane di Poschiavo a intraprendere la formazione e la carriera di infermiere?
Si tratta di un problema di non facile risoluzione e le soluzioni possono essere diverse. Da un lato, infatti, dobbiamo incentivare a restare più a lungo al lavoro chi ha scelto questa professione. Anche soltanto un anno in più rappresenta un progresso del 5% in vista del conseguimento del mantenimento del necessario livello di personale. L’altra questione importante è quella della situazione lavorativa, soprattutto degli infermieri, che deve essere migliorata. Condizioni di lavoro migliori possono senza dubbio rendere più attraente il lavoro anche per i giovani.
Si parla, a volte, di turismo sanitario interno alla Svizzera, dal momento che gli ospedali in zone più periferiche possono offrire una degenza più piacevole e confortevole ai pazienti che provengono dalle città, come avviene anche nel nostro Cantone, per esempio nella Bassa Engadina. Lei crede che questa possa essere una opportunità anche per Poschiavo?
Il turismo sanitario funziona in alcune regioni del nostro Cantone e rappresenta certamente un’opportunità. Riteniamo che possa portare benefici marginali al turismo e anche alla sanità, ma che non si tratti della soluzione ai problemi e alle questioni aperte relative alle strutture sanitarie cantonali né a quelle turistiche. Qualcosa, appunto, si può fare, ma non è compito del Cantone “smistare” gli eventuali turisti sanitari bensì delle Regioni che, come fatto dall’Engadina Alta, possono sviluppare attraenti progetti specifici.
Nel messaggio di ieri in vista della sessione di agosto del Gran Consiglio, si auspicano e si incoraggiano aggregazioni tra le strutture sanitarie. Nel caso di Poschiavo, questo potrebbe portare a uno spostamento altrove delle prestazioni? Ha definito il CSVP un modello da seguire, ma potrebbero servire nuove aggregazioni?
Come è stato detto, il CSVP rappresenta una delle cinque strutture a livello Cantonale che ha già realizzato un importante processo di gestione unitaria. Non è però escluso che ci sia un dialogo anche con strutture dell’Engadina, nell’ottica però di un vantaggio reciproca.
Le faccio un esempio concreto: gli abitanti della Valposchiavo rischiano di dover far nascere i bambini a Samaden o possiamo escluderlo?
Ci sono valutazioni che dovranno proseguire anche in futuro: nello specifico, normalmente, per mantenere un punto di nascita, le linee guida prevedono una soglia di 700 nati all’anno, ma soltanto l’Ospedale Cantonale di Coira si attesta più o meno su questi livelli, mentre le altre strutture sono molto lontane…
Un’ultima domanda: dal 16 giugno è stata lanciata la piattaforma www.angehoerige-betreuen.gr.ch che si rivolge a chi presta assistenza a congiunti e datori di lavoro. Questo utile servizio è però al momento solo in tedesco… È in programma una versione anche in italiano?
Certamente è assolutamente in programma anche la versione della piattaforma in italiano. Purtroppo, proprio la crisi del Coronavirus ha sovraccaricato il lavoro del Servizio traduzioni della Cancelleria di Stato, causando alcuni ritardi: confidiamo, comunque, di poterla lanciare nel mese di luglio.
Maurizio Zucchi