Repower e Valposchiavo: una storia, anche fotografica, lunga 117 anni

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Correva l’anno 1904 quando la “Forze Motrici Brusio SA” cominciava una lunga storia che l’avrebbe legata fino ad oggi alla Valposchiavo. Tutto iniziò con la costruzione della Centrale di Campocologno: il più grande impianto ad alta pressione mai realizzato in Europa sino ad allora. Fu immediatamente evidente che l’impresa andava documentata, con il migliore degli strumenti che la tecnica aveva allora a disposizione: la fotografia. Da allora, passo dopo passo, in oltre centodieci anni di presenza sul territorio, Repower ha accumulato un’enorme quantità di materiale fotografico che custodisce la memoria dei molti interventi effettuati sul territorio.

Giovedì 23 settembre, presso la sede di Poschiavo, Repower ha presentato alla stampa la digitalizzazione del proprio archivio fotografico. Presenti Paolo Raselli, responsabile della Comunicazione, Stefan Bisculm, responsabile dell’Ufficio Stampa, Pascal Werner, della Fondazione grigionese per la fotografia e Pierluigi Crameri e Alessandra Jochum, di iSTORIA – archivi fotografici della Valposchiavo.

“Due anni fa Paolo Raselli e io – racconta Bisculum – abbiamo messo mano alle scatole con le foto. Abbiamo pensato che una storia di oltre cent’anni meritasse di essere digitalizzata e salvata. L’industria dell’energia è importante per la storia economica non solo della Valposchiavo, ma anche dei Grigioni. E queste immagini rappresentano un tesoro, che da oggi sarà accessibile a tutti!”. In realtà, come Bisculum commenta poi a margine nel momento delle domande e risposte, “Il fondo era noto da tempo, ma non era ordinato, o meglio non era archiviato in modo professionale. Ognuno aveva un po’ seguito un suo criterio. Volevamo che questo grande patrimonio fosse archiviato in modo professionale e soprattutto digitalizzato. Che cosa le useremo per fare? In realtà le stiamo già usando e le useremo anche in futuro per pubblicità, pubblicazioni, uso interno, eventi con la popolazione”. Né si deve credere che tutto questo sia soltanto un processo confinato nel passato: “Documentare è una nostra premura, cerchiamo di farlo anche oggi, sui cantieri che stiamo aprendo in questo periodo”.

Consapevole dell’importanza, ma anche della delicatezza, degli strumenti che aveva per le mani, Repower si è affidata a un partner affidabile, la Fondazione Grigionese per la fotografia.
“Quello che ci ha stupito – afferma il suo delegato Pascal Werner – è stato trovare delle immagini di fotografi di alto livello come Otmar Rutz, Alexander Flury e soprattutto Albert Steiner! È evidente che la Forze Motrici di Brusio si era affidata a quanto di meglio c’era sul mercato all’epoca. Strano trovare qui le foto di Steiner nelle bustine… Di solito stanno nei musei!”.

Ma non è solo la perizia tecnica a colpire Werner, ma anche i soggetti e la modalità con la quale sono stati fotografati: “Molte foto – precisa – ci mostrano un paesaggio come mai prima, c’è una prospettiva industriale e tecnica, radicalmente diversa da quella di chi voleva mostrare un paesaggio da cartolina postale. È tutto un altro focus. Questa valle e questo tipo di lavori, grazie anche al fondo delle Forze elettriche di Brusio/Repower, finisce con l’essere eccezionalmente ben documentata, molto più di altre realtà simili. L’attenzione è proprio sulla macchina, sul dettaglio industriale e tecnologico. Non escludo che queste foto saranno utili anche in futuri restauri, come i lavori a Robbia, perché documentano come le cose sono state fatte. Certo, esistono i progetti che sono stati seguiti, ma per queste epoche una prova visiva permette di avere un grado diverso di sicurezza”.

