Il 13 giugno difendiamo gli assegni maternità

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Il prossimo 13 giugno saremo chiamati a votare su 5 proposte federali e 3 cantonali.

Dei tanti oggetti in votazione, tutti già a più riprese discussi sulla stampa, ve ne è uno cantonale per il quale ben poco è stato detto: il terzo, quello sull’abrogazione della legge sugli assegni maternità. In verità il titolo dell’oggetto figura così: Consolidamento dell’assistenza ai bambini complementare alla famiglia – abrogazione della legge sugli assegni maternità.

Messa così, l’attenzione di chi legge si focalizza in primis sul consolidamento dell’assistenza ai bambini, portando facilmente chi vota ad un consenso. Ma attenzione, il prezzo da pagare, e cioè l’abrogazione della legge sugli assegni maternità, sarà davvero un santo che vale la candela?

Le spiegazioni dell’opuscolo informativo allegato alla busta con il materiale di votazione non aiutano a chiarire le idee o a togliere il dubbio che si voglia spostare il focus della questione.

La legge sugli assegni maternità è stata creata nel 1991. Da 30 anni dunque aiuta in modo semplice ed efficace circa 80 casi ogni anno, permettendo a famiglie (soprattutto monoparentali, ma non solo) in difficoltà finanziarie, di occuparsi personalmente del proprio neonato, almeno durante i primi 10 mesi di vita.

Ora per il Governo questa legge non è più al passo con i tempi, perché non si allinea agli sforzi della politica cantonale e federale che cerca di promuovere offerte che permettano di conciliare attività professionale e famigliare. Secondo il Governo gli assegni maternità toglierebbero la voglia di lavorare a chi ne usufruisce!

Come dire che stare a casa a occuparsi di un neonato sia una vacanza, preferibile e più comoda di un’ attività lavorativa!

I soldi risparmiati verrebbero poi ridistribuiti a favore dell’assistenza ai bambini com-plementare alla famiglia, mentre i genitori in difficoltà alla nascita di un figlio dovranno rivolgersi all’assistenza, cioè ai servizi sociali.

Sostenere che un assegno maternità, dato per 10, massimo 15 mesi sia un disincentivo a far lavorare i beneficiari è assolutamente assurdo e fuorviante. Credere che affidare queste famiglie all’assistenza e ai servizi sociali ne migliori le possibilità lavorative pure. Ribadire, come scritto nell’opuscolo , che “entrambi i genitori devono poter essere attivi professionalmente, mentre i loro figli sono ben assistiti” è vero a lunga scadenza, non nei primi mesi di vita di un neonato, non staremmo altrimenti a discutere su congedi maternità e paternità. Far credere che i soldi risparmiati con l’abrogazione degli assegni maternità vengono ridistribuiti a favore dell’infanzia è fuorviante perché non sono due contesti in alternanza, ma importanti entrambi.

Per finire ancora un’osservazione: leggendo le informazioni dell’opuscolo risulta come le spiegazioni del Governo siano complicate, fumose e poco comprensibili. Risaltano invece per la chiarezza disarmante le semplici motivazioni del comitato referendario, tanto semplici quanto di buon senso.

Non è una votazione che favorirà i bambini come sembra voler indicare il titolo, è una votazione che toglierà un aiuto efficace, dignitoso e sociale a famiglie in difficoltà finanziaria che vorrebbero occuparsi personalmente dei propri figli nei primi fondamentali mesi di vita.

Voteremo NO


Emanuele e Serena Bontognali Bonetti