Hotelimpuls, solo due alberghi hanno un business plan

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Durante la riunione di Giunta d’inizio giugno, il Capodipartimento Turismo, economia e foreste, Orlando Lardi, ha presentato una relazione riguardo i primi risultati scaturiti dal progetto “Hotelimpuls”, un’iniziativa proposta dall’incaricato dello sviluppo regionale della Regione Bernina, in collaborazione con la Società svizzera di credito alberghiero ed in favore dei Comuni di Poschiavo e Brusio e dell’Ente Turistico Valposchiavo.

Lo studio è stato fornito a livello singolo per ogni struttura e quindi a livello globale per un’analisi complessiva dell’offerta turistica e logistica della nostra destinazione. In base a questi risultati, sta dapprima ad ogni singola struttura decidere come affrontare i prossimi passi e quindi alle istituzioni (Valposchiavo Turismo, Comuni, ecc.) seguire le dovute strategie per il sostegno del settore.

Il progetto, avviato già nel 2015 e finanziato per metà dal Cantone e per il resto da Comuni, Ente regionale, cosi come dalle strutture partecipanti, contempla l’attuazione di un’accurata analisi della situazione attuale di quest’ultime, alla quale fa seguito una fase successiva in cui vengono elaborate delle possibilità di sviluppo in base ai risultati raccolti, ciò contemporaneamente a delle proposte per l’ottimizzazione del know how.

I primi interessanti risultati di questo studio, al quale hanno partecipato 15 strutture ricettive della valle, per un totale di 248 camere e 524 letti, illustrano nel dettaglio la situazione scaturita da un’accurata radiografia delle stesse, dalla quale ne consegue un quadro di riferimenti assai variegato e, di per sé, anche contrastante:

  • principalmente si tratta di strutture gestite dal proprietario
  • principalmente si tratta di ditte individuali
  • solo il 30% è classificato (stellato)
  • solo il 7% delle camere è con servizi al piano
  • nessuna struttura è specializzata per seminari e meeting
  • 4 strutture hanno un’offerta parziale in ambito wellness
  • la media dello sfruttamento dei pernottamenti è inferiore al 30%.

Inoltre, è pure stato possibile evincere quanto segue: casi singoli necessitano di ottimizzare il know-how, spesso causa di costi del personale. Solo due strutture dispongono di un “business plan” (un documento che sintetizza i contenuti e le caratteristiche di un progetto imprenditoriale) e/o di un piano di investimento. Cinque strutture necessitano di pianificare la successione: adattamento della forma giuridica, vendita, possibilità di riqualificazione. Occorrerebbe inoltre poter puntare su fattori quali la redditività, la direzione strategica, il posizionamento e la competitività per aumentare le possibilità esterne di finanziamento dei progetti.

Lo studio ha inoltre evidenziato come 2/3 delle strutture è posizionato in modo implicito e dispone di caratteristiche uniche, ma non le sfrutta. Solo 1-2 strutture dispongono di una strategia di marketing, mentre per quanto riguarda siti internet e social media sono in generale conosciuti, ma sottovalutati.

Altre importanti valutazioni sono scaturite dal punto di vista strutturale, con una buona fino ad ottima impressione fornita da 2/3 degli alberghi per quanto riguarda le facciate esterne, mentre l’allestimento degli interni dovrebbe invece essere in molti casi ottimizzato (non più anni ’80). Importante è pure dire che nella maggioranza dei casi non si prevedono neppure accantonamenti per le necessarie misure di mantenimento.

Le pluriennali tradizioni di famiglia si rivelano quali importanti specificità per il richiamo di una clientela affezionata, la quale si identifica spesso anche nella specifica gastronomia offerta dall’ambiente. In questo contesto giova però rilevare un impiego dei prodotti votato piuttosto sul fattore economico che non su quello ecologico e qui occorrerebbe sottolineare che il 100% Valposchiavo non dovrebbe essere solo un titolo, ma un significato affermato. Anche l’efficienza energetica degli stabili è piuttosto trascurata, prova ne è il fatto che tre quarti delle strutture non sono isolate ed la maggioranza usa ancora combustibili fossili.

Lo studio indica anche come il 20% dello sfruttamento delle camere non possa essere sufficiente per poter disporre di una concreta possibilità di sopravvivenza. Il problema non sono i costi, bensì il reddito e la domanda carente. La redditività è discreta ma, fattore non trascurabile, dovuta in parte anche al sacrificio del proprio salario. Due terzi delle strutture non hanno possibilità di investire nell’infrastruttura.

Ciò che andrebbe sviluppato ulteriormente per l’ottimizzazione della redditività sarebbe la realizzazione coerente del posizionamento e della pianificazione del marketing. Sviluppo di progetti in comunione (p.es. acquisti), investimenti importanti a livello di destinazione con tutti gli attori. Altro fattore non trascurabile sarebbe pure affrontare la pianificazione della successione.

Tocca ora alla fase successiva stabilire il modo di procedere, momento nel quale i vari partner coinvolti saranno chiamati ad elaborare le proprie strategie per cercare di migliorare i punti critici sollevati dallo studio. I prossimi passi sono quindi fondamentali per riposizionare il settore alberghiero all’interno di un contesto quadro idoneo ad affrontare serenamente il futuro. Una sfida sicuramente difficile, ma necessaria, che può essere vinta unicamente facendosi trovare pronti.


Piero Pola