Dal punto di vista tecnico e di conservazione, il fondo Repower si è presentato in ottimo stato e anche piuttosto documentato, probabilmente grazie al fatto che alcune immagini erano state usate in passato per delle pubblicazioni… Qualcuna, certo, è stata inevitabilmente un po’ maltrattata, con qualche scritta anche sul fronte, ma si tratta di una minoranza. Tra i materiali figurano lastre di vetro, fotografie cartacee, supporti di acetato di diversi formati, in bianco e nero e a colori. Diverse anche le scatole usate: le hanno tenute tutte, perché offrono una serie di informazioni aggiuntive rispetto a delle cartellette anonime. Come mi spiegherà più tardi Werner, “Un tempo si pensava a soluzioni diverse, oggi sappiamo invece che lo strumento perfetto di custodia è la carta senza acido. È importante, perché l’acido può avere un effetto corrosivo. Né si deve pensare che le foto più antiche siano necessariamente quelle più in pericolo: spesso i relativamente più recenti scatti a colori sono di conservazione più problematica rispetto alle vecchissime e pesanti lastre di vetro”.

Chiedo quante foto sono state digitalizzate e quale orizzonte temporale coprono: “Le immagini del fondo Repower a disposizione sul nostro sito www.fotogr.ch sono circa 3’200, anche se quelle processate sono circa 4’000, perché ci sono poi anche i negativi… L’orizzonte temporale va dal 1880 fino al 1995. Alcune delle foto più vecchie, infatti, erano delle riproduzioni che le Forze Motrici avevano fatto eseguire per vedere come era l’area prima dell’arrivo e dell’intervento”.
Aperto al pubblico generale, completo e di facile accesso, il sito ha forse il solo difetto di essere realizzato solamente in tedesco!

Non c’è però solo stato un importante lavoro di salvataggio e di archiviazione. Anche l’opera di documentazione è stata preziosa. Ed è proprio per questo che Repower si è affidata a Pierluigi Crameri e Alessandra Jochum di iStoria, che hanno potuto iniziare a svolgere un lavoro di documentazione sui primi 200 scatti.
“Un lungo lavoro – precisano – ma anche interessante. L’archivio fotografico di iStoria ha avuto origine nel 2006 con la digitalizzazione del fondo costituito da Luigi Gisép. Nel tempo, è poi cresciuto con un lavoro sulle foto delle varie classi (ne abbiamo circa 760) e anche con le tante immagini che gli abitanti della Valposchiavo ci hanno portato e continuano a portarci. Oggi contiamo su più di 4’000 foto.
Le 200 foto che abbiamo documentato cercano di occuparsi un po’ delle prime fasi dei lavori e dei vari impianti: Campocologno, Robbia, Palü, Lago Bianco e la scomparsa centralina di Campascio. Diversi i metodi di restituzione: da un lato ci sono le mostre periodiche, poi i social (il nostro profilo Instagram è seguito anche da diversi giovanissimi) e poi c’è un impegno particolare. Ogni mese scegliamo tre foto con brevi didascalie che vengono poi inserite sulla Intranet di Repower e sul portale Nossa Istorgia.
Crediamo che presto continueremo con un lotto di altre 200 foto… Il lavoro è ancora lungo ma ci sono ovviamente anche delle sezioni che si ripetono (per esempio la documentazione di tutti i piloni di una linea)”.

Infine, abbiamo chiesto anche a Paolo Raselli quali sono le prospettive future del progetto.
“Il lavoro prosegue, sia qui localmente che altrove. In Valposchiavo ci saranno altre 200 foto, sulle quali lavorerà iStoria per il lavoro di documentazione, ma non ci fermiamo qui. A Küblis, per esempio, abbiamo trovato un altro piccolo fondo sul quale ci piacerebbe lavorare, almeno come digitalizzazione, se avremo la fortuna di trovare un partner locale simile a iStoria anche sulla documentazione. Quanto alla documentazione della Valposchiavo, c’è da gestire questa e poi anche da mettere in mano a quella degli ultimi 35/40 anni. C’è certo qualche “buco” qua e là, perché non sempre abbiamo tenuto una traccia così precisa: a volte si tratta di materiale più scarno, ma in compenso ci sono anche dei video. E siamo determinati a lasciare traccia anche dei progetti futuri. Quanto al materiale che è emerso e digitalizzato, certamente verrà usato in diverse maniere, magari anche in occasione del nostro giubileo dei 120 anni che cade nel 2024”.


Maurizio Zucchi

Maurizio Zucchi
Membro della redazione