La carriera del ciclista valposchiavino Matteo Badilatti è al centro di un interessante articolo di Johannes Kauffmann, apparso venerdì scorso sulla versione grigionese del quotidiano «Südostschweiz». Il ritratto che ne esce è quello di un venticinquenne con la testa sulle spalle, uno studio in economia aziendale in tasca e una gran voglia di mettersi alla prova – anche se un po’ tardivamente – nel circuito professionistico.
Al momento preferisce non definirsi ancora un ciclista professionista, “perché per essere tale bisogna guadagnarsi da vivere con lo sport, ciò che non si può asserire nel mio caso”, dichiara al giornalista della «Südostschweiz». Nel 2016, terminati gli studi, Matteo intensifica gli allenamenti e già verso dicembre si sente sufficientemente in forma per affrontare delle gare. Il tempo impiegato negli allenamenti è enorme e spesso, durante l’inverno, si allena sulle colline della Toscana. Così, per non correre il rischio di avere rimpianti in futuro, dalla primavera del 2017 decide di fare sul serio con la squadra di élite del Veloclub Mendrisio. A conferma del suo senso di responsabilità ammette che tutto ciò non sarebbe però possibile senza il supporto logistico e finanziario dei suoi genitori.
Tuttavia i grandi sacrifici stanno ripagandosi grazie agli ottimi risultati ottenuti in stagione, con il trionfo in una corsa a tappe in Francia e nella gara in salita dei campionati svizzeri “categoria élite”, tenutasi ad Arosa lo scorso mese di settembre. Matteo Badilatti – che rivela di aver prediletto, in passato, lo sci di fondo, ed essere approdato solo più tardi al ciclismo – non possiede doti da velocista o cronometrista, ma va molto forte in salita. Non svela i suoi progetti per il futuro dichiarando di volere concentrarsi, per il momento, sulle ultime gare della stagione, ma non nasconde nemmeno la speranza di poter continuare a gareggiare, magari in una squadra più quotata e con maggiori possibilità di guadagno.
Il Bernina