5’704 i lavoratori italiani nel Canton Grigioni
(di I. Falcinella)
Si è svolta nella serata di ieri, presso la sala conferenze della Banca Credito Valtellinese di Tirano, “L’assemblea con i frontalieri – Alta Valle” sul tema del nuovo sistema di tassazione per i lavoratori italiani in Svizzera.
La questione della nuova tassazione per i frontalieri è da tempo uno dei temi caldi trattati dai rappresentanti dei sindacati intervenuti; viene, infatti, ricordato che se ne era già ampiamente discusso nelle date di novembre 2014 a Grosio, e il 17 aprile 2015 a Tirano.
Solo da un mese, però, è stato emesso il primo comunicato “esplicito ed ufficiale” da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a detta degli oratori in sala dal testo scarno e sintetico.
La firma vera e propria di questo protocollo di intesa fiscale tra Italia e Svizzera è prevista per la prossima primavera/estate; successivamente dovrà passare attraverso la rettifica in entrambi i Parlamenti (italiano e svizzero) e poi ancora recepita dal Parlamento Italiano. I tempi sembrano quindi dilatati, con un difficile inquadramento dei termini temporali della questione; non è disponibile al momento un esauriente testo di legge da consultare.
A fine settembre 2015 il numero di lavoratori frontalieri in Italia era 67’929, per la quasi totalità lombardi, divisi in 62’225 occupati nel Canton Ticino e 5’704 nel Canton Grigioni.
Significativo, sempre a detta dei rappresentanti sindacali, il fatto che solo due dei Sindaci (Prata Camportaccio e Grosio) della provincia di Sondrio sia intervenuto o si sia interessato alla questione; alla serata di ieri l’assenza di amministratori locali è stata fatta notare (se presenti sarebbero stati interrogati in merito).
“La situazione non è rosea: – dichiara dal palco Arno Russi, sindacalista di Unia e presidente del Consiglio sindacale interregionale Lombardia-Sondrio-Grigioni, dopo aver descritto la situazione occupazionale nella regione orientale Svizzera – il 15 gennaio 2015, con l’aumento del 20% del franco svizzero, abbiamo preso una stangata di cui risentiamo ancora oggi, e di tutto questo dobbiamo solo ringraziare l’iniziativa dei 3 direttori della Banca Nazionale Svizzera!”
“Avevo detto l’anno scorso che l’aumento salariale del 20% sarebbe stata un’arma a doppio taglio; – prosegue Russi – nell’immediato sarebbe stato un beneficio, ma successivamente molti avrebbero perso il posto di lavoro. Infatti, nel turismo molte ditte e alberghi hanno dovuto rinnovarsi e lasciare a casa molti dipendenti, l’estate calda ci ha salvato, ma l’inverno sta mietendo le sue vittime. Il campo edilizio è ambiguo, in tutta Svizzera va a gonfie vele, nel grigionese e in Engadina, invece, con la questione delle seconde case ci sono moltissime imprese senza lavoro. In campo industriale, non essendoci grossi stabilimenti se non quelli specializzati (fino a San Gallo) ce la caviamo rispetto al resto della Svizzera, ma alcune di queste ditte, approfittando del momento, hanno spostato la produzione da un giorno all’altro in Slovenia, lasciando a casa i dipendenti. Il settore della Sanità ha respiro grazie agli accordi con l’Italia per il lavoro insieme e anche grazie alla gestione, come impresa singola, ma sempre sotto il Cantone. Tirando le somme si calcolano circa 2000 posti di lavoro persi“.
Ivan Cameroni, operatore della CISL Frontalieri, ci spiega che, da quanto si può capire al momento, il livello delle tasse verrà innalzato in modo graduale nel corso di più di 10 anni per consentire alle persone interessate di riuscire ad ottemperare ai propri obblighi nella maniera più agevole possibile.
Tutto questo verra svolto in quattro fasi per raggiungere infine la tassazione del 70% in Svizzera e del 30% in Italia, in linea con gli altri frontalieri (di altri Cantoni o altri Stati).
