La sorpresa di Natale

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2 Corinzi 2,6-9
Sermone del 17 dicembre 2023

Anche noi […] parliamo di una sapienza. Ma non si tratta di una sapienza di questo mondo né di quella dei potenti che lo governano. Parliamo della misteriosa sapienza di Dio. Nessuna delle potenze che governano questo mondo ha conosciuto questa sapienza. Se l’avessero conosciuta non avrebbero crocifisso il Signore. Ma come si legge nella Bibbia: “Quel che nessuno ha mai visto e udito, quel che nessuno ha mai immaginato, Dio lo ha preparato per quelli che lo amano” (2 Corinzi 2,6-9).

In Israele il Messia era atteso, ma quando è arrivato, chi lo aveva aspettato è rimasto sorpreso. L’arrivo del Messia era stato preparato, i testi profetici ne avevano parlato, ma quando Gesù è nato, molti sono rimasti spiazzati. Fin da subito è apparso, in modo evidente, che nessuno era veramente preparato, nessuno aveva nutrito un’attesa proporzionata all’opera di Dio.

Si potrebbe aggiungere, riferendoci all’oggi, che anche la nostra attesa è sempre troppo timida, limitata, e così siamo sorpresi quando si compiono le promesse di Dio.

Ritorniamo al testo evangelico, in cui si parla della nascita di Gesù e degli avvenimenti accaduti subito dopo. Vi scorgiamo la sorpresa dei pastori nel vedere una luce nella notte di solito buia, e nell’udire un canto inconsueto: «Pace in terra». Un annuncio di pace, proprio sulla terra, dove non c’è mai pace. E dove molti vorrebbero sentire dal Messia un grido di battaglia contro l’occupante romano. Come mai questo canto nuovo, al posto dei soliti «rumori di guerra» (Matteo 24,6)?

Vi scorgiamo inoltre la sorpresa dei magi, venuti a cercare «il re dei giudei che è nato». Lo trovano in una mangiatoia, o comunque in un luogo decisamente poco regale. Che re è mai questo, nato in un luogo tanto umile e misero, re senza scettro né corona?

Vi leggiamo la sorpresa dei genitori, di Giuseppe e di Maria, quando vanno al tempio a presentare il bambino, «quando furono compiuti gli otto giorni dopo i quali egli doveva essere circonciso» (Luca 2,21). In lui il vecchio Simeone vede la salvezza di Dio per tutti, «e il padre e la madre restavano meravigliati delle cose che dicevano di lui» (Luca 2,33).

Se allarghiamo lo sguardo alla vita di Gesù, raccontata nei Vangeli, ci imbattiamo nella sorpresa dei teologi e di molti religiosi i quali, avendo udito Gesù dodicenne, andato a Gerusalemme in vista della cerimonia per il raggiungimento della maggiore età religiosa, «si stupivano del suo senno e delle sue risposte» (Luca 2,47). Quegli stessi religiosi, in occasione della festa delle Capanne, alcuni anni dopo, si chiedono: «Come mai costui s’intende di Scritture, senza avere fatto studi?» (Giovanni 7,15).

Non dimentichiamo poi la sorpresa di Simone e Andrea, pescatori di Galilea, nel sentirsi dire: «Seguitemi, e io farò di voi dei pescatori di uomini» (Marco 1,17). Pescare uomini non è come pescare pesci. Come mai Gesù sceglie, per un’impresa tanto difficile, uomini oscuri e non uomini illustri, dei lavoratori e non degli intellettuali, degli illetterati e non dei dotti?

C’è la sorpresa dei pubblicani – disprezzati perché religiosamente non in regola – di sentirsi cercati e non evitati, amati e non giudicati, chiamati e non esclusi. La sorpresa di Zaccheo di sentirsi dire: «Anche questo è figlio di Abramo» (Luca 19,9). Il popolo teneva i pubblicani a distanza. Perché Gesù non li evita, e anzi li cerca?

C’è la sorprea dei farisei e degli scribi di sentirsi giudicati e contestati, anziché onorati e ubbiditi – loro che conducevano una vita irreprensibile dal punto di vista del rispetto delle norme religiose. Cos’è successo? Perché scribi e farisei sono criticati aspramente e invece la folla accorre ad scoltare il falegname di Nazaret, e si stupisce della sua dottrina, poiché egli parla «come uno che ha autorità, e non come gli scribi?» (Marco 1,22).

C’è la sorpresa della donna adultera di non essere abbandonata al proprio destino – quello di essere lapidata, secondo la legge dell’epoca – ma anzi liberata dal pericolo e, più ancora, dalla colpa. Perché Gesù non la condanna? Perché i suoi accusatori battono in ritirata? La giustizia divina non coincide più con l’applicazione della legge?

C’è la sorpresa dei ciechi che vedono, dei paralitici che camminano, dei malati che guariscono, la sorpresa di vedere cose mai viste e di ascoltare cose mai sentite prima. Come mai, quando passa Gesù, nulla resta come prima?

E c’è infine la sorpresa dei poveri, che pensavano di essere ai margini del popolo di Dio e invece si vedono trattati da Gesù come i veri destinatari della buona notizia. Le beatitudini iniziano, non a caso, proprio da loro. Come mai gli ultimi, con Gesù, diventano primi, e i lontani vicini?

È il caso di dire che l’evangelo, la buona notizia portata da Gesù, è pieno di sorprese. E lo è anche per chi, come noi, crede di conoscerlo bene, di averne colto il senso, di averne capito il significato. Attenzione, perché anche noi, come molti contemporanei di Gesù, potremmo essere colti di sorpresa. Anche noi, che del Natale che si avvicina pensiamo di sapere tutto e dal Natale non ci aspettiamo più nessuna sorpresa, potremmo essere trovati tra quelli che vengono bruscamente risvegliati. Ha scritto il teologo protestante Paul Tillich: «Penso al teologo che non aspetta Dio perché lo possiede, chiuso in una dottrina. Penso allo studente in teologia che non aspetta Dio perché lo possiede, chiuso in un libro. Penso all’uomo di chiesa che non aspetta Dio perché lo possiede, chiuso in un’istituzione. Penso al credente che non aspetta Dio perché lo possiede, chiuso nella propria esperienza». Tutti questi, e molti altri ancora – e magari noi potremmo essere tra quelli – potrebbero andare incontro a molte sorprese.

E del resto, quante sorprese ci sono state, nel corso della storia del cristianesimo e nella storia dell’umanità. Per quanto tempo, ad esempio, le donne sono state relegate in ruoli subalterni, per quanti secoli non hanno potuto parlare, sono state escluse – e ancora a volte sono escluse – da posizioni di autorità? E quanto tempo c’è voluto finché, con grande sorpresa, abbiamo capito che Dio affida alle donne gli stessi compiti tenuti gelosamente stretti dagli uomini? E quante altre persone, dai disabili agli omosessuali, sono stati considerati castigati da Dio e peccatori? E quanto tempo c’è voluto finché, con grande sorpresa, abbiamo capito che Dio posa su di loro uno sguardo amorevole e accogliente, lo stesso sguardo con cui guarda l’intera umanità?

Davvero, le sorprese di Natale, le sorprese della venuta di Dio nel mondo, non sono ancora finite.

Pastore Paolo Tognina