In questo 2020 il contesto culturale mondiale è stato uno dei settori più colpiti dalle restrizioni anti Covid-19. Concerti, rappresentazioni teatrali, manifestazioni, eventi e in generale tutto l’universo dell’arte si sono dovuti confrontare con annullamenti, chiusure o per lo meno limitazioni nel modo di fruire gli appuntamenti culturali. La Valposchiavo non ha fatto eccezione: la fervente vita culturale, fiore all’occhiello del nostro territorio, vive un momento di stallo che preoccupa tutti gli operatori del settore.
Chi meglio di Begoña Feijoó Fariña, Presidente Pgi, fondatrice della compagnia “inauDita”, scrittrice, autrice, attrice e non da ultimo organizzatrice di eventi, può parlarci di quello che sta succedendo al settore culturale valposchiavino.
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Begoña, a livello personale come sta vivendo questa seconda ondata di Coronavirus?
Me l’aspettavo, quindi come prima cosa posso affermare di non esserne sorpresa. La sto vivendo però meno bene della prima. Sento il peso dell’incertezza e il desiderio di lavorare si fa sempre più grande. Ho nostalgia dei momenti di incontro che il mio lavoro mi ha regalato in questi anni. Mi mancano: l’incontro con gli artisti che Casa Besta ospita nella rassegna I MONOLOGANTI, le discussioni con il pubblico, lo scambio con i lettori… e mi manca fruire, da spettatrice, di spettacoli, concerti, performance ed esposizioni di vario tipo.
Passando invece al suo ruolo nella PGI, quanto è mutato il tipo di lavoro da dopo l’avvento del Covid-19? Come vive questa situazione la PGI, che aria si respira?
Dopo una prima fase, in cui abbiamo dovuto capire cosa stesse accadendo e ci siamo trovati a organizzare o cancellare di settimana in settimana, talvolta anche pochi giorni prima, oggi siamo più consapevoli della situazione ed evitiamo di fare grandi programmazioni nei mesi invernali. Non si tratta di scelte semplici: ogni evento richiede un grande impegno organizzativo e rimandare non è mai a costo zero, da un punto di vista di tempo di lavoro. Diciamo che oggi, rispetto a un anno fa, programmiamo tenendo conto di variabili diverse e rinunciamo ai momenti più conviviali legati agli eventi che proponiamo. Siamo tuttavia ottimisti, i soci e la popolazione tutta è affezionata alle nostre iniziative e cerchiamo di lavorare per offrire il meglio possibile in questa situazione e per programmare eventi e incontri ricchi e interessanti per quando di nuovo ci si potrà riunire in tranquillità. Cerchiamo inoltre di compensare la mancanza di eventi dal vivo con attività “a distanza”, come abbiamo fatto con il laboratorio teatrale per adulti del 2020, ma siamo consapevoli che il digitale non può sostituire l’incontro dal vivo. Sicuramente, volendo trovare il lato positivo delle cose, questa pandemia ci ha permesso di iniziare a pensare a modi nuovi di proporre la cultura alla popolazione. E’ plausibile che questi modi nuovi saranno in futuro un’aggiunta a quelli tradizionali, ma non potranno sostituirli.
A quanti annullamenti di eventi siete stati costretti di recente? Si è salvato qualcosa in calendario?
Siamo stati costretti a molti annullamenti. Al momento non è previsto, per esempio, che partano i laboratori teatrali. Si valuterà nel corso della stagione se farli o no, ma dubito sarà possibile. Abbiamo poi dovuto posticipare altri eventi, quali la mostra sull’editore Vanni Scheiwiller e lo spettacolo musicale Fiabe in musica del Grigionitaliano. Inoltre, abbiamo dovuto annullare anche la Notte del racconto. Qualcosa si è salvato, anche se viste le disposizioni dei giorni scorsi ci vediamo costretti a riprogrammare. La tradizionale mostra collettiva di fine anno avrebbe dovuto essere inaugurata il 12 dicembre, cosa non più possibile vista la chiusura di musei e gallerie fino al 18 dicembre. Si aprirà quindi il 19 dicembre. Fra pochi giorni daremo alle stampe un opuscolo che contiene un saggio di Wolfgang Hildesheimer sull’arte di sua moglie Silvia e che sarà disponibile alla mostra sull’artista in programma al Museo d’Arte Casa Console. Insomma, qualcosa sembra essersi salvato, ma di giorno in giorno tutto cambia.
Che stagione invernale sarà per la cultura e di riflesso per il turismo in Valposchiavo?
