La proposta di Della Vedova: Nel Governo e nell’amministrazione almeno un rappresentante di cultura italiana

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Il 16 febbraio scorso, il granconsigliere Alessandro Della Vedova ha presentato, come primo firmatario, un “Incarico concernente la rappresentanza delle minoranze linguistiche grigionesi in Governo“.

Il testo mette in evidenza una palese incongruenza tra la realtà e quanto campeggia sul sito ufficiale del Cantone dei Grigioni alla rubrica “Unico Cantone trilingue” (https://www.gr.ch/IT/cantone/Seiten/Ueberblick.aspx): “Nell’unico Cantone trilingue della Svizzera – si legge sul portale – il 73 % della popolazione parla tedesco, il 14 % romancio, il 13 % italiano. Il plurilinguismo è presente anche nelle scuole e nell’Amministrazione […]”. L’ultima frase di questa citazione – secondo i firmatari – “assume purtroppo un mero carattere declamatorio a livello cantonale: lo dimostra, ad esempio, il Governo, dove da più di un decennio manca un rappresentante di lingua madre italiana e vi mancherà per almeno altri 4 anni”.

Da qui nasce la proposta dei sottoscriventi, e cioè quella di “incaricare il Governo di presentare al Parlamento delle proposte di modifica della Costituzione, rispettivamente della Legge, affinché nell’Esecutivo cantonale, a partire dal 2027, possa essere garantita in ogni legislatura anche la presenza di almeno un rappresentante per ognuna delle due aree linguistiche cantonali minoritarie (Grigioni italiano e Grigioni romancio)”. Per saperne di più abbiamo intervistato l’ex podestà di Poschiavo.

Della Vedova a Poschiavo, nel 2019, durante i festeggiamenti per l’investitura a presidente del Gran Consiglio

Buongiorno Della Vedova, da dove nasce l’esigenza di questa richiesta?
Da qualche anno a questa parte, in Gran Consiglio, si assiste al progressivo inoltro di atti parlamentari che hanno come oggetto problematiche concernenti i territori delle lingue minoritarie nel nostro Cantone e in modo particolare quelli italofoni. Penso, ad esempio, all’incarico Atanes concernente il futuro dell’informazione nei Grigioni, all’incarico del collega Bondolfi concernente la considerazione delle tre regioni linguistiche nei gruppi di lavoro, nelle commissioni specialistiche e negli organi di importanza cantonale, o ancora all’interpellanza Michael (Castasegna) concernente la riorganizzazione della Polizia cantonale nella subregione Engadina Alta/Bregaglia, solo per citarne alcuni. Tutti questi atti parlamentari evidenziano delle questioni che possono essere risolte solo se c’è la dovuta sensibilità nei confronti delle peculiarità dei territori interessati. Il fatto che in Governo, da molti, troppi anni, non vi sia alcun membro di cultura italiana, non aiuta certo a trovare soluzioni adeguate. Quest’anno si presentava una grande occasione per porvi rimedio, visto che due Consiglieri di Stato in carica non possono più candidarsi per il raggiunto limite di mandati. Più di un granconsigliere italofono si era messo a disposizione per una candidatura, ma le logiche interne ai vari partiti non hanno lasciato loro alcuna possibilità. Da qua la proposta di regolare la rappresentanza territoriale e linguistica per via costituzionale, come d’altronde già avviene in altri Cantoni multilingue.

Ci sono buone possibilità che venga accettata?
Molto dipenderà dalla risposta del Governo, che mi auguro sia possibilista. In caso contrario, esso dovrà spiegare all’opinione pubblica perché la questione posta sia rilevante nei Cantoni Berna e Vallese e non lo sia in quello dei Grigioni, il quale, fra l’altro, è anche l’unico Cantone trilingue. Se c’è la volontà di porre rimedio ad una evidente asimmetria, le soluzioni si trovano, anche perché l’incarico da me inoltrato è formulato in maniera tale da lasciare ampio margine discrezionale al Governo nell’elaborazione di eventuali proposte.

In questi anni, da quando sei in Gran Consiglio, l’importanza della lingua italiana è aumentata o diminuita?
Rispondo citando la recente interpellanza del collega Papa concernente l’insegnamento delle lingue nella formazione degli impiegati di commercio, che chiede chiarimenti in merito alle voci che vorrebbero introdurre l’inglese quale prima lingua “straniera” per i tedescofoni del nostro Cantone durante il loro periodo formativo; il tutto a discapito dell’italiano. Penso che non serva aggiungere altro in merito alla considerazione di cui gode l’italiano nei Grigioni.

Cosa c’è bisogno ancora di fare?
Intanto, come chiede l’incarico che porta il mio nome, inizierei con l’assicurare che nella stanza dei bottoni, ossia in Governo, ci sia almeno una/un rappresentante di cultura italiana, così da garantire maggiore sensibilità e attenzione nei confronti delle istanze e delle necessità dei territori italofoni del nostro Cantone, non da ultimo anche all’interno dell’amministrazione pubblica cantonale. Certo, anche un membro del Governo italofono non potrebbe fare miracoli, ma quantomeno rappresenterebbe un argine che allo stato dell’arte, al di là delle belle parole spese in maniera sistematica durante le campagne elettorali dai candidati di turno, nessuno escluso, di fatto non c’è.

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione