Le favole e lo Stato

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Nicoletta Noi-Togni. Immagine da: www.suedostschweiz.ch

Ci sono politici – e non solo – che appena si dice “Guglielmo Tell” si affannano a ribadire e a spiegare che il personaggio non e’ mai esistito, che la storia che abbiamo appreso sui banchi di scuola (oggi magari non piu’) e’ stata unicamente un parto della mente (e dell’ingegno) del grande Friedrich Schiller tradotto poi in musica dal anch’esso grande Gioachino Rossini nel 1829.

E ogni volta che questo accade, ogni volta che si smentisce un fatto che e’ diventato credenza ed ha raggiunto l’immaginazione e la memoria collettiva, ci sentiamo defraudati di qualcosa, traditi – in questo caso – dall’annullamento di un pensiero, quasi di un sogno, di bello e di giusto. Si, ci sentiamo derubati e la cosa non e’ indifferente. Perche’ i valori che ruotano intorno alla figura del Tell sono molti e vanno ben oltre il sogno. I valori sono quelli del coraggio, della forza che e’ grandezza, del sacrificio, della giustizia, della fiducia in se’ stessi, della sfida consapevole, dell’onore, della dignita’, della speranza, della difesa del territorio e di chi ci abita, dell’altruismo, della solidarieta’. Si, la “Realpolitik” puo’ accanirsi contro simboli e miti che portano ad una visione idealistica dello Stato del passato, pur sapendo che da sempre i popoli attingono ad essi, in certi casi addirittura per la loro sopravvivenza. Pero’ sarebbe anche compito della politica del reale occuparsi dei nuovi miti e indagarne la verita’.

E’ di questi giorni la pubblicazione di uno studio (ce ne sono gia’ stati altri che giungono alle stesse conclusioni) che sfata il mito delle fusioni comunali. Adottata questa modalita’ come panacea di tutti i mali, propagandata ad oltranza da Governi e partiti si rivela oggi inutile ai fini del risparmio. Non solo: appurato e’ anche che le fusioni dei Comuni provocano la progressiva perdita di interesse da parte dei cittadini per la cosa pubblica che recepiscono come lontana ed estranea al loro mondo abituale. Il ricercatore Michael Strebel dell’Universita’ di Zurigo afferma che, come dimostrano anche studi fatti all’estero, le fusioni non sono certo il metodo per sanare le finanze dei Comuni in difficolta’; inoltre c’e’ sfiducia dei cittadini nei confronti di chi li governa, dice lo studioso che accenna comunque alla maggior professionalita’ di Municipi che, con la fusione, dispongono di esecutivi che lavorano con percentuali di occupazione alti. La domanda e’ se debba valere di piu’ in un Comune la cosidetta professionalita’ dell’esecutivo (cosa fa allora l’Amministrazione) o se debbano essere considerati i valori democratici e umani. Nei Grigioni gli ultimi vent’anni hanno visto 40 fusioni di Comuni per le quali il Cantone ha investito 190 milioni. Che, secondo il ricercatore, si potevano investire meglio, per esempio istituendo nelle regioni deboli posti di lavoro. Il Consigliere di Stato interpellato sulla bonta’ di continuare a fusionare ha risposto che s’ intende scendere ad un totale di 50 Comuni nei Grigioni. Il beneficio sarebbe “la comodita’” – per il Governo – di poter trattare con pochi, invece che con tanti, Comuni. Questo e’ certamente vero ma abbiamo eletto i Consiglieri di Stato, ben stipendiati e con grande pensione , perche’ abbiano la vita facile?? Che ai tempi di Tell il ragionamento fosse un altro, mito o no, e’ certamente vero. Se gia’ volete toglierci tutto, lasciateci almeno quel mito.


Nicoletta Noi-Togni