Troppo facile demonizzare gli oppositori del 5G

Spesso i sostenitori della tecnologia legata al 5G (tra i quali purtroppo anche personaggi pubblici che dovrebbero attenersi fedelmente ad una corretta informazione) invece di portare argomenti a supporto del loro punto di vista, ne denigrano gli oppositori. Questi ultimi vengono definiti come cittadini poco informati e creduloni, vittime di favole metropolitane, oppure biechi complottisti al soldo di chi sa quale industria rivale. A questo stadio delle cose, è come se si screditassero impunemente scienziati, ricercatori e medici ignorando la loro valenza e la loro etica professionale. Sta di fatto che centinaia di loro hanno lanciato appelli a livello internazionale per chiedere ai governi di rinunciare a questa tecnologia a causa dei danni che essa provoca alla salute e all’ecosistema. Già nel 2017, un gruppo di 170 scienziati indipendenti firmò un appello rivolto alle istituzioni dell’UE, supportato da una vasta documentazione, che chiedeva di bloccare le tecnologie 5G in attesa di accertarne i rischi per la salute.

E la Confederazione cosa fa? Vende le nuove frequenze ai maggiori operatori di telefonia mobile del nostro territorio senza attendere i risultati di ulteriori studi attendibili.

Non ci si stupisca quindi che delle persone con una coscienza sociale sviluppata e una solida comprensione dei propri diritti civici comincino ad informarsi e ad approfondire l’argomento. Questi cittadini sono guidati dai propri principi etici e dal bisogno di fare chiarezza. Per inciso: il tempo e il denaro per la realizzazione delle loro iniziative vengono messi a disposizione spontaneamente. Parliamo, nel concreto, di un enorme impegno e investimento personale a favore della collettività. Si tratta di persone che rivendicano che la Confederazione -responsabile della nostra salute e di quella del nostro ambiente- attenda che risultati scientifici a favore dell’innocuità di questa nuova tecnologia siano forniti prima di permetterne il dispiegamento! Poiché questo non sta accadendo, poiché secondo il nostro governo Cantoni e Comuni non hanno voce in capitolo, ai cittadini non resta che far sentire la propria opinione tramite interviste, articoli nei quotidiani, conferenze, congressi e manifestazioni.

In Svizzera 430’000 persone soffrono di sintomi e si ammalano per cause legate alle radiazioni non ionizzanti, questo è quanto stabilito in un rapporto della Confederazione del 2017 redatto dai Medici per l’ambiente. Si consideri che le emissioni elettromagnetiche delle centinaia di nuove antenne 5G andranno ad accumularsi alle già esistenti. Quando si passerà all’utilizzo delle onde millimetriche, verranno installati ripetitori ogni 100 metri (sui pali della luce e all’interno dei tombini), inoltre una miriade di satelliti 5G irradierà il pianeta dallo spazio, di conseguenza non esisteranno più aree prive di onde.

Al prof. Franco Cavalli, stimato medico e politico, che in data del 5 luglio 2019 su La Regione affermava che: «non si può escludere che ci siano effetti cancerogeni, ma se dovessero esserci, il loro impatto sarebbe molto ridotto rispetto ad altri fattori di rischio dimostrati come fumo, abuso di alcol, obesità esposizione ad amianto, glifosati o radon» vogliamo rispondere che ad oggi, essendo consapevoli dei fattori di rischio da lui citati, noi possiamo scegliere di evitarli. Cosa che non potremmo fare se la tecnologia 5G dovesse effettivamente essere sviluppata su larga scala e a tappeto, sfruttando quella parte di spettro comprendente le onde millimetriche, fino ad ora inutilizzate.

Altrettanto fuorviante è la dichiarazione che con il 5G aumenteranno i posti di lavoro. Ebbene, ovunque sia stato dato spazio a maggiore tecnologia, si sono persi posti di lavoro, sostituendo macchine a persone. Cosa accadrebbe con lo sviluppo spinto all’estremo dell’internet delle cose e dell’intelligenza artificiale?

La popolazione ha il diritto di essere informata sulle possibili conseguenze di una tecnologia sbandierata unicamente come opportunità, ma per chi?


Gruppo Stop 5G Ticino e Grigioni italiano

Maria Invernizzi