Smarriti e ritrovati

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Luca 15, 8-10
Sermone del 16 ottobre 2022

I culti vengono registrati e si possono riascoltare al seguente indirizzo:

https://diretta.riformati-valposchiavo.ch

Non vi capita mai di perdere le chiavi di casa, o dell’auto? O di dimenticare dove avete lasciato gli occhiali, o il portafoglio? E se vi capita, non siete presi anche voi da una grande agitazione, e non vi mettete anche voi a frugare ovunque per ritrovarli? Proprio di una simile situazione parla anche una parabola che Gesù ha raccontato e che ci viene riferita nell’evangelo secondo Luca…

‘Se una donna possiede dieci monete d’argento e ne perde una, che cosa fa? Accende la luce, spazza bene la casa e si mette a cercare accuratamente la sua moneta finché non la trova. Quando l’ha trovata, chiama le amiche e le vicine di casa e dice loro: ‘Fate festa con me, perché ho ritrovato la moneta d’argento che avevo perduta’.

Così, vi dico, anche gli angeli di Dio fanno grande festa per un solo peccatore che cambia vita’. (Luca 15, 8-10)

Questa donna, che cerca, spazza la casa e illumina ogni angolo buio, è l’immagine della sollecitudine di Dio. E siamo noi la moneta che è andata perduta. Ritrovata la moneta, la donna è presa da una grande gioia: chiama le amiche e le vicine di casa e improvvisa una bella festa.

Intanto può essere motivo di speranza, per noi, il fatto che intorno alla moneta smarrita non c’è indifferenza, noncuranza, rassegnazione. La narrazione è percorsa da un fremito di vita, da una gran voglia di stringere tra le mani questa moneta. La donna, che è il soggetto attivo di questo racconto, riesce a coinvolgere nella sua ricerca tutto il vicinato.

Con il suo atteggiamento e il suo stile di vita, Gesù ha annunciato che Dio non si rassegna alle monete perdute e si mette alla ricerca. Egli stesso, nella sua esistenza quotidiana, ha esemplificato l’amore di Dio verso chi è perduto. La vita di Gesù è un continuo rimando a Dio, al suo amore per l’umanità. La gente che ha incontrato Gesù, che è entrata in dialogo con lui, che lo ha visto agire, ha avuto la sensazione di trovarsi a contatto con un uomo che mentre parlava di Dio, in qualche modo lo rendeva visibile. Sulle strade della Galilea fino a Gerusalemme, di chi Gesù si è preso cura se non delle pecore perdute, senza pastore?

A questo punto bisogna stare attenti a non deviare la parabola, pensando subito alle monete perdute da cercare o alle pecore smarrite da ricondurre sul buon sentiero. Questo è il vero peccato di tutte le persone perbene: sbagliano completamente l’identificazione nel senso che individuano le monete perdute e le pecore smarrite fuori di sé. Quando invece la costatazione da fare è un’altra e cioè che una delle monete perdute sono io, sono io la moneta perduta!

Un commentatore ha scritto: “Nella parabola il ‘regno di Dio’ si avvicina talmente all’uomo che questi prende coscienza della sua condizione di perduto e allo stesso tempo viene liberato dal peso di dover superare con le proprie forze il suo smarrimento. Egli deve piuttosto lasciarsi cercare e immedesimarsi con la gioia di Dio nel ritrovarlo. Colui che attraverso la parabola prende coscienza della sua condizione di perduto, proprio in questo modo prende coscienza della sua appartenenza a Dio”.

Non si tratta di recitare la parte della persona disperata: è sufficiente che noi siamo fedeli al nostro essere per riconoscerci e identificarci con la moneta perduta. Questo non è certamente l’unica faccia della nostra vita, ma è e resta un tratto rintracciabile nel nostro vissuto. Anche noi, come miliardi di altre persone, abbiamo i giorni del nostro smarrimento.

In molti giorni della nostra vita forse non possiamo e non sappiamo fare di più e meglio che lasciarci cercare e lasciarci trovare. La Bibbia non ci lancia un messaggio di passività, di delega a Dio per dispensarci dalle nostre responsabilità. Ma ci sono dei giorni e delle situazioni nell’esistenza umana in cui non riusciamo a ritrovarci, o risollevarci con le nostre forze.

Anche in questi casi, la moneta non è perduta per sempre. Gesù ha insegnato con la sua vita e con le sue parole che non esiste condizione perduta da cui Dio non possa, non sappia o non voglia scovarci e ritrovarci.

Pastore Paolo Tognina