Alberto Gobetti parla della misteriosa San Romerio

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Foto di Bruno Raselli

Lo scorso, 25 maggio, in Casa Besta a Brusio, si è svolta l’assemblea ordinaria della Società Storica. Di seguito, dopo la parte statutaria, si è ampiamente parlato della Chiesa di San Romerio e della sua lunga storia ancora in parte avvolta nel mistero: i restauri sono stati l’occasione di approfondire molti aspetti ancora sconosciuti. Di questo e di tanto altro ha parlato Alberto Gobetti incaricato per gli aspetti storici dell’opera.

Partendo con un paragone con la “creatura” di Mary Shelley (Frankenstein), Gobetti ha raccontato di come la Chiesetta di San Romerio abbia, per così dire, preso nuova vita dal fulmine, che il 17 luglio del 1947, circa un anno dopo la fine della seconda guerra mondiale, la centrò in pieno danneggiando la torre campanaria. Il Comune di Tirano, proprietario della struttura, peraltro, si era proprio dimenticato di assicurarla contro i fulmini. A Brusio qualcuno si accorse immediatamente dell’accaduto, ma le prime autorità ad indagare il monumento arrivano solo un anno dopo, nel 1948, sollecitate dal comitato a favore della Chiesa fondato nel 1945 su spinta di Giuliani e del monsignor Caminada (all’epoca Vescovo di Coira).

La Chiesa di San Romerio venne in quel frangente trovata in condizioni pessime e quindi già nel marzo del ‘49 iniziò una raccolta di fondi significativa a suo favore. Contribuirono il Cantone per un 20%, la Confederazione per un altro 20%, il Vescovato in significativa parte e per la restante parte ci fu una colletta dei cittadini della Valposchiavo. Nel luglio del 1950, poi, i fondi che il Governo Cantonale aveva vincolato all’ipotesi che la Chiesa fosse ceduta alla parrocchia Cattolica di Brusio venne cassato e il Cantone decise di dare questo contributo rinunciando al passaggio di proprietà. Nel 1951 si  pose mano al restauro della facciata ovest, che stava crollando: l’ipotesi iniziale di abbatterla e di arretrarla, ipotizzata dai tecnici, venne scartata. Si ritenne più opportuno costruire un arco di 7 metri appoggiato sui due basamenti di roccia a nord e a sud della navata, sui quali appoggiare la nuova facciata, limitando l’arretramento a pochi gradi nell’angolo sud. La demolizione e gli scavi operati per la costruzione di tale opera rivelarono l’esistenza sotto la parte occidentale della Chiesa di uno spazio vuoto, riempito di ossa e di detriti: una vera e propria cripta ipogea, scavata interamente nella roccia. Venne inoltre ritrovato un affresco in ottimo stato di cui purtroppo nessuna fotografia è stata ad oggi ritrovata, solo alcuni disegni. “Dell’affresco non si sa più nulla, – spiega Gobetti – mi auguro si faccia luce prima o poi su questo aspetto. Difficile date le condizioni dichiarate dell’opera (come fresca) che si sia sbriciolato, ma chi lo ha portato via allora? Nessuno ha indagato”.

Durante questo lungo excursus dello storico, che potete trovare in forma integrale qui https://www.youtube.com/watch?v=AjhiQ3Cd3Z0&t=7s , oltre allo scandire le tappe dei lavori e a ricordare i tanti coinvolti, sono stati indagati molti aspetti controversi e se vogliamo ancora “misteriosi” legati alla Chiesa di San Romerio. L’impegno da parte della proprietà, cioè del Comune di Tirano, di prendersi cura dell’edificio agli occhi delle autorità cantonali e federali e della stesse comunità della Valposchiavo pose fine una volta per tutte alle diatribe sulla proprietà dell’edificio e sui doveri di custodia: l’atto fu registrato presso l’Ufficio ipoteche del comune di Brusio  l’8 luglio del 1953, e prevede fra l’altro che il Comune di Tirano si impegna a non eseguire lavori sulla struttura della Chiesa senza il consenso della Confederazione e a mantenerla fruibile al pubblico.  

Lo scorso anno, i lavori archeologici hanno portato alla scoperta le fondamenta dell’abside originale, assai più piccola dell’attuale, circolare – tipica delle chiesette romaniche, molto simile a quella di Santa Perpetua. Questo ritrovamento ha portato tantissimi nuovi interrogativi sul motivo del successivo ampliamento del coro. Parlando dell’obbligo dei canonici della Basilica di Tirano di celebrare annualmente 36 messe a San Romerio in memoria dei confratelli fondatori della chiesa, Gobetti notava come le celebrazioni si svolgessero nel limitato periodo di una settimana, generalmente fra luglio e a agosto, e vedessero la partecipazione di cinque sacerdoti coadiuvati da un chierico. Trattandosi di celebrazioni collettive e corali (le messe lì celebrate erano tutte cantate, e celebrate insieme), l’esigenza di godere di uno spazio liturgico absidale più ampio potrebbe aver giustificato l’ampliamento dell’abside attuale, di forma quadrata, molto più corrispondente ai canoni liturgici barocchi.

Fra le tante scoperte e misteri elencati da Alberto Gobetti anche la scoperta, già da parte dei tecnici svizzeri nel corso dei rilievi del 1951, della presenza di sepolture nell’area del loggiato esterno posto esternamente al portale d’ingresso, attestato dal ritrovamento di scheletri in posizione fetale; la presenza dei basamenti di un muretto che correva tutt’intorno alla chiesa nel prato posto a nord della navata, rilevato dalle indagini sonar effettuate dagli archeologi lo scorso anno, collimano con le informazioni di un documento del 1652 in cui si fa menzione di uno spazio tutt’intorno alla chiesa destinato a cimitero.

Ivan Falcinella
Membro della redazione