“Voglio restituire qualcosa alla mia amata valle”

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Maria Guadagnini Wolfensberger ha da poco iniziato un’attività come psicologa libera professionista a Poschiavo. L’ho raggiunta in una bella e calda stüa rivestita di legno, dove la giovane professionista, il cui sorriso si intuiva nonostante la mascherina, ha accettato di rispondere alle mie domande.

Buongiorno Maria, innanzitutto come ti devo chiamare? Wolfensberger o Guadagnini
Maria va benissimo, il mio cognome ora è Wolfensberger, anche se nel cuore sono pure Guadagnini.

Raccontami un po’ la tua storia. Nasci qui a Poschiavo e poi?
Sì, sono nata e cresciuta a Poschiavo. A sedici anni mi sono trasferita a Coira per frequentare il liceo. Successivamente ho traslocato a Zurigo per studiare psicologia all’università, ottenendo così il Bachelor in psicologia e pedagogia e poi il Master in psicologia clinica e della salute.
Dopo l’università, ho iniziato una scuola di quattro anni di specializzazione in psicoterapia (terapia cognitivo comportamentale). Ho acquisito esperienza pratica in diverse istituzioni psichiatriche.
Poi ho trovato l’amore, mi sono sposata, ho una bimba di 1 anno e questo è stato un arricchimento in tutti i sensi. Per mantenermi aggiornata, sono membro della “Federazione Svizzera delle psicologhe e degli psicologi” (FSP) e della “rete per la psicoterapia scientifica” (NWpsy).

Che cosa ti ha spinta a tornare in Valposchiavo, se pure soltanto per lavoro al momento?
Questa valle mi ha dato moltissimo, praticamente tutto nella prima fase della mia vita e io le sono molto grata. Provo un forte senso di attaccamento, un vero e proprio amore e un desiderio di restituzione verso il luogo e le sue persone: sono qui perché voglio dare un aiuto. Purtroppo, posti isolati come il nostro, vengono dimenticati. Grazie alla digitalizzazione e al supporto della mia famiglia è stato possibile realizzare la mia idea e restituire così qualcosa alla mia amata valle.

Come “funziona” la tua attività e di cosa si tratta?
Io offro consulenze psicologiche. A volte si collabora con medici, psichiatri, e anche con professionisti della medicina alternativa. Ma chiunque può liberamente chiedere un appuntamento.
A differenza di quanto talvolta si pensi, la consulenza psicologica non riguarda solamente la “cura di gravi malattie mentali”, bensì un percorso di scoperta di sé stessi. L’obiettivo è di sostenere la persona a trovare le risorse e strategie che la conducano a stare meglio. La consulenza non utilizza farmaci e non offre “soluzioni pronte all’uso”. Il paziente non si sdraia quindi sul divano, ma è parte attiva del processo. È un percorso fatto di fiducia, ascolto, relazione, sostegno, in cui, insieme, cerchiamo e scopriamo la strada migliore da percorrere.

In cosa si differenzia dai servizi offerti presso l’ospedale?
La differenza più grande credo che sia nel fatto che qui le persone vengono ricevute in un contesto più discreto e riservato. Quando una persona si trova in un momento particolarmente difficile e decide di chiedere un aiuto, posso dargli un appuntamento in tempi brevi.
Io sono una poschiavina: capisco le dinamiche, la mentalità, le particolarità del posto. A volte le ho provate sulla mia stessa pelle. Inoltre, nelle sedute è importante poter parlare la propria lingua emotiva.

Come si svolgono le sedute?
Io vengo regolarmente a Poschiavo e quindi esiste la possibilità di svolgere le sedute di persona o anche online. Il paziente sceglie il tema e detta il tempo. Il primo colloquio è una conversazione di circa un’ora, in cui il paziente espone liberamente il tema e, insieme, si cerca di capire come uscire dalla situazione.

Com’è stata la risposta della popolazione?
È stata ottima, è andata al di là delle mie previsioni. All’inizio ho cominciato a fare qualche seduta di tanto in tanto poi ho deciso di rendere la cosa ufficiale e più frequente proprio per la quantità di richieste.

Quanto la pandemia ha messo in difficoltà le persone?
Nella mia esperienza sono specialmente i giovani e gli anziani a soffrire. Entrambi soffrono di solitudine e mancanza di attività. Ci sono moltissimi studi: in linea generale, i giovani e i giovani adulti soffrono del 20% in più di disturbi psichici (rispetto al periodo pre-Covid).

Il ritorno alla normalità risolverà i problemi o per alcuni può essere un problema?
Certo, in parte si risolveranno, tuttavia lascerà delle tracce che si degraderanno lentamente da sole oppure necessiteranno dell’aiuto di un professionista. Per alcuni, il tornare alla normalità sarà come una ventata d’aria fresca, per altri può essere un momento di stress, siccome viene meno un senso di “protezione”.

Dove pensi di lavorare in futuro? Solo qui o anche in canton Zugo?
Dipende! Per il momento lavoro qui e non sento il bisogno di lavorare là, anche perché ho una bambina piccola e così riesco a conciliare famiglia e lavoro. Per il futuro è ancora tutto aperto: magari tra 5 anni lavorerò metà a Zugo e metà a Poschiavo, a meno che venga ad abitare qui mio marito!

Cosa ti senti di dire a chi è indeciso se fare “il passo” di venire da te?
Bisogna liberarsi da quella specie di paura dello psicologo. Alcuni pensano che noi analizziamo o leggiamo il pensiero e facciamo dire loro quello che non vogliono. Ma non è così! ll paziente decide liberamente cosa raccontare e con che velocità. Io non ho né giudizi né pregiudizi: aiuto, sostengo, ascolto e uso le mie conoscenze in modo non invasivo con lo scopo di raggiungere un obiettivo definito insieme. C’è una grande libertà nel processo. Insieme al paziente, si lavora per promuovere la salute mentale, per capirsi meglio e per vivere e muoversi nella vita con una valigia più leggera.


Maurizio Zucchi

Maurizio Zucchi
Membro della redazione