Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

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Chiesa di Santa Maria Assunta – PoschiavoS. Messa e processione a Poschiavo
Anche quest’anno, sabato 15 agosto, giorno in cui la Chiesa celebra solennemente l’Assunzione di Maria in cielo, porteremo il simulacro della Vergine in processione per le vie del Borgo.

Per favorire la partecipazione di tutti i fedeli della comunità al rito, l’unica Messa che sarà celebrata nel giorno della solennità sarà quella della sera, alle ore 20 in Collegiata, presieduta da don Corrado Necchi, prete della Diocesi di Como, vicario episcopale per la Provincia di Sondrio. Seguirà la processione al lume di candela verso la chiesa di Santa Maria.

 

A proposito di questo luogo di preghiera molto caro ai poschiavini, grazie alle preziose ricerche archivistiche di Antonio Giuliani, pubblichiamo di seguito un’estratto del Calendario del Grigione Italiano del 1930.

Poesia popolare religiosa sulla chiesa di Santa Maria di Poschiavo
Non è un lavoro sprecato di tornare indietro alcuni secoli per vedere come la pensavano i nostri antenati che ci precedettero nella vita in questa dilettissima Val di Poschiavo, perché lo spirito nostro trova sempre molte cose che lo possono sollevare e fargli religiosamente gustare quei sentimenti, oggi purtroppo in parte scomparsi, se non del tutto, di cui era animato il buon popolo di un tempo. Al quale dobbiamo tanti momenti di religiosa pietà, che oggi noi ammiriamo, e prima di tutti in Valle, il Santuario di Santa Maria, che fu detto il gioiello della Valle di Poschiavo.
La sua storia venne già trattata da molti, benché in breve, e noi la potemmo leggere non una volta sola in quei libri che alla fin d’ogni anno passano, di casa in casa, a portare il saluto per l’anno nuovo, ad informare della storia e delle vicende della vita politica, economica, industriale ed artistica dei nostri paesi e che noi chiamiamo il “calendario”. Quello che si poteva dire su Santa Maria non è stato detto tutto. Certo è difficile volerne fare una storia completa e portare alla luce tutto il lavoro artistico e di pietà di cui la bella chiesa fu l’oggetto. Si è parlato specialmente della sua costruzione e della sua decorazione; ma in essa vi si trova anche della poesia, proprio là dove meno lo si penserebbe. È una cosa, questa, di poca o nessuna importanza per la storia e per l’arte, a meno che le date che si leggono sui quadretti ex-voto, di cui la più antica è del 1608, abbiano qualche importanza.
Giacché è proprio su questi ex-voto, ormai trascurati, che si trovano alcuni versi; pochi, ma che danno a vedere la sentimentalità religiosa di un tempo anche in queste espressioni esterne di gratitudine del graziato, che sono i quadretti ex-voto.
Chissà quante volte, o buoni lettori, li avrete visti i quadretti, appesi alla parete in fondo alla chiesa, quando vi andavate ad ascoltarvi devoti la tradizionale Messa del sabato in estate. Dico tradizionale perché questa “devozione del sabato” come è denominata nel manoscritto del 1717 lasciatoci dal prete Francesco Badilatti; trova il suo inizio fin dal 1692 ed il suo promotore nel primo Prevosto, dottor Pietro Antonio Massella.
Li avrete visti di certo i quadretti, ma non vi sarete mai fermati a guardarli bene, anche perché troppo alti, e forse perché troppo brutti. Già, non sono artistici per la forma, ma sono belli e cari per il concetto che rappresentano, per la grazia che ricordano e che quasi perpetuano. Sono tutti dipinti ad olio, su tela o su legno e riproducono in buona parte il quadro della Vergine Assunta collocata nel coro. E mi piace riportare qui le migliori di quelle espressioni che si riescono a decifrare sotto la polvere e che furono risparmiate dal tarlo e dall’umidità.
“Dal mar di tanti affanni ecco m’ingegno,
“nel porto del tuo sen essere accolta.
“Grazia non può negar né nutre sdegno
“chi per graziarmi le mie voci ascolta.
Nelle prima tre quartine è nominato il nome della Madonna e nelle prime due è accompagnato dai titoli più belli che la carità cristiana ha saputo trovare tra i moltissimi, quasi infiniti di cui è ornato l’augusto nome della SS. Vergine. Il che avvenne dal secolo quinto specialmente, in poi, dopo che nel Concilio di Efeso, nel 431, la Madonna fu proclamata contro gli eretici vera Madre di Dio. Allora il suo culto veniva aumentato e tutti i paesi cristiani erigevano dei templi in suo onore, la Liturgia le dedicava le feste nel calendario, i vescovi nelle loro omelie le davano il titolo di Madre di Dio, di Vergine Madre, e tanti altri ben più magnifici che l’umile “Sancta Maria” trovato in una primitiva iscrizione delle catacombe di S. Alessandro. Ed è pure nel quinto secolo che si comincia a chiamare la Santa Vergine col nome di “Madonna” che significa “mia Signora”.
E in questi versi è chiamata “dolce e Madre del Signore, tutta clemente, mirabile e potente”, come appunto la invoca la Chiesa nella “Salve Regina” e nelle “Litanie”. Non è una cosa originale questa di usare della poesia per esprimere la preghiera del cuore: e tanto meno lo era in quei tempi non ancora pervasi dallo spirito del mondo, qui, tra i nostri monti, nel popolo, ancor semplice e puro e profondamente religioso, e appunto per questo capace di sentire, se non sempre di parlare, in poesia.
Proprio come oggigiorno, quando, secondo il dire autentico degli scrittori e dei poeti, pare che gli uomini siano più affamati – il pensiero è di Giuseppe Zoppi –, di sigarette che di poesia!

Menghini Felice