L’abbraccio del lago
Suggestioni e riflessioni sulle rive del Bodensee
Quando il caldo è intenso e l’umidità si manifesta in una nebbia appena percettibile, è difficile scorgere le rive: il Bodensee, noto anche come Lago di Costanza, sembra un mare, sconfinato e quieto. Questo lago prealpino esteso oltre 570 chilometri quadrati (il Comune di Poschiavo ha una superficie di 192 km2), distante poco più di 200 chilometri dalla Valposchiavo, è il cuore di un angolo d’Europa davvero speciale, in cui i confini sembrano sbiadire. Su queste acque si affacciano la Baviera e il Baden-Wurttemberg, i cantoni San Gallo e Turgovia e la regione del Voralberg; tre Paesi uniti dal Reno, che hanno scelto di dare vita a un’area davvero Ohne Grenze, anche per i tanti, tantissimi turisti che animano le rive e sciamano da una parte all’altra usando indifferentemente autobus, treni e battelli svizzeri, austriaci o tedeschi. Bregenz, che del Voralberg è il capoluogo, è una cittadina dai ritmi lacustri, in cui si respira un’atmosfera unica, una miscela inedita di fantasia austriaca, rigore tedesco, ordine e partecipazione svizzeri. Qualcosa di simile si coglie anche a Lindau o a Romanshorn.
Dove però la EuroRegio del Bodensee manifesta tutta la sua forza è il Bregenzer Festspiele, celeberrimo appuntamento con l’opera lirica in una cornice suggestiva e unica, le rive del lago, anzi il lago stesso visto che il palcoscenico emerge proprio dalle sue acque. Non serve essere melomani per assistere a una rappresentazione; accanto al piacere della lirica c’è infatti l’esperienza unica di vivere il tramonto sul Bodensee nel mezzo di un’arena che ospita circa cinquemila persone, con gli occhi rapiti da una miriade di stimoli: il porto di Lindau, il Pfaender (1064m), la montagna di Bregenz, le luci della città che via via si accendono a illuminare la notte, i battelli che solcano l’oscurità, i treni che transitano poco lontano. Per tre ore è tutto un susseguirsi di colori, luci, perfino odori (quelli tipici del lago): una fascinosa esperienza sinestetica che sorprende, suggestiona, rasserena, capace di lasciare un segno duraturo, pronto a riaffiorare, evocato da colori o atmosfere.
Il lago, che sia alpino o prealpino, unisce più che dividere; è uno specchio d’acqua condiviso, per quanto esteso è comunque finito; c’è un periplo da percorrere che riporta al punto di partenza, l’inizio di nuove esperienze e nuove emozioni. A differenza dello sciabordio di un fiume, in cui, come scriveva Leonardo da Vinci “l’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quella che andò e la prima di quella che viene. Così è il tempo presente”, il lago è lì, quasi immutabile. Il tempo sembra assumere un valore “ricorsivo”, l’acqua che vedo e ascolto è (solo in apparenza!) sempre la stessa. Anche per questo il lago unisce più che dividere.
Sono secoli che il Bodensee è testimone silenzioso di concordia e armonia; nell’Ottocento nacquero associazioni professionali e politiche destinate a promuovere i tratti comuni delle genti del Lago e dal 1972 la Conferenza bodanica contribuisce ad attualizzare i valori e i principi su cui nacque la EuroRegio che oggi, oltre alle regioni già citate, comprende anche Appenzello Intero ed Esterno, Sciaffusa e Zurigo in Svizzera e il principato del Lichtenstein. Il Bodensee è diventato così il collante culturale e politico di comunità affini ma diverse, il terreno di coltura su cui far crescere idee e progetti comuni, buone pratiche che potrebbero ispirare altre aree europee. Il Bregenzer Festspiele ne è un esempio: nato nel 1946, un anno dopo la fine della seconda guerra mondiale, fece subito del Lago il suo palcoscenico naturale (all’epoca Bregenz non aveva alcun teatro) e fu un successo internazionale sin dalla sua nascita, ampliato poi nel 1980 con l’inaugurazione della nuova e suggestiva Festspielhaus direttamente collegata al molo a cui, nelle sere di rappresentazione, attraccano i traghetti da Costanza, Lindau, Romanshorn, per arrivare ai settant’anni celebrati tra il 2015 e il 2016 con la Turandot di Puccini e i successi di questi ultimi due anni, con la Carmen di Bizet.
Con il cuore e gli occhi ricolmi di queste immagini, qualche giorno dopo, sulla strada del ritorno, con la faccia incollata al finestrino del treno e lo sguardo sul nostro borgo, poco sotto l’Alpe Grüm, ho lasciato che la fantasia corresse libera, ho lasciato che le suggestioni del Bodensee si concretizzassero sulle rive del nostro lago, in quelle zone che sono già un palcoscenico naturale.
Chiara M. Battistoni
Ben scritto ed illustrato, Chiara M Battistoni. Avevo imparato a scuola molti decenni fà: Il “Bodensee”? In italiano si diceva: Il Lago Bodamico ! Salve da Arnaldo