Un chiaro SI’ al progetto dei nuovi caccia per la difesa del nostro spazio aereo!

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Il compito delle nostre forze aeree è quello di saper affrontare nel giro di pochi minuti, qualsiasi situazione anomala si possa presentare nel nostro spazio aereo. Per essere in grado di svolgere questo compito con successo, ci vogliono dei mezzi adeguati, prioritariamente per quello che concerne l’avionica (insieme delle procedure e delle istruzioni in un sistema di elaborazione dati) visto che è proprio in questo campo che si vince o si perde il confronto. I tempi del Barone Rosso sono passati da un pezzo. Oggi gli scontri si vincono alla più grande distanza possibile, anche simultaneamente contro più bersagli grazie ad una moderna avionica.

L’avionica attuale sugli F/A-18, permette alle nostre forze aeree di eseguire i compiti loro assegnati con dei risultati accettabili. Presto o tardi però, il nostro aereo più efficiente, malgrado i costanti aggiornamenti dell’avionica, arriverà al capolinea. In poche parole, arrivato questo momento, il divario tra la minaccia e il minacciato diventa talmente grande che ogni ingaggio equivale ad un suicidio! Per questa ragione, bisogna pianificare in tempo il passaggio su dei nuovi aerei che siano al passo con un’avionica vincente. Questo richiede però molto tempo ed è per questo che non bisogna più indugiare! Un aereo da combattimento non è il camion dei pompieri sempre pronto, dove apri la porta dell’hangar e corri a spegnere un incendio!

In aggiunta alle considerazioni fatte sopra, non bisogna avere la sfera di cristallo, per capire che oggi ci ritroviamo davanti al remake della guerra fredda (1947 – 1991). Il sottoscritto ha vissuto sulla propria pelle, come ex cdt cp av 10 (1983-1987), non senza un certo disagio, il mettere gli Hunter nelle mani dei piloti della fl st 3, aerei più vecchi dei piloti stessi, acquistati d’occasione un tanto al kg dai responsabili di allora. Oggi posso dire senza orgoglio che abbiamo avuto fortuna perché se questi piloti fossero decollati per un ingaggio reale, non sarebbero più tornati, tanto era grande il divario tra minaccia e minacciati! Gli unici aerei che forse avrebbero avuto una chance di rientrare sani e salvi, i Mirage IIIS (sul quale ho lavorato per un paio di anni come tecnico) e che negli anni 70 però, avevano già il fiato grosso! Per non parlare degli F5 Tiger…

Concludo confermando che l’acquisto degli F/A-18 è stato il più azzeccato e che bisogna assolutamente proseguire su questa strada al più presto, perché il remake citato sopra rischia di essere più caldo che freddo!


Pietro Della Cà

1 COMMENTO

  1. Quello dell’autodifesa è un tema ricorrente, a volte filosofico. Addirittura in Svizzera pochi anni fa abbiamo votato sulla abolizione o meno dell’esercito. Le correnti di pensiero sono fondamentalmente due: la Svizzera deve disporre un esercito proprio in grado di difendere i propri confini da qualsiasi tipo di invasione straniera; oppure: la Svizzera è un paese troppo piccolo per affrontare un conflitto da sola e quindi deve fare capo a di un’alleanza.

    Asserire che “siamo davanti al remake della guerra fredda (1947-1991)” mi sembra fuori luogo, in questo contesto. Penso che i pericoli reali per la nostra sovranità siano altri, quella di “un’invasione” soffusa di persone che non hanno intenzione di integrarsi per esempio, oppure quella forse più giustificata di emigranti economici, alla ricerca di un tenore di vita accettabile.
    Dal mio punto vista si dovrebbero investire una parte dei sei miliardi previsti per una nuova flotta aerea militare in un servizio civile forte e competente, e in un’unità di sicurezza interna efficace al passo con i tempi. Un’altra parte di quei soldi si potrebbero invece destinare a progetti in corso in ambito socio-culturale, formativo e sanitario. Non sarà un proprio esercito a garantire la sovranità nel tempo del nostro paese, ma sarà la determinazione, l’orgoglio e la voglia di essere svizzeri di chi lo vive. Non da ultimo la preparazione culturale di saper riconoscere questi valori.

    Bruno Raselli