Come già anticipato dai media nel corso delle ultime settimane, dallo scorso venerdì Marco Camensich è ormai un uomo libero. Lo ha reso noto l’emittente RTR martedì 14 marzo, citando per l’occasione non meglio precisate fonti indipendenti.
Voci che davano per scontata l’imminente liberazione dell’attivista antinucleare valposchiavino si rincorrevano già da tempo, prevedendo quale possibile momento per la definitiva scarcerazione la prossima fine di marzo. Marco Camenisch, che si trovava ininterrottamente in prigione dal lontano 1991, stava scontando una pena detentiva che sarebbe scaduta ufficialmente nel maggio del 2018, condanna inflittagli da una corte d’assise del Canton Zurigo per l’omicidio di una guardia di confine avvenuta nel 1989 nei pressi di Brusio, delitto peraltro sempre contestato dallo stesso Camenisch.
Ricordiamo che il nome dell’ecoterrorista nato e cresciuto a Campocologno era balzato agli onori della cronaca già verso la fine degli anni ’70 per aver perpetrato degli attentati dinamitardi a tralicci dell’alta tensione nei pressi di Sargans, crimini che gli erano valsi una condanna a 10 anni di detenzione. La sua storia è pure legata alla fuga con altri cinque commilitoni dal carcere zurighese di Regensdorf, nel 1981, in cui rimase uccisa anche una guardia carceraria.
Camenisch, la cui dimora dopo il rilascio non è stata resa nota, si stava già preparando da oltre un anno alla libertà, potendo usufruire d’un permesso per recarsi al lavoro di giorno in una struttura esterna, con obbligo di rientro serale. La sua scarcerazione definitiva chiude una vicenda giudiziaria durata quasi quattro decenni, tra le più lunghe nel suo genere in Svizzera.
Piero Pola