Storia di un corpo – Daniel Pennac

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Lison torna a casa dopo il funerale del padre e trova un pacco per lei: un regalo post mortem del padre. All’interno vi trova un diario scritto dal padre, dall’età di 12 anni fino alla fine dei suoi giorni. Questo ha una particolarità: non è scritto sotto forma di “caro diario… “, non narra delle sue vicende, bensì è un resoconto dettagliato dei cambiamenti del corpo in un viaggio attraverso i cinque sensi.
Scrittura lineare e incalzante. Capitoli brevi ma ricchi. Nota di merito all’autore: sebbene la struttura del romanzo potrebbe risultare una cronaca di eventi scialba e ridondante, non annoia mai. Riesce a farti affezionare non sono al protagonista (il padre è l’io narrante per tutto il romanzo) ma anche ai suoi affetti. I personaggi non vengono presentati direttamente ma li si conosce man mano che la storia avanza. Particolare, interessante, curioso, ben riuscito. Sono già andata a comprarmi un altro suo libro. Assolutamente consigliato.

3 agosto 2010. Tornata a casa dopo il funerale del padre, Lison si vede consegnare un pacco, un regalo post mortem del defunto genitore: è un curioso diario del corpo che lui ha tenuto dall’età di dodici anni fino agli ultimi giorni della sua vita. Al centro di queste pagine regna, con tutta la sua fisicità, il corpo dell’io narrante che ci accompagna nel mondo, facendocelo scoprire attraverso i sensi: la voce stridula della madre anaffettiva, l’odore dell’amata tata Violette, il sapore del caffè di cicoria degli anni di guerra, il profumo asprigno della merenda povera a base di pane e mosto d’uva. Giorno dopo giorno, con poche righe asciutte o ampie frasi a coprire svariate pagine, il narratore ci racconta un viaggio straordinario, il viaggio di una vita, con tutte le sue strepitose scoperte, con le sue grandezze e le sue miserie: orgasmi potenti come eruzioni vulcaniche e dolori brucianti, muscoli felici per una lunga camminata attraverso Parigi e denti che fanno male, evacuazioni difficili e meravigliose avventure del sonno. Con la curiosità e la tenerezza del suo sguardo attento, con l’amore pudico con cui sempre osserva gli uomini, Pennac trova qui le parole giuste per raccontare la sola storia che ci fa davvero tutti uguali: grandiose e vulnerabili creature umane.


di Chiara / pagina fb