A “Paneneve” e al “Marcù in plaza” concedetevi una pausa alla postazione di Amnesty

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Anche quest’anno Amnesty International sarà presente a queste due manifestazioni con la raccolta di firme e con la vendita di candele.

Durante il mese di dicembre la sezione svizzera di Amnesty e i suoi vari gruppi partecipano alla Maratona di lettere che si svolgerà su scala internazionale. Ancora una volta, persone di tutto il mondo invieranno migliaia di lettere destinate ai governi responsabili di detenzioni arbitrarie, di torture, di maltrattamenti o di minacce verso persone colpevoli solo di essersi impegnati pacificamente a difendere le loro convinzioni. Le lettere sono un segno di solidarietà che arriva direttamente nelle celle e a casa delle famiglie di chi ha subito un’ingiustizia, un segno di conforto che si oppone all’oblio, atteggiamento quest’ultimo molto diffuso, purtroppo, anche alle nostre latitudini.

Il successo di questa iniziativa non è scontato, ma l’impatto positivo è più frequente di quanto si possa immaginare. Le lettere aiutano a raggiungere risultati concreti: una liberazione, il miglioramento delle condizioni di detenzione, protezione contro le minacce, aperture di inchieste e quant’altro. Quest’anno, in occasione della ricorrenza della giornata internazionale dei diritti umani e anche della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, sono stati scelti cinque casi di donne vittime di ingiustizie di vario genere. Le lettere che vi invitiamo a firmare riguardano:

  • Nonhle Mbuthuma in Sudafrica. Lotta, in nome della sua comunità, contro una società mineraria che vuole estrarre il titanio dalle sue terre ancestrali. Per questo suo impegno ha subito intimidazioni e minacce, ed è anche sopravvissuta a un tentativo di assassinio. Qualcuno vuole ridurla al silenzio, ma lei non intende cedere: “Se prendete le mie terre, mi togliete la mia identità”.
  • Gulzar Duisjenova in Kirghizstan. Sa cosa significa vivere con un handicap. Nel 2002, in seguito a un incidente stradale, ha perso l’uso delle gambe. Da allora consacra la sua vita a lottare affinché le persone disabili possano vivere una vita dignitosa e spostarsi liberamente. È quotidianamente vittima di discriminazione, in una società in cui si ritiene che le donne non si debbano esprimere e che considera le persone portatrici di handicap come “invalide”.
  • Atena Daemi in Iran. Come molti altri sogna che la pena di morte sia abolita in Iran. Ha pubblicato le sue richieste su Facebook, Twitter e Instagram, distribuito volantini e partecipato a manifestazioni pacifiche. Contro ogni logica queste semplici azioni sono considerate delle “prove” per condannarla a sette anni di carcere. Il suo processo è durato solo 15 minuti, e in prigione ha subito violenze e trattamenti degradanti.
  • Vitalina Koval in Ucraina. Lavora sodo per sostenere la comunità LGBTI della sua città. Questo nonostante sia stata aggredita dopo aver organizzato una manifestazione pacifica in occasione della giornata internazionale dei diritti delle donne. Da diversi anni ormai si assiste a un aumento generalizzato delle intimidazioni da parte di gruppi di estrema destra attivi in Ucraina. Vitalina e le persone che con lei si battono per i loro propri diritti meritano il nostro sostegno.
  • Geraldine Chacon in Venezuela. Ha sempre sognato di difendere gli altri. Per questo motivo aiuta i giovani della sua città natale (Caracas): vuole assicurarsi che abbiano i mezzi per difendere i loro propri diritti. È perseguitata dalle autorità solo perché tenta di migliorare la vita nel suo paese. Per quattro mesi è stata detenuta in condizioni pietose e ora non ha il diritto di lasciare il paese. Il suo caso rimane aperto: potrebbe venir nuovamente arrestata in qualsiasi momento.

Ogni firma a favore di queste persone servirà d’aiuto a migliorare la loro situazione. Vi aspettiamo quindi numerosi a “Paneneve” domenica 2 dicembre e al “Marcù in plaza” la domenica successiva, il 9 dicembre.


Per il Gruppo Amnesty Valposchiavo
Roberto Tognina