Essere una presenza nella vita della comunità

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Incontro con Don Witold Kopec
Domenica 2 giugno 2013 la comunità cattolica ha festeggiato l’arrivo di Don Witold Kopec nella Parrocchia di San Vittore Mauro. Le settimane seguenti all’evento ho quindi chiesto al nuovo vicario parrocchiale di Poschiavo un incontro per conoscere la sua persona.

 

Venerdì 28 giugno, molto gentilmente, mi ha ospitato in Casa parrocchiale e lì abbiamo parlato di varie tematiche che mano a mano si presenteranno lungo questo articolo. In corsivo compaiono le parole di Don Witold, in tondo le domande che gli ho posto durante il dialogo e anche alcune considerazioni nate durante la stesura del testo.

Come molti ormai sanno, Don Witold Kopec (la lettera finale si pronuncia con la C [tʃ] di ciao) è originario della Polonia, nato a Nisko nel 1970. Cresciuto nella Parrocchia del luogo nativo dove ha alimentato la fiamma della passione verso Gesù, ha iniziato il cammino sacerdotale nel 1989 frequentando il Seminario Maggiore di Przemysl. Nel 1995 è stato ordinato sacerdote a Sandomierz, nel 2000 ha conseguito la laurea in Teologia pastorale nella Pontificia Accademia Teologica di Cracovia e su invito del proprio Vescovo ha continuato gli studi di dottorato all’Università Cattolica di Lublino. Nel 2003 si è trasferito in Italia in seguito a un accordo tra i vescovi di Sandomierz e di Castellaneta. Nella Diocesi pugliese si è adoperato come Vice-Parroco, Amministratore parrocchiale e Cappellano Ospedaliero. Dopo anni di esperienza pastorale, nel 2011, ha ricevuto la cittadinanza italiana e gli è stato conferito l’incarico di Parroco della Parrocchia del S.Cuore di Gesù a Mottola.

L’ultimo cambio di Parrocchia è ormai argomento attuale per i parrocchiani e per tutta la popolazione della Valposchiavo. Una convenzione tra il Vescovo di Castellaneta, Mons. Pietro Maria Fragnelli, e il Vescoco di Coira, Mons. Vitus Huonder, stabilisce che Don Witold Kopec ottemperi un anno di ministero sacerdotale nella Parrocchia di San Vittore Mauro a Poschiavo, dal 1 giugno 2013 fino al 31 maggio 2014, nel ruolo di Vicario parrocchiale.

Don Witold è molto felice di iniziare una nuova esperienza in un luogo che non aveva mai frequentato, e – mi riferisce – “dove i laici hanno un’importante voce in capitolo nelle decisioni della Chiesa locale”. Alle mie domande sulle sue aspettative mi risponde in maniera pacata: “Non conosco ancora la mentalità e la cultura del posto, non conosco le persone. Ho bisogno di conoscere questa realtà, capire prima di poter valutare come agire e come affrontare le situazioni. Certo, mi auguro di essere un sacerdote presente all’interno della comunità.

 

I primi giorni Don Witold li ha passati a disfare bagagli e ad ambientarsi nel nuovo posto prendendo i ritmi delle attività ecclesiastiche di Poschiavo. “Devo trovarmi in questa realtà. Le abitudini e le usanze sono totalmente nuove e il modo di vivere è diverso rispetto a dove ho vissuto e professato. Credo che si possa capire l’enorme differenza che c’è tra il passare da una cittadina di 20-40 mila persone nell’Italia meridionale a un borgo alpino. Mi ci devo abituare.

 

Il 2 giugno 2013 la Comunità cattolica ha organizzato una festa di benvenuto a Don Witold con invito alla celebrazione religiosa seguita da aperitivo e pranzo. “È stato un bel benvenuto e una festa partecipata da molte persone. C’erano parrocchiani di tutte le altre comunità vicine. Mi sembravano davvero contenti della mia presenza.” Probabilmente, la comunità ha tirato un sospiro di sollievo realizzando di avere finalmente un sacerdote impegnato a tempo pieno per adempiere le funzioni eucaristiche e svolgere altri compiti importanti come la diffusione della Parola di Dio e il sostegno alle persone della comunità. L’attesa snervante dei mesi scorsi, così, è finita e con l’arrivo di Don Witold si è voltato pagina.