È molto difficile dare una risposta esaudiente a questa domanda. Come Pgi conserveremo la tradizionale mostra collettiva di fine anno, anche se non potremo fare l’evento inaugurale come gli anni passati. Mi fa tuttavia molto piacere che lei mi ponga questa domanda, perché è importante ricordare che le due cose si muovono insieme e quando non lo fanno significa che una delle due cose non sta sfruttando al massimo le proprie potenzialità. Cultura e turismo devono a mio avviso sfruttare l’una le occasioni che l’altra crea. Sicuramente questa stagione invernale sarà per la cultura e per il turismo molto peggio di quanto l’avessimo immaginata.
Secondo lei, il 2021 sarà l’anno del ritorno alla normalità per eventi e manifestazioni culturali o dovremo ancora aspettare?
Non credo una normalità come quella che conoscevamo possa già arrivare nei primi mesi del prossimo anno, ma sono fiduciosa per quanto riguarda invece la seconda parte del 2021. Credo sarà un anno molto ricco di iniziative di vario genere. Le persone hanno il desiderio di poter tornare a godersi la bellezza di uno spettacolo teatrale, una mostra o un film e la maggior parte degli organizzatori culturali che operano in valle hanno voglia di riprendere a pieno regime le proprie iniziative. Personalmente spero in un anno ricco di proiezioni, di spettacoli, di concerti…
Oltre ad essere Presidente della sezione Valposchiavina della Pgi, io mi occupo di cultura in ambiti e modi diversi. Tra le mie attività c’è quella dell’organizzazione di eventi; vedendo quindi questa situazione dall’interno credo di poter affermare che più persone da mesi stanno lavorando affinché la ripresa sia ricca. Ci si impegna a organizzare eventi con largo anticipo, si lavora a pieno regime e si spera che il nuovo anno ci dia la possibilità di mettere in atto tutto ciò che ora stiamo seminando.
Sempre in questo ambito, cosa ne pensa della recente sospensione dei fondi alla cultura da parte della Giunta?
Qui mi sento di rispondere soprattutto in qualità di operatrice culturale professionista. Ritengo che si sia persa l’occasione di fare qualcosa di grande per la popolazione. Come dicevo, la gente adesso ha il desiderio di poter tornare a seguire le attività culturali che seguiva prima. Chi organizza, soprattutto se lo fa di professione come me, si trova in un momento molto difficile da un punto di vista economico. Ripartire con un sostegno maggiore da parte delle amministrazioni comunali sarebbe stato un grande segnale di incoraggiamento e di riconoscimento del nostro lavoro. Sono consapevole che in Valposchiavo, come in moltissime altre piccole e grandi realtà, ancora si fatica a considerare quello dell’organizzatore culturale un lavoro. C’è l’operatore culturale della sezione Pgi e il resto si fa o ci si aspetta venga fatto come volontariato. Ma quello dell’organizzatore è un lavoro. Lo si fa perché si ama farlo, questo è ovvio, ma offre un servizio alla comunità e come tale andrebbe maggiormente sostenuto dai comuni. In questo senso un aumento dei fondi destinati alla cultura e l’utilizzo degli stessi a copertura della forza lavoro di chi organizza avrebbe forse lanciato un messaggio a sostegno del nostro lavoro.
Che progetti culturali ha per il prossimo anno?
Innanzitutto, spero di poter presto riprendere con la stagione teatrale a Brusio. Pur essendo autorizzati a farla abbiamo dovuto interromperla. La dimensioni di Casa Besta non permetterebbero, viste le misure in vigore, di avere più di 15 persone nel pubblico e finanziariamente non possiamo permetterci di farla a queste condizioni.
Con la compagnia inauDita stiamo portando avanti la ricerca su alcuni progetti, ma nessuno è al momento tanto avanti da poterne ipotizzare la realizzazione nei prossimi mesi.
C’è poi una novità, qualcosa per la cui realizzazione sto spendendo da mesi gran parte del mio tempo. Sarà la concretizzazione di un sogno, qualcosa in cui credo molto. Si tratta di uno di quei progetti per cui la professionalizzazione dell’operatore culturale andrebbe valorizzata. È prematuro scendere nei dettagli ma posso già dire che si tratta di un festival di letteratura svizzera nelle quattro lingue nazionali, con importanti collaborazioni e attività per l’infanzia. Ho la fortuna di aver trovato un gruppo di persone che con passione e fiducia mi stanno seguendo in quest’avventura. Potrò dirne di più solo tra qualche mese: al momento stiamo lavorando per definire i dettagli organizzativi e trovare tutti i fondi necessari.
A cura di Ivan Falcinella