Iniziato questa mattina, sul treno Pescia-Firenze, e finito ora, su quello Milano-Lugano, nonostante il mal di testa lancinante. Sono in lutto. Spesso chiuso un libro apro il successivo. Questa volta aspetterò.
Ve ne parlo solo elencando tre delle cose che mi porto dentro ora:
– L’amicizia e l’affetto fra due uomini profondamente diversi, ma essenziali l’uno all’altro.
– La crudeltà degli stolti (o la stoltezza dei crudeli?) che può rovinare ogni cosa.
– L’ingenuità che non impedisce la differenza, ma la rende più sopportabile
Pensato per un pubblico – i braccianti della California – che non sapeva né leggere né scrivere, “Uomini e topi” (1937) è un breve romanzo, ricco di dialoghi, che, nelle intenzioni di Steinbeck, avrebbe dovuto essere in seguito adattato, come difatti avvenne, per il teatro e per il cinema. Protagonisti, due lavoratori stagionali, George Milton, e l’inseparabile Lennie Little, un gigante con il cuore e la mente di un bambino, che il destino e la malizia degli uomini sospingono verso una fine straziante. Il ritratto di un’America stretta dalla sua peggiore crisi economica nella drammatica rappresentazione di un maestro.
di Begoña / pagina fb