Taglio dello stipendio: il podestà si difende

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“Credo nel buon senso della Giunta di Poschiavo”
L’UDC Valposchiavo contesta l’aumento del salario dei municipali di Poschiavo che era stato deciso 2 anni fa. Quell’adeguamento, controbatte il podestà Alessandro Della Vedova, era giusitificato.

Come letto nell’articolo di martedì (leggi qui), l’UDC Valposchiavo prende di mira gli stipendi del podestà e dei consiglieri dell’Esecutivo di Poschiavo. Da quanto si apprende dalle parole di Fulvio Betti, leader dell’UDC valligiana, il taglio di questi stipendi del 10% sarebbe un buon esempio da dare alla comunità e farebbe risparmiare alle casse comunali 30’000 CHF. Betti affronta la questione partendo dall’aumento del 48% del salario del podestà nel 2013.

Il podestà Della Vedova, invece, ritiene che l’adeguamento del salario deciso nel 2013 fosse opportuno: “C’è stato sì un aumento di stipendio del 48%, passando dai 54 mila agli 80 mila franchi di stipendio annuo lordo e omnicomprensivo, ma per la prima volta dopo dieci anni di blocco dell’incremento salariale e considerando che nel 1995 fu deciso di introdurre un podestà al 50%, con un allora salario di 50 mila franchi. Era opportuno, perché la figura del Podestà e i membri del Consiglio comunale di Poschiavo erano sottopagati, come dimostrato da uno studio svolto nel 2012 dall’istituto superiore di Coira HTW, che ha comparato gli emolumenti dell’Esecutivo di Poschiavo con quelli di altri Comuni grigionesi di analoga dimensione. Era quindi necessario andare ad aggiornare il compenso salariale: oltre a essere più trasparente nei confronti del cittadino, con questa misura non è più possibile conteggiare separatamente eventuali prestazioni straordinarie”.

Il Podestà ha formalmente un grado di occupazione del 50%, che richiede molto impegno, come si capisce dalle parole di Della Vedova: “A parer mio era giustificato l’incremento dello stipendio, nel quale si deve calcolare la grande responsabilità dell’incarico, oltre che le svariate ore di rappresentanza, sovente in orari serali, al sabato e alla domenica; ore che, sommate, portano ad un impegno ben superiore al grado occupazionale definito sulla carta”. Anche il Podestà fa quindi ore di volontariato? “Non le definirei ore di volontariato, bensì senso di responsabilità, dedizione alla causa, voglia di onorare gli svariati impegni, nonché inviti per cercare di essere vicino alla gente e di agire per il bene del Comune. Senza una buona dose di sano idealismo non sarebbe sostenibile il peso di cariche come quella che mi onoro di rivestire, perché l’esposizione nei confronti dell’opinione pubblica è un fatto innegabile, e certo non si diventa ricchi a fare politica ai nostri livelli”.

 

Nella trasmissione radiofonica Grigioni Sera del 6 marzo è saltata fuori una parola forte come “dimissioni”. Ci pensa a questa evenienza se la situazione fosse a suo sfavore? “Non sono abituato a fasciarmi la testa prima di romperla. Oggi non prendo in considerazione di dimettermi. Non ce n’è bisogno e, da uomo delle istituzioni, non è neanche mia intenzione esasperare i toni per mero calcolo politico. Credo infatti nel buon senso della Giunta, oltre che nella forza e nella bontà degli argomenti che il Consiglio comunale proporrà”.

Il podestà non ci riferisce i dettagli delle proposte del Consiglio comunale per correttezza nei confronti del dibattito di Giunta di lunedì 23 marzo 2015. Questa seduta promette scintille.


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