“Idee Suisse” premia Marcel Zanolari

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Il “Premio alla sostenibilità 2020” di IDEE-SUISSE è stato assegnato a Marcel Zanolari, Vini La Torre Poschiavo. Il conferimento del premio avrà luogo il prossimo 31 marzo a Zurigo nel corso di Expovina.

«Questo riconoscimento, totalmente onorifico, premia un lavoro iniziato negli anni ‘80 a Bianzone. Su due parcelle sperimentali, Giuliano, mio padre, avviò i primi tentativi di coltivare la vite con un sistema inusuale per quei tempi, che evitasse cioè ogni tipo di trattamento anticrittogamico a base di prodotti di sintesi. Terminati i miei studi, prima a Winterthur e poi a Nyon, ho cominciato a lavorare in vigna e in cantina, con crescente impegno, con notevoli soddisfazioni e qualche delusione».

Abbiamo incontrato Marcel al rientro in Valle dopo un corso di perfezionamento di parapendio, sua altra passione, sport che ritornerà nel corso della nostra conversazione per una spiacevole /piacevole esperienza.

«Ora abbiamo una dozzina di ettari, in parte nostri e in parte in affitto tra Tirano e Teglio».

Quali i vitigni?

Abbiamo conservato molti ceppi vecchi di Nebbiolo, per passione e perché abbiamo constatato che sono alla fin fine quelli che resistono meglio a situazioni estreme dal punto di vista meteorologico ed epidemico. Però, mio padre piantò subito anche vitigni di Pinot Nero e Cabernet Sauvignon. Poi, con la scelta progressiva sempre più radicale di arrivare a prodotti biodinamici, abbiamo introdotto Riesling, Merlot, Traminer, Pinot Bianco e i “Pilzwiderstandfähig”, cioè i vitigni resistenti ai funghi, in acronimo PIWI.

Vedo però anche che siete intervenuti pesantemente sul terreno…

Sì, ove possibile, per facilitare il lavoro meccanico abbiamo lasciato il sistema tradizionale a rittochino per privilegiare il sistema a giropoggio. Scelta che però non è esente da problemi.

Un terreno faticoso e prezioso quello valtellinese con i suoi terrazzamenti.

Già, faticoso. Abbiamo dovuto intervenire sui terrazzamenti perché ce n’erano parecchi vecchi e dunque ammalorati. Durano in genere una ottantina d’anni. Devo dire che recentemente tre dei nostri dipendenti hanno frequentato con profitto i corsi sul recupero dei muretti a secco organizzati del Polo Poschiavo e diretti dall’architetto Evaristo Zanolari.

Parliamo di chimica…

L’abbandono della chimica non è stato semplice: un po’ per non sufficiente esperienza, un po’ per condizioni climatiche particolarmente avverse, in oltre vent’anni di scelta prima “bio” e poi dal 2015 “biodinamica” abbiamo perso ben tre annate e questo ha assestato brutti colpi ai conti dell’azienda. Ma non ci siamo persi d’animo e continuiamo. Sintetizzando: vogliamo coltivare viti sane in un terreno vivo, per produrre vino come la natura vuole.

Viti sane, dici, e terreno vivo…

Per le viti abbiamo sostituito i trattamenti anticrittogamici con l’uso di prodotti naturali, di tisane e di preparati biodinamici, limitando anche l’uso di rame e zolfo.

E per i terreni?

I nostri terreni sono stati privati di vitalità e di vigore nel corso degli anni a causa dell’utilizzo smodato di prodotti di sintesi. Prodotti che si sono rivelati dannosi sia per l’ambiente sia per la salute dell’uomo. Per aumentare la fertilità e l’arieggiamento del terreno mettiamo in pratica la tecnica del sovescio, seminando un mix di cereali, leguminose e crucifere, in base alle necessità di ogni terreno. Detta in altro modo: la scelta rigorosa nei fertilizzanti e nei trattamenti ci permette di mantenere un equilibrio tra fertilità del terreno e vigore della pianta. Piante che finiscono per conservare una naturale resistenza.

Voi producete una quindicina di tipologie diverse di vini, dai classici Nebbiolo e Sforzato, sino a diverse tipologie di bianchi, con prezzi alla vendita da 15 franchi in su a bottiglia. Parliamo del lavoro in cantina…

L’idea di base è quella di ottenere vini di qualità, senza difetti, pur utilizzando tecniche non convenzionali e il più naturali possibili. Questo difficile obbiettivo non sempre si conclude con un successo a causa delle molteplici variabili che questo mondo ci offre. Non ricorriamo a particolari tecniche di vinificazione che modificherebbero la tipicità di ogni vino. Tutti i nostri vini (bianchi e rossi) sono diraspati e fanno una macerazione con le bucce per alcuni giorni. Se la sanità delle uve lo consente preferiamo le lunghe macerazioni (fino ad alcuni mesi). La fermentazione alcoolica avviene principalmente in vasca d’acciaio e anfora.

Vasche, anfore?

Sì, abbiamo vasche di diverse misure e tutte del tipo sempre pieno. Non abbandoniamo però la tradizione: in cantina ci sono le botti di legno necessarie ad alcuni vini per raggiungere il giusto grado di maturazione e complessità gustativa. Per le produzioni speciali, le fasi di fermentazione e di affinamento avvengono invece in anfore di argilla-sabbia di quarzo e calcio naturale. Ogni tipologia richiede il suo percorso d’invecchiamento. Segue poi un affinamento in bottiglia della durata di circa 12 mesi.

Per quanto riguarda il mercato e le certificazioni, come vi comportate?

Vendiamo oltre il 90% dei vini in Svizzera, proprio anche grazie alle certificazioni ricevute. La nostra Azienda possiede le certificazioni Bio CE, Bio Suisse e dal 2015 la certificazione Demeter per vini biodinamici. Ma ce n’è un’ultima che ci sta particolarmente a cuore. Siamo la prima azienda vitivinicola in Italia certificata B(enefit) Corp. Leggo il dispositivo ufficiale: “(siamo) un’azienda che volontariamente rispetta i più alti standard di scopo, responsabilità e trasparenza verso i dipendenti, l’ambiente e le comunità in cui opera. Si distingue dalle altre aziende in quanto supera il mero obiettivo del profitto, divenendo stimolo per la società e tutela per la natura”. Da qui, penso, il riconoscimento di Idée-Suisse…

B Corp? Non siete i soli in Valtellina. Mi viene in mente a questo proposito l’azienda Mondora di Berbenno, che elabora soluzioni digitali per le aziende. E poi ricordo l’opera di un amico, Mauro Del Barba, parlamentare morbegnese, che nel 2016 ha fatto approvare una legge proprio sulle società di tipo benefit.

Importanti dichiarazioni di principio, peraltro formalizzate nella prassi quotidiana. Ho un esempio marginale, ma significativo. L’hanno scorso ho avuto un atterraggio “forte” col parapendio e son stato costretto a stare fisicamente lontano dal lavoro per quattro mesi. I miei dipendenti, una decina dai 25 agli 80 anni, si son fatti carico di tutto, egregiamente.


Piergiorgio Evangelisti

4 COMMENTI

  1. Tanti auguri, un grande onore – lo meriti perché bevo il tuo vino e mi piace. Mi fa molto piacere sapere che sia stato Giuliano a cominciare con il piede giusto, quindi è partito tutto da la Burca da li Sberlefi, bravi tutti!
    Andrea