“Schiavitù moderne”, il nuovo libro di Livio Zanolari

0
289
Livio Zanolari

E’ uscito in questi giorni il nuovo libro di Livio Zanolari dal titolo “Schiavitù moderne – aforismi, ossimori, assiomi, massime, giochi di parole” (Salvioni Edizioni), la cui prefazione è stata affidata a Massimo Lardi.

Prefazione di Massimo Lardi

Per i caratteri della Tipografia Salvioni di Bellinzona è uscito un libriccino di Livio Zanolari dal titolo Schiavitù moderne, aforismi, ossimori, massime, giochi di parole.

Si tratta di un genere letterario antichissimo, del quale fanno parte anche i proverbi e qualsiasi breve frase che condensa un principio specifico o un più generale sapere filosofico o morale. Sono presenti già nella Bibbia. Attraverso i secoli tali frasi hanno assunto i nomi più diversi e persino pittoreschi. Delle medesime esistono opere omogenee, a sé stanti, come i Pensieri di Leonardo da Vinci o di Blaise Pascal. Molte di queste sentenze, quasi a costituirne il condimento, si trovano sparse in opere filosofiche e politiche, poetiche, narrative e teatrali; si pensi alle opere di Virgilio, Dante, Shakespeare ecc. Dalle più famose, legioni di collezionisti, cogliendo fior da fiore, hanno creato intriganti antologie per la delizia degli appassionati dei motti di spirito, come ad esempio l’Aforismario oppure Aforismi dal “Dizionario antiballistico” di Dino Segre (Pitigrilli). Alle nostre latitudini Livio Zanolari è il primo che dedica un libro esclusivo a questo genere letterario, e già per questo semplice motivo attira la nostra attenzione.

La brevità è l’anima dell’arguzia, recita un vecchio adagio, e questo vale doppiamente per il libriccino di Livio Zanolari in quanto è limitato a una settantina di pagine. I singoli testi sono raggruppati in base ai contenuti in 29 brevissimi paragrafi, comprendenti da un minimo di quattro a un massimo di dieci, per un totale di oltre 200 pensieri.

La raccolta di Livio Zanolari si spiega da sé attraverso il titolo, i sottotitoli e l’epigrafe. Il titolo – Schiavitù moderne – illustrato dall’aforisma – La nostra virtuale libertà è schiacciata da un telecomando – sintetizza il contenuto. Il sottotitolo, Aforismi, ossimori, assiomi, massime, giochi di parole, costituisce la chiave di lettura, un avvertimento a non considerare tutti i testi alla stessa stregua. L’epigrafe della grande aforista Marie von Ebner-Eschenbach – L’aforisma è l’ultimo anello di una lunga catena di pensiero – definisce il concetto che Livio Zanolari ha di questo genere letterario. A informare il lettore sulla tematica dei vari paragrafi, concorrono inoltre i relativi intertitoli, spesso a loro volta sentenziosi.

Alle volte Zanolari contraddice volutamente se stesso. Tanti detti sembrano contenere solo una verità parziale, una mezza verità, ciò che sbugiarderebbe l’adagio popolare secondo cui «una mezza verità è una bugia intera». Ma, come detto, le differenti categorie di questo genere letterario presentano peculiarità diverse. Differenze, anche considerevoli, che sono state studiate e teorizzate da grandi critici e studiosi. Nessuno mette in dubbio che gli aforismi debbano o possano essere assiomi incontestabili ma non è tutto, anzi. «Un aforisma è una verità detta in poche parole – epperò detta in modo da stupire più di una menzogna. Un aforisma non ha bisogno di essere vero, ma deve scavalcare la verità» sentenzia Giovanni Papini. Umberto Eco conferma questo parere con le seguenti parole: «Ogni motto è come un contenitore, talora pieno solo a metà di verità, altre volte debordante nell’eccesso, in entrambi i casi imperfetto e talvolta anche custode solo di appassiti luoghi comuni». Eco introduce inoltre sottili distinzioni tra il paradosso, l’ossimoro, la massima e l’aforisma. Gli aforismi poi li suddivide in «cancrizzabili» e «non cancrizzabili», ciò che non vuol dire altro che rovesciabili. Secondo lui «L’aforisma cancrizzabile è una malattia della tendenza al wit (alla battuta di spirito), in altre parole una massima che, pur di apparire spiritosa, non si preoccupa del fatto che il suo opposto sia egualmente vero».

In una breve recensione non c’è spazio per approfondire l’argomento, ma il lettore interessato trova ulteriori spiegazioni nella prefazione curata dal sottoscritto. Ciò che qui interessa invece è che Livio conosce perfettamente i segreti di quest’arte e che nella sua raccolta troviamo splendidi esempi di ogni tipo di aforismi, paradossi, ossimori, assiomi, massime e giochi di parole. A conferma di questa asserzione faccio l’esempio di un suo aforisma da lui stesso doppiamente “cancrizzato”: «La televisione è una distrazione che attrae. > La televisione è un’attrazione che distrae. > La televisione è una distrazione che non sempre attrae».

Per concludere vorrei dire che non ci sono solo aforisti autentici, ma anche autori fatui, dandy che, pur di épater le bourgeois, non fanno alcuna distinzione tra le categorie di questo genere letterario, non creano sentenze fulminanti ma hanno il coraggio di far passare per motti arguti affermazioni che, al di sotto dell’arguzia, si rivelano come sciagurati luoghi comuni, addirittura portatori di verità oltraggiose. Questo non è il caso di Livio Zanolari. Nella sua raccolta troviamo solo aforismi, ossimori, assiomi, massime e giochi di parole portatori di verità accettabili e di moralità, scaturiti da una profonda esperienza professionale e di vita, conditi da un sano ottimismo e da spirito faceto. Lascio al lettore il piacere di scoprirli, gustarli e apprezzarli come meritano.