Globalizzazione a misura d’uomo e territorio

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I riconoscimenti più importanti e significativi degli ultimi dieci anni, che sono di rilevanza nazionale e internazionale per la valle di Poschiavo, sono stati quelli legati ai prodotti agroalimentari e al paesaggio. Dieci anni fa la tratta Tirano – St. Moritz della ferrovia Retica è stata inserita nel patrimonio mondiale dell’UNESCO e ultimamente, grazie alla collaborazione con altri stati dell’arco alpino, è avvenuta l’accettazione come patrimonio immateriale dell’umanità dell’arte dei muri a secco, che caratterizzano il paesaggio della Valposchiavo e della Valtellina. Per completare, il terzo riconoscimento arriverà, premesso giunga sul tavolo della commissione dell’Unesco e sia confermato, anche quello legato alla cultura alimentare alpina, di cui sarà avanzata la candidatura entro la fine del 2019.

In valle ci sarebbero pure, nel campo della produzione di energia, le premesse per una produzione al 100% rinnovabile, basterebbe creare delle intese fra pubblico e privato per valorizzare la forza calorica del legno, del sole e della biomassa, che assieme all’idroelettrico andrebbero nella direzione auspicata a livello federale con la strategia energetica 2050. Una regione con una produzione biologica ed energetica 100% rinnovabile avrebbe un impatto promozionale di grande risonanza nazionale e internazionale, oltre che migliorare ancora la qualità di vita ai residenti. Progetti analoghi, con collaborazioni regionali, interregionali e internazionali, se ben gestiti sono vitali per le valli di montagna ed evidenziano una dinamica economica e sociale importante. Potrebbero sviluppare una nuova tendenza in grado di contrastare gli effetti negativi della globalizzazione, mantenendo e creando così delle prospettive nei nostri territori.

La reazione al fenomeno della globalizzazione è quello di riuscire a preservare i territori dall’indifferenza, dall’incuria e dalle tendenze di massa, di mantenere le caratteristiche ambientali, architettoniche e urbanistiche delle borgate e di rinnovare le tradizioni locali. La globalizzazione genera vari effetti. I risvolti negativi più evidenti legati a questo processo, senza troppa enfasi etica, sono quelli economici, che portano ricchezza a poche multinazionali e gruppi d’interesse, mentre le conseguenze sfavorevoli sono distribuite sulle spalle di tutti i cittadini e degli stati a livello mondiale. Difatti guerre, sfruttamento ambientale e umano producono una distribuzione iniqua delle risorse: disoccupazione, inquinamento ed emigrazione. Mentre i vantaggi della globalizzazione, per citarne alcuni, sono la condivisione del sapere, della ricerca, della comunicazione, la libera circolazione di merci e persone… Saper integrare gli aspetti positivi della globalizzazione nella vita quotidiana degli abitanti e sul territorio, se l’idea è ben concepita, potrebbe essere molto interessante.

L’intenzione del cantone dei Grigioni di investire dai 30 ai 70 milioni per creare una allacciamento a banda larga per l’internet ultra veloce collegando le varie regioni dei Grigioni con il resto del mondo potrebbe essere un vantaggio per il settore imprenditoriale, sanitario, scolastico e turistico. Potrebbe aiutare a mettere in rete le offerte turistiche, i prodotti locali e creare nuove possibilità di lavoro. Se allo stesso tempo a livello regionale si ragionasse sugli investimenti indispensabili, si trovassero delle soluzioni condivise per i problemi da risolvere e gli investimenti sul territorio fossero razionali ed efficienti, verrebbe ulteriormente innalzata la condizione economica. Apparentemente si ha l’impressione che esista un potenziale di sviluppo in valle oltre a quello già esistente. Serve innanzitutto, per dei ragionamenti concettuali coordinati, la volontà e la determinazione di tutti, in un processo che deve coinvolgere i cittadini, i comuni, le autorità, i rappresentanti politici e le aziende. Se esistono delle premesse per uno sviluppo ragionevole e duraturo in valle, quello che sembra mancare alle nostre latitudini e a tutti i livelli è la volontà di creare collaborazioni propositive e vincenti.


