Racconti del Cavrescio di Massimo Lardi
Se leggendo un’opera si ha la sensazione che la lingua sia schietta, lineare e immediatamente comprensibile, questo depone chiaramente in favore dell’autore. Proprio questa sensazione la si vive leggendo i testi di Massimo Lardi, lo scrittore poschiavino che ha appena pubblicato Racconti del Cavrescio, opera dedicata al fratello gemello Bernardo.
Come detto, la lingua di Massimo Lardi è schietta, lineare e immediatamente comprensibile, vale a dire, facilmente fruibile. Ma l’architettura del suo linguaggio è un insieme molto complesso. Per illustrare questo basta fare l’esempio dello schermo del nostro computer appena acceso. La prima impressione è che tutto sia semplice e invitante, ma dietro c’è una struttura molto complessa, farcita di programmi, di algoritmi, di vari tipi di codici, di contenuti.
Lo stesso discorso vale, sul piano linguistico, per i testi di Massimo Lardi. Sullo sfondo di quanto l’autore espone convergono appunto la ricchezza del linguaggio, il suo spessore intellettuale, la sua coscienza, i suoi principi, la sua anima comunicativa, il suo bagaglio culturale e interculturale. I suoi testi incuriosiscono, coinvolgono, risvegliano un alto grado di accettazione e condivisione, offrono gli elementi che sollecitano le valutazioni e stimolano anche le opposizioni. Tutto questo non è semplice, anche se la lettura del testo, per fortuna, invita a pensarlo.
Sostengo quindi la tesi che un testo per essere comprensibile deve essere innanzitutto facilmente fruibile, altrimenti la lettrice e il lettore si sentono privati dell’irrinunciabile coesione tra la sequenza delle parole da un lato e dall’altro la pertinenza dei singoli dettagli informativi e contenutistici distribuiti nello spazio e nel tempo. Il testo si presenta nella sua linearità, ma l’insieme dei significati che si rincorrono l’un l’altro e che si fondono nei messaggi del nostro scrittore, sono il frutto di un processo intellettuale e di una struttura stilistica di alto livello. Non a caso il presidente dell’Associazione scrittori della Svizzera italiana, Dalmazio Ambrosioni, qualifica lo scrittore Massimo Lardi “fuoriclasse del romanzo storico”.
Nelle opere di Massimo Lardi, nel continuo gioco tra linearità formale e complessità dell’insieme, non spetta solo alla lingua raccontare, ma è la fisionomia del suo linguaggio che dà un’impronta inconfondibile. Il suo stile agevola la partecipazione di chi legge. In ogni frase viene avviato un flusso ideativo e informativo, che poi mantiene la sua continuità. Qualcosa è sempre in tensione e in movimento. Ogni suo enunciato è pennellato su misura e senza fronzoli. Non ci sono parole di troppo. Le lettrici e i lettori non vengono distratti da elementi superflui. La sequenza delle parole fa scattare una reazione nella mente di chi legge, che scaturisce ogni qualvolta dalla tensione tra ciò che sta avvenendo e l’attesa di quanto sta dietro l’angolo.
Con il suo modo di porgere Massimo Lardi abbraccia con grande generosità il contesto della comunicazione interculturale. Per rendersene conto desidero fare qualche considerazione su uno dei suoi 64 racconti, quello che porta il titolo I matrimoni si combinano in cielo. È una storia incredibile quanto vera. Risale al primo dopoguerra. È soprattutto una storia d’amore tra una giovane valtellinese e un giovane di Berlino. Nel giorno del loro matrimonio i papà degli sposi, incrociando i loro sguardi mentre la coppia si avvicina all’altare si riconoscono e ricordano di aver avuto a che fare durante il conflitto mondiale. In sintesi, il papà dello sposo aveva salvato la vita al papà della sposa in un campo di lavoro in Germania.
Anche in questo racconto Massimo Lardi abbina l’operazione dello scrivere alla necessità di orientare chi legge. La lettrice e il lettore hanno sempre le coordinate dello spazio e del tempo. In I matrimoni si combinano in cielo ci si immerge subito nei tempi e nei luoghi che ospitano quanto si sta sviluppando nel racconto. La trama viene spiegata e adagiata nel suo contesto: “Finalmente la comitiva entra nel luogo sacro, bianco di fiori, profumato di gigli e d’incenso, dove il prete con alcuni chierichetti irrequieti aspetta già da un momento.” Si assiste in seguito al colpo di scena, che come tale sorprende, stupisce, coinvolge: “… il padre Giovanni accompagna la sposa, splendida nel suo vestito bianco, e la affianca allo sposo. Poi egli si gira, fa due passi e si ferma un attimo come calamitato dallo sguardo incantato di Hans, il padre dello sposo. Questi è preso da un malore e stramazza tra i banchi privo di sensi.” Il racconto, a lieto fine, accende emozioni e lascia spazio a una lunga serie di riflessioni.
È molto ricco il linguaggio del nostro scrittore. I suoi punti di forza sono la concisione di ciò che espone, la veridicità di quanto evoca, la pertinenza dei dettagli inseriti in un insieme ben definito, la chiarezza cristallina che tiene lontana le ambiguità e aiuta, com’è il caso in I matrimoni si combinano in cielo, a mitigare i pregiudizi.
Sono queste le premesse per conseguire l’ambito effetto comunicativo, che, come sappiamo, si compie soltanto se i contenuti penetrano la sfera cognitiva del fruitore. Ovviamente la disponibilità percettiva varia da individuo a individuo. Ma Massimo Lardi, grazie alla schiettezza sintattica e alla destrezza dialettica, riesce a proporre un linguaggio generalmente condiviso e quindi ad agevolarne la percezione, associando non solo i significati, ma anche i suoni, le sensazioni tattili, le relazioni interpersonali. Nelle sue opere l’immaginazione e le relazioni rendono spesso tutto vicino al familiare e al parlato, tant’è vero che la distanza dei luoghi e del tempo diventa vicinanza mentale. Mi permetto un accostamento. Anche leggendo i Promessi Sposi abbiamo la sensazione che Renzo e Lucia vivano fra noi.
Conosciamo Massimo Lardi non solo come dottore in lettere e apprezzato educatore e professore, ma anche come persona pacata, assolutamente non focosa. Ma, a colloquio con la lingua si accende in lui il luminoso fuoco della creatività, che esprime con la più grande naturalezza. Sa giocare con le parole e con i significati, che vengono espressi premendo, appunto, tutti i tasti della creatività. Massimo Lardi è abile a favorire il processo di comprensione, attivando in chi legge gli impulsi per identificarsi nei valori più immediati, come la famiglia, la bontà, l’amicizia, l’intraprendenza.
Massimo Lardi è un vero specialista della lingua. Sa modellarla e renderla sempre attuale. Riesce a mantenerla viva e fresca, giovane e vicina alle esigenze funzionali del nostro tempo. Ovunque nei suoi testi vengono espressi i valori, che come in ogni persona scaturiscono dalla coscienza e dal proprio intelletto e trovano una risposta dialettica o anche un confronto nei suoi personaggi. È qui che la lettrice e il lettore possono instaurare un intimo colloquio con i personaggi dei racconti e ovviamente con l’autore stesso.
Livio Zanolari
* Massimo Lardi, Racconti del Cavrescio, Tipografia Menghini, Poschiavo 2021.