Festival LeAltreNote, “Una serata magica in Casa Console”

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Come annunciato sull’ultimo numero del nostro settimanale, nell’ambito del prestigioso Festival LeAltreNote, sabato 12 agosto 2017 con inizio alle ore 20.30 in Casa Console a Poschiavo ha avuto luogo la recita-concerto con musiche di Wolfgang Amadeus Mozart imperniate sulla trama di una delle più famose novelle della letteratura tedesca dell’Ottocento, Mozart auf der Reise nach Prag, Mozart in viaggio verso Praga. Una recita-concerto in cui musica, letteratura e arte drammatica esibite con estrema bravura da un’attrice, un pianista, un baritono e un soprano giovani e belli, egregiamente presentati sull’ultimo numero del GI, ha regalato al pubblico una serata magica.

Una serata del tutto originale. Quando si parla di musica e teatro il pensiero va direttamente all’opera, l’intrattenimento in cui letteratura e musica si fondono in uno spettacolo unico e inscindibile, poco importa se presentato sul palcoscenico o come opera concertante. Nello spettacolo in parola, pur essendo complementari, ognuna delle arti conserva invece la propria autonomia. La bravissima attrice Benedetta Borciani legge in una magistrale traduzione italiana alcuni brani della lunga novella, che da sola potrebbe riempire più serate. Li legge con voce limpida e squillante e articolazione perfettamente comprensibile anche per chi, ormai alquanto duro d’orecchio, l’ha letta nell’originale sui banchi di scuola più di 60 anni orsono; lo rapisce, lo riporta in un mondo lontano nel tempo e nello spazio e lo fa sognare, come allora… Ridesta in lui scene del viaggio che credeva di aver dimenticato tranne il lieto fine: la carrozza, il castello, Napoli, l’inconveniente, la riparazione.

Corre il 1787, l’anno in cui al Barone de Bassus vengono confiscati i beni in Baviera. Mozart è in viaggio da Vienna a Praga per la prima rappresentazione della sua nuova opera Don Giovanni. È accompagnato dalla moglie Constanze. Durante una sosta sconfina nel parco di un castello e, alla vista di uno splendido albero di arance, che suscita in lui il ricordo di un suo viaggio con il padre a Napoli quando era fanciullo, non resiste all’impulso di coglierne una. Lo sorprende il guardiano, che lo tratta come un vagabondo, e sembra l’inizio di una terribile disavventura. Il castellano, a cui il nome di Mozart non dice nulla, sta per punirlo, ma l’autore del Don Giovanni fa in tempo a spedire una lettera di scusa alla castellana, la quale insieme alla nipote Eugenia è un’ammiratrice senza riserve del titanico genio musicale. Lo invita al castello insieme alla moglie per quella sera e quella notte. Banchettano e fanno musica insieme. L’indomani i coniugi Mozart ripartono con la carrozza che hanno ricevuto in dono dal burbero ma benefico barone. È un viaggio, l’incontro e il superamento di un ostacolo: la metafora perfetta della vita, o almeno di qualche momento che, fatte le dovute proporzioni, può capitare a tutti.

Nella fattispecie tale narrazione è lo scenario ideale e naturale per eseguire senza forzature le più belle arie tolte dall’opera di Don Giovanni. Quella sera al castello infatti è Mozart stesso che le suona al pianoforte deliziando le sue ammiratrici e dissipando ogni ostilità del padrone, esaltando così la funzione civilizzatrice dell’arte in generale. In perfetta armonia con la novella, questo compito se lo sono assunti i tre solisti, in ordine di comparsa, Federico Costa al pianoforte, Simone Marchesini baritono e Costanza Fontana soprano. Un incanto.

Mi è capitato più di una volta di assistere a qualche opera offerta al popolo in qualche città italiana e almeno le prime volte mi ha grandemente sorpreso il fatto che tante persone uscivano con poca disciplina durante i recitativi o quando la musica non le prendeva; ma al momento che riecheggiava una bella aria eccole tutte al loro posto estasiate e pronte ad applaudire. Sabato sera nessuno ha sentito l’impulso di uscire: un fuoco d’artificio dei più orecchiabili motivi di Mozart si sono susseguiti ai numerosi brani letti dalla bravissima Borciani. Giudicate voi: “Deh vieni alla finestra”, “Fin c’han del vino”, “Madamina il catalogo è questo”, “Batti, batti bel Masetto”, “Giovinette che fate all’amore”, “Là ci darem la mano” (dal Don Giovanni); “Non più andrai farfallone amoroso”, “Deh vieni non tardar”, “Cinque Dieci Venti” (da Le Nozze di Figaro); Ach ich fühl’s (dal Flauto magico).

Arie introdotte e accompagnate con bravura dal pianista Costa; esibite con maschia sicurezza, con la necessaria spavalderia e a tratti con la dovuta delicatezza, dal baritono Marchesini; nonché presentate con infinita grazia dal soprano Fontana, che con la sua figura e la sua voce mi ha richiamato alla mente quei famosi versi del Marino sull’usignolo: “Chi crederà che forze accoglier possa / animetta sì picciola cotante? / E celar tra le vene dentro l’ossa / tanta dolcezza un atomo sonante?”. Insomma, gli interpreti hanno mandato in visibilio il pubblico, che con i suoi applausi li ha riportati ripetutamente in scena. E gli artisti vedendolo così preso e sintonizzato hanno concesso tre volte il bis.
Di sicuro anche Mozart, il cui spirito aleggia in Casa Console, si è divertito un mondo.


Massimo Lardi