Repower, Poschiavo rimane sede determinante

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Dopo alcuni cambiamenti epocali, il mese di marzo è stato segnato da un’accesa discussione intorno a Repower e ai suoi posti di lavoro. Il dibattito aveva coinvolto, tra gli altri, il Granconsigliere Karl Heiz e il Podestà Alessandro Della Vedova. Sullo scadere del 2016 facciamo il punto della situazione attraverso un’intervista a Felix Vontobel, membro della Direzione.

Retrospettiva 2016

Il 2016 è stato un anno difficile per Repower. Salvata all’ultimo momento dall’aumento di capitale, grazie all’entrata di due forti partner nell’azionariato della società, si è nel contempo disimpegnata da quasi tutte le compartecipazioni all’estero, con ingenti perdite sugli investimenti fatti. Dalla scorsa estate c’è anche un nuovo presidente del CdA e, in questi ultimi mesi, ci sono state anche due defezioni all’interno della direzione. Si può dunque dire che il 2016 è stato un anno zero per la società?
Non lo definirei un anno zero quanto piuttosto un riposizionamento di fondo dovuto anche all’instabile situazione del mercato nel quale siamo operativi. Si tratta senza dubbio di un anno importante e positivo, perché pone una base solida per il futuro. L’aumento di capitale e l’entrata in scena dei nuovi azionisti ha creato una situazione più tranquilla, che ci dà fiato per affrontare tematiche rivolte al futuro, con lo scopo di uscire dal ciclo negativo che si era innestato. Senza questi cambiamenti sarebbe stata dura.

I prezzi sul mercato dell’energia sono ancora fortemente sotto pressione: qualche giorno fa, Axpo, annunciato una perdita miliardaria per quanto riguarda l’esercizio 2015/2016. Come saranno i risultati di Repower inerenti l’anno in rassegna?
È chiaro (dice sorridendo, ndr) che non possiamo comunicare troppo su questo tema. A metà anno abbiamo presentato una previsione di bilancio che, nella realtà, è stata più o meno rispettata. Va però detto che, malgrado il periodo impegnativo, siamo comunque lontani dai risultati disastrosi di Axpo. In questo senso non ci sono grandi sorprese da aspettarsi.

Un anno fa Repower annunciava le nuove strategie, fra cui la concentrazione su attività meno dipendenti dal prezzo dell’energia. Come sta andando questo riorientamento?
Posso dire che stiamo viaggiando sui binari che ci eravamo prefissati. Rispetto a quanto pianificato abbiamo fatto diversi passi avanti; quello più importante, comunicato questa settimana, riguarda il contratto di fornitura a “Repartner Produktions AG”, nostro veicolo per condividere capacità di produzione: forniremo circa 100 GW/h a prezzi ben più favorevoli del mercato ai nostri partner. Si tratta di un passo importante per ridurre l’esposizione ai prezzi di mercato e per progredire rispetto alla strategia che abbiamo annunciato. In poche parole vogliamo cercare partnership solide per evitare l’esposizione all’euro e più energia per i clienti finali svizzeri.

Se non sbagliamo Kurt Bobst è sempre stato contrario a qualsiasi tipo si sovvenzione da parte dello Stato. La strategia energetica 2050 prevede ora il finanziamento anche di grosse centrali idroelettriche, cosa che pare abbia fatto cambiare idea al CEO su questo specifico argomento. Si tratta di semplice opportunismo o è un vero e proprio cambio di paradigma?
Abbiamo sempre sostenuto che sarebbe meglio che le fonti e gli impianti siano finanziati con i ricavi della corrente; con questo ragionamento i sussidi non sarebbero necessari. Però la politica, soprattutto tedesca a svizzera, ha scelto un’altra strada. Perciò dobbiamo adattarci e fare tutto il necessario per garantire il successo dell’azienda, sfruttando tutte le possibilità a nostra disposizione per finanziare la produzione.

Ci spieghi meglio…
Il governo ha introdotto il premio di mercato che dovrebbe dare sostegno a quegli impianti che devono vendere l’energia sotto il prezzo di produzione; ci saranno anche impianti nostri che potranno approfittare di questo sostegno limitato a cinque anni e previsto anche per impianti grandi. Oltre a questo sono anche previsti contributi per investimenti importanti in impianti nuovi o esistenti. Quello che è certo è che, economicamente parlando, si tratta di una situazione poco felice, e anche la politica si sta rendendo conto che quella che stanno portando avanti non è una pratica da utilizzare a lungo termine.

Con le sovvenzioni sarebbe comunque possibile riprendere il discorso progetto Lagobianco. Non è vero?
Le sovvenzioni esistenti non prevedono finanziamenti per gli impianti di pompaggio, quindi, nel breve termine non è pensabile riprendere il discorso del progetto Lagobianco. Ma vista l’importanza di questo tipo di impianti pensiamo che una realizzazione a medio-lungo termine sia possibile. Se dovesse accadere un evento come un black-out, potrei pensare ad una sua realizzazione anche più in fretta. Attualmente, però, ci sono altri nuovi impianti di tipo classico in discussione, come per esempio quello di Chlus, in Prettigovia; in questo caso siamo abbastanza fiduciosi che l’opera possa essere realizzata nei prossimi 5-10 anni.

Si percepisce già l’influsso dei nuovi azionisti EKZ e UBS-CEIS che, assieme, arrivano a quasi il 50% del pacchetto azionario?
Chiaramente sì, ed è un sì che va letto in chiave positiva. Si fanno sentire, portano nuove idee e sono molto interessati alla produzione idroelettrica in Valposchiavo, sostenendo così il mantenimento in valle della forza lavoro; dove possibile vogliono anche ampliare la produzione. Si tratta di una collaborazione costruttiva, che avrà ripercussioni positive anche in futuro; sono contento di questa nuova partnership anche a livello personale.

Cambierà qualcosa, a lungo termine, con il disimpegno del Cantone, ora solo azionista di minoranza?
Possiamo dire che il Cantone continua a starci vicino, ci sostiene su iniziative e temi politici. La collaborazione non ha quindi sofferto, ma l’equilibrio di potere è cambiato: direi che i lati positivi e i lati negativi sono bilanciati allo stesso modo.

Quando verranno nuovamente occupati i posti vacanti presso la direzione?
Proprio in questi giorni è stata assunta la nuova CFO, Brigitte Krapf: trovo positivo che una donna sia entrata a far parte della direzione; sono fiducioso perché è una forza nuova, giovane e dal sicuro potenziale. Per quanto riguarda altri posti nella direzione, con il nuovo assetto si è deciso di rimanere a quattro persone, per cui il cerchio si è chiuso.

C’è una convizione diffusa secondo la quale l’attività dell’azienda potrebbe essere spostata fuori valle poco alla volta. Poschiavo rimarrà al centro dei progetti di Repower?
Poschiavo rimane al centro del business tradizionale, come per esempio la produzione, il commercio (trading) e la rete, e cioè quelle che sono le sue competenze di partenza. Le tematiche nuove, come per esempio la vendita, il marketing, lo sviluppo di nuovi prodotti, vengono svolti principalmente a Landquart, ma c’è uno scambio continuo tra le due sedi. I lavori di ingegneria, montaggio e gestione di impianti di terzi, di cui ci stiamo attualmente occupando e che stanno avendo successo (come per esempio il sistema informativo per le Ferrovie federali o la nuova sottostazione Avegno in Ticino per swissgrid), sono stati progettati e gestiti, con nostro immenso piacere, proprio qui a Poschiavo.


Marco Travaglia, Piero Pola