Un mite sabato mattina di settembre mi incammino per la via dei Palazzi, la mia meta è la casa di Hansjörg Bannwart, la Devon House. Appena entrata l’accoglienza e la bellezza dell’edificio quasi mi impressionano. Sono qui per parlare dei film di Devon House, e ci spostiamo nello studio.
Questo progetto, per chi non lo conoscesse, consiste in una rassegna di film mai scontati, con un pizzico di magia, enfatizzata ancor di più dall’ambiente fiabesco del giardino di questa casa dove, tempo permettendo, avvengono le proiezioni. Il programma estivo propone 7-8 film, ma vengono organizzate anche delle piccole rassegne invernali, di solito attorno ad un tema ben definito.
Chiedo ad Hansjörg come sia nata l’iniziativa e mi racconta come, assieme alla passione per il cinema, sia stata un’ispirazione di sua madre a dare l’impulso per realizzarla. Quando vide per la prima volta il vecchio fienile a nord della casa, gli disse che bisognava utilizzarlo per qualcosa di aperto al pubblico. Nel 2009 l’idea ha iniziato a prendere forma, e dopo un sondaggio tra amici, in autunno è stato lanciato il primo film, “Divorzio all’italiana’”.
Inizialmente si trattava quasi di una manifestazione di quartiere, con un discreto successo per allora, circa una quindicina di persone. La filosofia per la scelta dei film delle rassegne era ed è rimasta la stessa: la varietà. Varietà in quanto a provenienza, genere, epoca, impegno culturale, sociale e psicologico. Con il passare degli anni l’iniziativa ha cominciato a svilupparsi a livello di interesse ed i numeri sono cambiati radicalmente: i posti nel fienile (circa 60) sono praticamente sempre esauriti mentre le proiezioni all’esterno hanno toccato e superato i 130 partecipanti. Il pubblico è vario: ci sono gli affezionati, sempre presenti, il pubblico saltuario e quello occasionale, alcuni turisti curiosi e, negli ultimi anni, un buon numero di spettatori valtellinesi.
Anche le serate vere e proprie si sono evolute: dapprima la forma era quella della visione del film seguita da una discussione “in platea”, ma questo metodo intimidiva un po’ i partecipanti e riscuoteva poca partecipazione. Per questo si è giunti all’idea di un rinfresco finale, dove si potesse discutere e chiacchierare liberamente riguardo al film. Saltuariamente sono state proposte persino delle scenette ispirate alla pellicola, oppure un rinfresco in tema. Quest’anno si è voluti tornare alla semplicità e alla sobrietà, volendo però creare un maggiore coinvolgimento del pubblico, invitandolo a proporre film, presentarli, ad occuparsi del rinfresco o a dare una mano in altro modo.
La rassegna estiva di quest’anno si è conclusa al ritmo di un piccolo “festival’”: un tris di film in poco più di una settimana, un esperimento un po’ azzardato che ha avuto però successo.
Un altro azzardo ben riuscito è stata l’improvvisazione musicale su piano e armonium del musicista Rudolf Lutz come accompagnamento ad un collage di film proiettati senza sonoro, creato ad hoc dal gruppo Devon House. Spettacolo nello spettacolo, replicato ben tre volte. Serate un po’ diverse, emozionanti, inaspettate, ma passate purtroppo un po’ in sordina. Il 18 settembre sarà proposto un altro spettacolo cinematografico del tutto eccezionale: il polistrumentista e performer Steve Buchanan si esibirà sulla traccia di tre cortometraggi.
Considerando il tutto, i membri de I Film di Devon House si dichiarano molto contenti e soddisfatti di questa stagione, non soltanto a livello numerico ma anche per la qualità della partecipazione degli spettatori, sempre molto attivi.
Certo, l’estate mite ha fatto la sua parte, ma Hansjörg la definisce una stagione poetica.
Tutto questo, ricordiamolo, è possibile grazie ad un gruppo di persone che collaborano regolarmente, investendo tempo, ma anche tanto entusiasmo. Negli anni ci sono stati anche momenti di collaborazione, come quello con l’APD, per provare ad integrare un pubblico più giovane.
La partecipazione alle serate è a offerta libera. Con le entrate, oltre a coprire le spese, vengono fatti degli investimenti, come le sedie, il ballatoio (palchetto nel fienile che ha aggiunto una decina di sedie alla capienza totale) o degli apparecchi elettronici.
Grazie ad un regalo di Matteo Rada, sopra il fienile, luminosa e inaspettata, sta l’insegna del vecchio cinema Rio: tre lettere illuminate a ricordare la storica attività cinematografica in Valposchiavo, attività di cui i Devon House sono ormai gli eredi.
Matilde Bontognali