Alla base di una petizione dovrebbe esserci sempre una profonda riflessione, soprattutto quando si tratta di problemi legati alla sicurezza e alla salute delle persone.
La decisione che mi ha portato a lanciare una petizione a favore del Moesano (https://act.campax.org/petitions/sostegno-ticinese-al-moesano) è composta da due fattori.
Il primo risiede nell’abitare da quasi cinque anni a pochi chilometri dal confine grigionese che, come ben spiegato nella petizione, non è considerabile tale se riferito alla quotidianità, alla socialità, all’economia e alla sanità. Moesano e Ticino condividono tutto questo e si trovano nella medesima situazione e, a mio parere, nel diritto di usufruire entrambi delle opportunità concesse al Canton Ticino dal Governo federale.
La seconda motivazione, seppur costretta a casa da malattia e come persona appartenente alla categoria a rischio per il Covid19 causa malattia cronica, risiede nel fatto di essere infermiera e di porre sempre le persone in generale, ma il paziente in particolare, al centro della cura, considerando la salute quale benessere primario.
La disponibilità dichiarata a suo tempo dal Governo retico di poter ricoverare oltre San Bernardino i pazienti del Moesano, non tiene conto dei fattori di distanza, né tantomeno di quelli linguistici e culturali; soprattutto considerando che i pazienti si sarebbero trovati in isolamento e i familiari senza possibilità di un continuo contatto e aggiornamento con i curanti nella loro lingua, come avviene in Ticino.
Senza dimenticare lo sforzo già prodigato e ancora attuale e futuro del sistema sanitario ticinese e del personale che, solo grazie alle decisioni prese, ha evitato finora il collasso.
Al momento attuale, da una parte, ci si appella al possibile riallineamento del Ticino a Berna, senza considerare che vi sono già richieste interne proprio al Ticino di prolungare la finestra fino al 4 maggio, pur con gli allentamenti in corso di prova dalla prossima settimana.
Dall’altra, alla non ritenuta necessità espressa dal Moesano di aderire alla tanto discussa finestra. Mi permetto di chiedere: espressa da chi?
La petizione lanciata inizialmente in lingua italiana, poi in tedesco e in francese, porta la firma di 1950 Moesani e Ticinesi, di più di un centinaio di Grigionesi (non Moesani), fino a un totale di 4’450 firme, dal resto della Svizzera. Inoltre, un sondaggio campione di 100 abitanti del Moesano riporta l’82% dei partecipanti al sondaggio contrari alla decisione di non richiedere la finestra.
Non avendo mai ricevuto alcun cenno di risposta da Coira, due giorni via mail abbiamo invitato i comuni del Moesano a prendere in considerazione i firmatari della petizione e la rivalutazione della decisione.
Fiduciosi, attendiamo la risposta e mi permetto di usare il plurale in quanto, pur essendo colei che ha lanciato la petizione e firmato le missive, la risposta deve essere data ai/alle cittadini/e del Moesano e del Ticino, ai 4’450 firmatari della petizione e alla Signora Noi Togni che continua a battersi con altri colleghi per il Moesano.
Termino con una considerazione che nessuno vorrebbe fare ma che ritengo doverosa.
Se non continuiamo sulla strada tracciata e non impediamo nuovi contagi e ricoveri (Pasqua e bella stagione a venire con tanti svizzeri a casa, pronti a venire in Ticino), la seconda ondata sarà peggio della prima!
Chissà…allora forse tutti in Svizzera apriranno delle finestre, mentre noi dovremo continuare a chiudere le porte delle nostre case e restarci!
Michela Ahmed Ranzi