 

Nel servizio delle “Voci del Grigioni italiano” del 7 giugno 2013 (ascolta la trasmissione dal minuto 6:25 cliccando QUI), il giornalista Piergiorgio Evangelisti ha registrato un brano dell’omelia di Don Witold e ha raccolto le parole d’entusiasmo dei parrocchiani presenti, parole che indicavano il nuovo prelato di Poschiavo come “un punto di riferimento per la comunità”, “un parroco a nostra misura”, “un parroco che ci guida”. Pensando alla situazione passata, viene facile pensare alla metafora del gregge smarrito che ora ha ritrovato il pastore che lo possa guidare. Ho chiesto a Don Witold se egli si considera una guida. “Nel bando di concorso pubblicato si cercava un parroco. Sinceramente, non ho afferrato ancora bene come la comunità legga questa parola (una guida, un pastore, un amministratore, ecc.). Saranno questioni da definire soltanto compiendo il percorso assieme alla comunità. Per questo è fondamentale l’ascolto, il dialogo, rispetto e fiducia. È necessario che io conosca la comunità e la comunità conosca me.”

 

Continuando a parlare con Don Witold ci si accorge di un punto chiave che ha ben chiaro, e che si può sintetizzare in queste parole: “Vorrei essere una presenza nella vita della realtà che mi ospita”. Quindi, una persona presente – come ha detto ai fedeli accorsi a udire la sua prima omelia a Poschiavo – poiché “la provvidenza divina ha deciso che dobbiamo fare un tratto di strada insieme”; e presente – aggiungerei – come il pastore che deve comprendere le esigenze del gregge per poterlo guidare.

 

Ogni credente è soddisfatto se si creano degli stimoli per proseguire il cammino verso il regno di Dio. Quindi, la fede conta ed è la forza primigenia di ogni cristiano, ma a volte è un po’ fiacca, come la si ravviva? “Il sacerdote dovrebbe trasmettere l’entusiasmo del vivere il Vangelo di Gesù, di prenderlo sul serio, di essere cristiani, di conoscere la sua Parola, il suo Volto. Egli dovrebbe suscitare curiosità e parlare del Vangelo in maniera interessante. Certo, lo si può fare grazie alla preparazione dottrinale ma è molto importante anche come si riesce a scrutare la Parola di Dio e appunto come si è in grado di presentarla”.

 

Venerdì 7 giugno Don Witold ha celebrato il Culto dello scolaro e ha avuto il primo contatto con la gioventù cattolica di Poschiavo. Ad agosto, a inizio anno scolastico, terrà l’insegnamento religioso della 5. e della 6. classe delle scuole elementari, adoperandosi nella preparazione degli allievi alla Cresima. A proposito, gli domando come si riesce a tener viva la fiammella della fede nei fanciulli e negli adolescenti: “Bisogna far vedere che la Parola di vita, il Vangelo ha assolutamente a che fare con la vita quotidiana e far capire che la figura di Gesù è sempre presente nella vita”. Ormai tutti i giovani utilizzano mezzi moderni di comunicazione. Potrebbero essere utili per trasmettere il messaggio del Vangelo? “Questi mezzi di comunicazione ti catapultano in un mondo virtuale distogliendoti dai veri rapporti interpersonali. Questi strumenti di comunicazione non possono di certo sostituire il dialogo della catechesi. Ciò che conta è l‘incontro personale, vivo, la relazione, l’ascolto, la Parola e quindi è fondamentale avere un contatto reale.

 

Passiamo agli anziani. Di cosa hanno bisogno? “Hanno bisogno di una presenza che stia con loro, che gli presti attenzione e che li ascolti. Ripeto, alla base di tutto deve esserci la presenza. Naturalmente ognuno è diverso e occorre capire le sue aspettative. Ciò lo si fa grazie a un cammino in comune, al dialogo, incontrandosi, prendendo anche un caffè insieme. Così si costruisce un rapporto, una relazione nel momento che mi rendo presente e posso dire: io ci sono per te”.

 

Ringrazio Don Witold Kopec per la disponibilità e il prezioso tempo che mi ha concesso.