“Questa casa è dedicata a Dio, alla patria e al commercio”

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Deo Patriae et commercio -1492-
(di I. Falcinella) 
Il titolo dell’articolo riprende la scritta che troneggia sulla sommità dell’edificio che ospitava il Diana Bar, recentemente acquistato dagli imprenditori Patrick Balzarolo e Moreno Godenzi. IL BERNINA, nel corso del servizio sulla recente acquisizione, si è interessato alla storia della casa e a questa curiosa pittura murale. A tal proposito si è avvalso dell’aiuto dello storico Daniele Papacella e di Almerio Bondolfi, uno dei precedenti proprietari.

Fino alla fine del 1800, l’edificio fu probabilmente una casa canonica; Riccardo Pola (1873) e la moglie, Caterina Plozza (da Cavaione) la trasformarono in caffè trattoria/osteria. Ancora oggi, infatti, sotto le finestre al primo piano che si affacciano su via da Mez si riescono a scorgere alcune lettere dell’antica insegna.

Matrimonio di Caterina Plozza e Riccardo Pola nel 1914, proprietari del caffè e trattoria Pola in via da Mez

 

Tra il 1920 e il 1930 sembra che un incendio abbia rovinato parte del tetto: questa supposizione è avvalorata dal fatto che tuttora, su alcune travi di sostegno, si vede ancora il nero della fuliggine ed inoltre si può notare il diverso tipo di tegole presenti.

Nel 1947, dopo il matrimonio fra la figlia di Riccardo, Claudia Pola, e Giuseppe Bondolfi, la gestione dell’attività passò alla coppia che tra il 1960 e il 1961 decise di ristrutturare il fabbricato. Vista la passione per la caccia del marito, l’attività prese il nome della dea romana della caccia: Diana.

La famiglia Bondolfi, dopo aver gestito direttamente la struttura, la affitta a terzi, fino al 2010, anno in cui l’attività viene definitivamente chiusa. In questi ultimi anni, dopo aver valutato una sua ristrutturazione, ritenuta molto onerosa, si decide di cederla a Patrick Balzarolo e Moreno Godenzi.

Interno del Diana Bar negli anni ’50

 

Osservando la facciata dell’edificio, si nota che la casa è antica, più volte ampliata e che l’ultimo piano è stato aggiunto solo nell’ottocento; ma a catturare l’occhio è una pittura murale con una fantasiosa cornice a mosaico realizzata con frammenti di pietra locale. Almerio Bondolfi, durante il racconto sulla storia dell’edificio, ci svela che i colori di questo fregio sono stati ravvivati in seguito all’alluvione del 1987.

Il motto, Deo Patriae et commercio, è liberale, quindi ottocentesco, legato alla scoperta dell’America, nel 1492. Il detto potrebbe essere un inno al mondo, al coraggio e alla voglia di scoprirlo.

Più probabilmente questa frase fa riferimento alle risorse che tornavano in valle con le rimesse degli emigrati e alle speranze di far fortuna lontano da casa. In quegli anni, infatti, i poschiavini andavano proprio verso il nuovo mondo e, in modo ancora più importante, verso l’Australia a cercare fortuna.

Questa casa è dedicata a Dio, alla patria e al commercio

 

Curiosamente sembra esserci anche un piccolo errore grammaticale: il motto dovrebbe essere tutto al dativo, quindi la dicitura esatta sarebbe “Patria” e non “Patriae”.

I due titolari della Diana Immobiliare SA hanno garantito che questa pittura murale sarà conservata sulla facciata dell’immobile anche dopo la ristrutturazione. Sapendo che l’edificio sarà in gran parte dedicato ad attività commerciali, questo motto, come per le attività del secolo scorso, sembra proprio essere tornato di moda.


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Ivan Falcinella
Membro della redazione