Il fondamento della resurrezione

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1 Corinzi 15,1-11
Sermone del 9 aprile 2023 Pasqua

Vi ricordo il messaggio di salvezza che vi ho portato, che voi avete accolto e nel quale rimanete saldi. E per mezzo suo che siete salvati, se lo conservate come io ve l’ho annunziato. Altrimenti avreste creduto invano.

Prima di tutto vi ho trasmesso l’insegnamento che anch’io ho ricevuto: Cristo è morto per i nostri peccati, come è scritto nella Bibbia, ed è stato sepolto. È risuscitato il terzo giorno, come è scritto nella Bibbia, ed è apparso a Pietro. Poi è apparso ai dodici apostoli, quindi a più di cinquecento discepoli riuniti insieme. La maggior parte di essi è ancora in vita, mentre alcuni sono già morti. In seguito è apparso a Giacomo, e poi a tutti gli apostoli. Dopo essere apparso a tutti costoro, alla fine è apparso anche a me. Questo è il messaggio che vi annunziamo. E voi l’avete accolto con fede. (1 Corinzi 15,1-11)

Per tutti i cristiani – cattolici, ortodossi e protestanti – quella di Pasqua è la festa principale dell’anno. Oggi si celebra la risurrezione di Gesù, l’evento che fonda il cristianesimo. Alla base del cristianesimo c’è infatti la risurrezione di Gesù.

Tra le grandi religioni del mondo, il cristianesimo è l’unica fondata sulla risurrezione. L’ebraismo è fondato sulla legge data da Dio a Mosè. L’islam è fondato sulla sottomissione del credente a quanto rivelato da Dio nel Corano. Le grandi religioni orientali sono fondate su una riflessione sulla vita e sul mondo che porta verso l’illuminazione. Solo il cristianesimo è fondato sulla risurrezione.

Ci si può chiedere perché mai il cristianesimo sia fondato proprio sulla risurrezione, che a prima vista è il fondamento meno solido, più discutibile, apparentemente meno certo che si possa dare. Forse questa è una prova che il cristianesimo non è un’invenzione: se fosse stato inventato, chi l’ha inventato avrebbe scelto un fondamento più solido e più logico di questo.

Non sarebbe stato più facile fondare il cristianesimo sulla vita di Gesù, da presentare come modello di umanità? Oppure, sul messaggio di Gesù, da proporre come vetta del pensiero religioso umano? O ancora sulla passione e sulla morte di Gesù, sulla sua capacità di perdonare i suoi torturatori e tenere in scacco i suoi giudici?

Perché prendere un fondamento precario, che non può essere dimostrato, razionalmente poco plausibile, completamente fuori dalla nostra esperienza, come la risurrezione?

Leggendo il Nuovo Testamento, notiamo che né Lazzaro, né Gesù, entrambi usciti dalla tomba, dicono una parola su che cosa sia la risurrezione. Non ne parlano. Non hanno parole per descriverla.

Del resto, in tutto il Nuovo Testamento non c’è un termine specifico per dire “risurrezione”, ma solo parole che evocano l’idea di alzarsi, di elevazione, di innalzamento; che parlano di risveglio; che associano la risurrezione alla vita.

La risurrezione è centrale per il cristianesimo, è il suo fondamento, ma rimane paradossalmente indicibile.

Non può essere detta in maniera diretta e immediata, la si deve dire con altre parole. Rimane oltre la possibilità della nostra comprensione.

Di certo, la risurrezione non è conservazione di ciò che conosciamo, né semplice sopravvivenza dell’esistente. Non è preservazione delle cose così come sono, ma è trasformazione, è rinnovamento, è cambiamento.

La risurrezione è rialzarsi, rimettersi in piedi. è vita che riprende, che non si arrende, che sboccia in mezzo alla tristezza e alle difficoltà.

Credere nella risurrezione significa credere nella vittoria di Dio su tutte le forze ostili e negative, quindi del bene sul male, della verità sulla menzogna, della libertà sull’oppressione, della conoscenza sull’ignoranza, dell’amore sull’odio, della nonviolenza sulla violenza, della forza della ragione sulle ragioni della forza, della pace sulla guerra, della comunione sulla solitudine.

La risurrezione di Gesù autorizza ogni speranza, anche le più ardite.

Chi non spera in una trasformazione, chi vuole conservarsi, chi non è disponibile al cambiamento, non ha capito la risurrezione.

Al contrario, chi desidera cambiare ed essere cambiato, chi ama una vita con meno peccato e meno menzogna, quella è una persona in cammino verso la risurrezione.

Pastore Paolo Tognina