Di seguito le 4 fasi:
- 2016-17: la situazione rimarrà pressochè invariata, 100% imposte da fonte in Svizzera, 38,8% ristorno enti locali di confine
- 2018: il 30% tassato in Italia e il 70% in Svizzera, ma l’aliquota italiana sarà uguale a quella svizzera
- 2019-2029: ci sarà un progressivo innalzamento della pressione fiscale italiana per quanto riguarda l’aliquota Irpef sulla percentuale di salario tassato in Italia
- 2029: abolizione delle precedenti fasce e parificazione con gli altri frontalieri.
Una volta raggiunta la quarta fase la previsione di aliquota Irpef sugli stipendi annuali lordi sarà la seguente:
- fino a 15’000 € del 23% (imposta massima 3’450 €)
- da 15’001 a 28’000 € del 27% (imposta massima 6’960 €)
- da 28’001 a 55’000 € del 38% (imposta massima 17’220 €)
- da 55’001 a 75’000 € del 41% (imposta massima 25’420 €)
- più di 75’000 € del 43% (imposta massima 25’420 € + 43% eccedenza).
“I frontalieri di montagna, – interviene Giuseppe Barbusca del Consiglio sindacale Lombardia-Sondrio-Grigioni – ogni giorno affrontano disagi di lingua, di strade, di tempo, di dislivello (in media 3000 metri con un grosso rischio di attacchi cardiaci) ed ora saranno soggetti anche a due diversi tipi di fisco, ognuno con le sue regole”.
“Le prese di posizione dei politici locali – prosegue con enfasi Barbusca – sono dichiarazioni di facciata: dov’erano queste persone quando è stato lanciato da noi l’allarme nel 2014? Quello che chiedo è che i lavoratori frontalieri non finiscano nella maniera più assoluta nel tritacarne politico, tra ideologia, tornaconti e calcoli infelici… Il prendere o lasciare che ci si sta prospettando non deve piacerci assolutamente!”
Il Segretario Generale della UIL Frontalieri, Raimondo Pancrazio, cerca di fare il punto della situazione:
“Prima di tutto, visti i tempi di questo iter, prima di essere a conoscenza dei punti di questo accordo dovremo aspettare fino all’estate per capire se i governi lo sottoscriveranno. Successivamente dovremo mettere in fila tutti questi punti, confidare nell’appoggio di parlamentari e sindaci ed intavolare un discorso con il Governo per capire il nuovo impianto, verificarne il percorso, traghettare il sistema e sollecitare il meccanismo”.
La Svizzera, per uscire dalla “Black List”, il 23 febbraio 2015 ha dovuto accettare lo scambio di informazioni; alla luce di questo i governi (italiano e svizzero) hanno fatto una scelta molto semplice: per non avere conflitti e problemi in futuro si è deciso di fare ognuno la propria tassazione. Attraverso un accordo scritto, tutti i frontalieri un domani avranno un’unica tassazione, dentro o fuori fasce di confine.
Fermo restando che non sarà possibile tornare ai livelli fiscali dell’accordo del 1974 (38,8% ristorno), l’obiettivo è quello di ricondurre in un atteggiamento di equità il nuovo accordo che sta nascendo. Per esempio andando a detrarre dal salario lordo annuo tassato: contributi di previdenza e di secondo pilastro, 7’500 € di franchigia ottenuti per i disagi dei frontalieri, spese di trasporto, detrazioni carico familiare etc.
L’obiettivo principale delle associazioni sindacali è quello di creare uno Statuto del lavoratore frontaliero inserito nell’accordo che tratti:
- sicurezza sociale
- fisco
- mercato del lavoro
“Dobbiamo mobilitarci – conclude Pancrazio –: tutti i lavoratori frontalieri dovrebbero fare una manifestazione collettiva per dare un segno, una battaglia per la dignità del proprio lavoro. La questione frontalieri è importante qui, perché la viviamo, ma nel resto d’Italia non è sentita, dobbiamo far sentire la nostra voce”.