Troppe predazioni da lupo, si scaricano gli alpi in luglio

In passato era già capitato, seppur raramente, che si dovessero scaricare gli alpi per una nevicata precoce di fine agosto, inizio settembre.

Lo scarico di un alpeggio all’inizio di luglio a causa della presenza di un grande predatore fino a pochi anni fa era qualcosa di inimmaginabile. Ora invece capita.

È successo lo scorso anno in Val Camadra. Si sta ripetendo quest’anno e tutto lascia presupporre che questa tendenza continuerà purtroppo anche in futuro. Segno inequivocabile che la situazione sta diventando ingestibile.

Ogni allevatore sa quanto stress crea in un gregge uno spostamento come quello avvenuto a Klosters e a San Bernardino negli scorsi giorni. E sa quanto lavoro, quante spese, quanti disagi ad animali e persone, e quante preoccupazioni ciò comporta.
Nei casi recenti non parliamo di “alpi della fame” come quelli che si sono abbandonati in passato. Non si tratta nemmeno di alpeggi dove si pratica il libero pascolo, ma realtà ben sorvegliate e protette. Se si è giunti a tanto, la situazione doveva quindi essere diventata gravissima e insostenibile.
Appare encomiabile l’offerta di collaborazione da parte di Pro Natura di mettere a disposizione dei volontari per la sorveglianza e la dissuasione.

Sorge però spontaneo qualche legittimo dubbio sull’efficacia di questa disponibilità. Se dei pastori esperti non sono riusciti a gestire queste realtà, si vuol far credere che dei volontari che non conoscono il territorio ci potranno riuscire? Un gregge che fugge all’impazzata perché terrorizzato o braccato da lupi (e che poi precipita nel vuoto, come è già capitato), lo possono forse fermare dei volontari o delle reti di protezione?
E come mai la Confederazione ha rinunciato al Gruppo di pronto intervento che negli scorsi anni agiva con cani da protezione in casi analoghi?
Ma è veramente per salvaguardare la pastorizia che si vuol prestare aiuto oppure c’è anche un sottile intento-alibi di far credere che il problema dei grandi predatori si possa risolvere facilmente ?
L’Associazione svizzera per la protezione del territorio dai grandi predatori, in collaborazione con le sezioni ticinese e grigionese nonché con l’Unione contadini ticinesi, esprime agli allevatori colpiti la massima solidarietà e rivolge parimenti alle autorità federali una forte e puntuale critica.
Nonostante pressanti e ripetuti richiami giunti da più parti (anche dalle nostre Associazioni) per anni si è lasciato che il lupo si espandesse senza alcuna limitazione. Ora siamo giunti alle gravi conseguenze che noi preannunciavamo già diversi anni fa.

In Francia per le realtà in cui le misure di protezione non bastano, si sono introdotti dal 2018 i tiri di dissuasione, i tiri di difesa e di contenimento, basati su uno specifico regolamento.
Rinnoviamo perciò la nostra perentoria sollecitazione affinché le autorità federali valutino con urgenza la possibilità di intraprendere, oltre alla protezione delle greggi già in atto, misure analoghe anche in Svizzera. È probabilmente l’unica e ultima possibilità che ci resta se vogliamo salvaguardare la pastorizia sulle Alpi.


Germano Mattei, presidente Associazione svizzera per la protezione del territorio dai grandi predatori

Armando Donati, presidente della Sezione ticinese

Rico Calcagnini, presidente della Sezione grigionese

Sem Genini, segretario Unione contadini ticinesi