Renato Isepponi

3 COMMENTI

  1. Caro Reto, hai ragione a porti queste lecite domande.
    Dovresti forse avere anche le risposte. La politica, che ci sta a fare? Anche per risolvere questioni simili, eleggiamo chi ci governa (o dovrebbe), eleggiamo rappresentanti nel governo, commissioni forse no (lo saprai Tu)… Non penso si possano incolpare „solo“ gli uffici del cantone. E non si tratta di trovare colpevoli, bensì di risolvere le problematiche in modo sensato. Bun Ann!

  2. Bell’articolo complimenti. Hai ragione Renato, serve volontà e determinazione per creare nuovi posti di lavoro. Dobbiamo provare di tutto per fare in modo che questo succeda. Carlo Vassella è stato bravo, ha creato lavoro in Valle nel settore innovativo delle energie rinnovabili, un bell’esempio !
    Non dimentichiamoci però i POSTI DI LAVORO ESISTENTI. Quelli li diamo per scontati e nessun ufficio di promozione economica se ne occupa. Servono anche qui volontà e determinazione per mantenerli. Sono da proteggere a denti stretti. Gli enti pubblici ( Cantone e Comune) danno un supporto per proteggere i posti di lavoro esistenti?
    Faccio tre esempi nel settore edile del Comune di Poschiavo degli ultimi anni:
    1. Estrazione e lavorazione del Serpentino: materiale pregiato e conosciuto in tutta la Svizzera e nel mondo. Leggi e imposizioni sproporzionate su sicurezza e protezione della salute causano una necessità di investimenti impossibili da finanziare. Nessuna eccezione per aiutare la piccola azienda da parte degli enti preposti costringono alla chiusura sia la Cava al Clef che l’officina di lavorazione. Nel frattempo la stessa roccia con lo stesso contenuta di Amianto vien lavorata in condizione di lavoro ben più carenti nella Valmalenco e venduta in tutto il mondo. Cosa ha intrapreso l’ente pubblico per salvare quei 5-6 posti di lavoro?

    2. Estrazione e lavorazione sabbia e ghiaia al Cambrena: il Cantone obbliga la ditta a chiudere l’estrazione e la lavorazione di una materia prima di ottima qualità, molto usata e richiesta sia in Valle che in Engadina. Sono 2-3 posti di lavoro andati persi alla fine del 2017. Cosa abbiamo fatto per salvare questi posti di lavoro?

    3. Nel 2015 è stata smantellato l’impianto per l’estrazione della sabbia a Li Geri su ordine del Cantone. La sabbia era di buona qualità rotondeggiante e dunque ideale per la produzione del calcestruzzo. Sono andati persi 2-3 di posti di lavoro. Abbiamo fatto qualcosa per salvare questi posti di lavoro?

    4. Presumibilmente nel 2021 su pressione nuovamente del Cantone oltre che di gruppi privati e associazioni ambientaliste verrà chiusa la produzione del calcestruzzo a Li Geri e probabilmente la produzione di inerti a Camp Martin. Andranno persi 6-7 posti di lavoro. C’è qualche ente pubblico che stà intraprendendo qualcosa per salvare questi posti di lavoro ?

    Da questi pochi esempi sembra che, parecchie volte l’Ente pubblico oltre a fare poco per proteggere i posti di lavoro, sia la causa della loro perdita.
    Per MANTENERE I POSTI DI LAVORO ESISTENTI non dobbiamo inventare niente di straordinario, dobbiamo solo creare le condizioni perché il lavoro possa continuare e proteggerlo dagli attacchi esterni, provenienti ahimè spesso dagli uffici e dai burocrati cantonali.