Fra li tanti cà e cuntradi,
surpassadi a la sfügida,
fra li centu e plü burgadi,
ghéum la nossa preferida.
Par tüc nualtri pör budan,
al plü car da quii paes,
l’era cert Casalbütan,
un gross borgu i’ ‘l Cremunes.
Così canta Achille Bassi nel quinto canto dei Pusc-ciavin in bulgia ricordando con intensità struggente i tempi dell’emigrazione stagionale dei calzolai poschiavini nella Bassa Cremonese e Bresciana da tempi immemorabili fino all’Unità d’Italia. Ebbene il Coro di S. Cecilia ha deciso di fare il suo viaggio proprio in quelle terre: Casalbuttano, Cremona e dintorni con una puntata fino a Parma. Più che visitare i luoghi della nostra antica emigrazione, l’obiettivo era ovviamente di ammirare le attrazioni di quei luoghi, come il Teatro Regio di Parma, il battistero e la cattedrale, il Torrazzo e la cattedrale di Cremona, centro mondiale della liuteria e del torrone.
I partecipanti non dimenticheranno tanto facilmente le paste, le polentine e i risotti, gli arrosti, le costine e il pesce, i formaggi, i dolci e i vini degli agriturismi e dei ristoranti della campagna e delle città. Così come ricorderanno la recita del Macbeth di Verdi al Teatro Regio, il capolavoro assoluto della cattedrale e del battistero di Benedetto Antelami a Parma, il campanile alto 112 metri – il secondo più alto d’Italia, con 486 scalini per arrivarci quasi alla cima, detto il Torrazzo –, munito di uno dei più famosi orologi astronomici del mondo, risalente al 1583. Il Torrazzo che oltre ad essere l’emblema della città ha dato il nome e la forma al famoso dolce, il torrone, inventato a Cremona nel 1441 per le nozze di Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza. E ovviamente ricorderanno con piacere il famoso Museo del Violino, essendo Cremona il centro della liuteria mondiale. Un ricordo edificante rimarrà pure il Santuario della Madonna di Caravaggio con la sua imponente architettura, la fonte miracolosa e l’altare dell’apparizione risalente al 1432.
Ma se c’è una cosa che rimarrà indelebile nella memoria di tutti, una cosa esclusiva che non rientra nei soliti circuiti del turismo ufficiale, è la visita ai luoghi dell’umile e ormai dimenticata emigrazione dei nostri antenati calzolai. E questo grazie al signor Roberto Lanfranchi, cittadino italiano residente a Cremona, ma discendente di un certo Giovanni Francesco Luigi dell’Annunziata che nel lontano 1836 si stabilì a S. Vito di Casalbuttano, esercitando la sua professione prima in una casa d’affitto poi in una casa propria. Si unì in matrimonio con Tosini Giuseppa nel 1837. Impiegò nella sua impresa numerosi conterranei (Menghini, Vassella, Lardi e Lanfranchi) facendoli anche padrini dei suoi figli.
Il signor Lanfranchi con la gentile consorte Paola ci ha accolti in uno stupendo agriturismo come fossimo parenti, ci ha fatto la storia della sua famiglia e della vita dei nostri emigranti. Ci ha portato a vedere la chiesa di S. Giorgio di Casalbuttano e la grande piazza cantata da Achille Bassi, il punto di incontro di questi emigranti dove si scambiavano notizie tra chi arrivava e chi tornava a Poschiavo. Ha distribuito a tutti materiale illustrativo concernente i luoghi e la storia dei nostri autentici Pusc-ciavin in bulgia, facendoci sentire come a casa nostra. Un avvenimento del tutto eccezionale, per cui da queste colonne al signor Roberto e alla signora Paola vogliamo esprimere la nostra profonda riconoscenza.