E’ un periodo impegnativo, per l’Occidente e non solo; guerra, crisi pandemiche, economiche e sociali mettono a dura prova il tessuto delle nostre società; non c’è area che ne sia esclusa e non c’è società, comunque libera, che non ne sia scossa, costretta a confrontarsi con criticità che per alcune generazioni sono davvero un inedito. Non è così per chi è nato prima degli anni Settanta; abbiamo tutti memoria delle difficoltà del Novecento, delle vulnerabilità (crisi energetica mondiale compresa) degli anni Settanta. All’epoca avevo più o meno sette anni e ricordo le domeniche senza auto perché si razionava il carburante; nulla a che vedere con le crisi climatiche, la crisi petrolifera aveva messo in ginocchio una fetta d’Europa e non c’era carburante. Noi bambini, per lo più ignari, sapevamo cogliere il lato ludico della faccenda, avevamo le strade delle città tutte per noi e potevamo regalarci dei fine settimana di giochi sfrenati e corse sulle strade senza auto, “lusso” normalmente non contemplato nella nostra vita. Ci era chiaro che stesse accadendo qualcosa di grave, ma all’epoca l’Italia (e non solo) era scossa dal terrorismo interno e per noi bambini vedere le strade sgombre da manifestazioni e violenza era comunque motivo di festa, qualunque fosse la ragione di questa apparente tranquillità. Per quanto duri possano sembrare questi ultimi tre anni, tensioni, incertezze e paure sono più o meno quelle di qualche decennio fa; cambia sostanzialmente, invece, l’arsenale di strumenti a disposizione per affrontare i tempi duri, abbiamo a disposizione conoscenze scientifiche e soluzioni tecnologiche che ci aprono strade inedite.
Lo abbiamo già sperimentato con la pandemia, lo sperimentiamo, pur in maniera imperfetta e parziale, nella gestione della crisi energetica e idrica. La montagna, ancora una volta, è il territorio che più di altri può insegnare la resilienza e la creatività necessarie per vivere i tempi moderni. La montagna educa a scegliere e pianificare mettendo in conto la disponibilità di una o più vie di uscita; quando scegliamo un itinerario di trekking o una via alpinistica teniamo in debito conto tempi e soprattutto vie alternative, per affrontare responsabilmente possibili imprevisti. Scegliamo un sentiero o una via, ma sappiamo che abbiamo una “via d’uscita”. Ebbene, questo approccio è ciò che permette di vivere la vita con pienezza e consapevolezza, ci educa a valutare e accettare il rischio, qualunque esso sia.
Difficile far capire alle genti di pianura questa semplice verità; talvolta ci aiutano le discipline sportive e ci aiuta la cultura che si consolida nella vita quotidiana. Non è certo un caso se la Confederazione Elvetica sia sempre un passo avanti; federalismo e cultura pragmatica sono l’antidoto al dogmatismo contemporaneo. Lo si legge nelle tante decisioni di questo primo semestre 2022; a gennaio, per esempio, l’edizione del premio Watt d’Or 2022 si è concentrato sulle tecnologie energetiche, le rinnovabili e gli edifici e il territorio, individuando progetti strettamente connessi con il territorio. Qualche giorno fa, lo scorso 30 giugno, il World Economic Forum ha pubblicato l’articolo sulle città più vivibili nel mondo; tra le prime dieci anche quest’anno ci sono bene due città svizzere che, oltre a essere città, sono senza dubbio anche “metropoli di montagna”: Zurigo è terza, Ginevra è sesta (Vienna è la prima in classifica). Tra le prime sei, però, Copenhagen esclusa che non ha montagne, Vienna, Calgary e Vancouver sono immerse in ambienti di montagna; sono città policentriche, intrinsecamente connesse con l’ambiente naturale in cui sono cresciute (Vancouver, alle montagne di quattromila metri a trenta minuti dal centro cittadino, aggiunge l’oceano), sperimentano modelli di sviluppo innovativi, oggi definiti sostenibili ma, forse, semplicemente in sintonia con quanto offerto dal contesto, applicando logiche di decentramento e distribuzione dei servizi che le rendono più simili a organismi in trasformazione che “ingranaggi” autonomi. Il presente e il futuro sono più che mai della Montagna, quella fisica ma soprattutto quella spirituale, che si fa cultura e diventa filosofia di vita.