Trasmissioni televisive: persona non oggetto

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Speravo che stavolta non sarebbe successo! Ma invece no ed è ancora peggio. Già nella prima ondata Covid mi ero chiesta con quale licenza la Televisione della Svizzera Italiana insisteva nel proporre immagini di parti del corpo di pazienti privi di conoscenza nei letti d’ospedale e di persone che soffrivano. Mi chiedevo quale utilità ci fosse in tutto cio’ e soprattutto se fosse eticamente accettabile mostrare persone, prevalentemente anziane, in quello stato di malattia e di sofferenza che li rendeva inermi e dipendenti. Una pratica che sfiorava pericolosamente il passaggio dalla persona all’oggetto. Nella seconda ondata che stiamo attualmente vivendo ecco nuovamente le immagini sopra citate, ancora piu’ ripetute, pubblicizzate in anteprima come avviene per la trasmissione “Storie” in questo momento. In modo che il pubblico davanti alla televisione neppure si puo’ difendere. Non ci vuole un grande sforzo empatico per comprendere che simili quadri sono atti a procurare ansia e paura soprattutto nelle persone anziane, proprio quelle che maggiormente siedono davanti al televisore. Perseguono queste trasmissioni lo scopo di lottare preventivamente contro il virus? Ebbene, a questo punto sappiamo proprio tutti che dobbiamo seguire gli appelli della sanità e della politica e non saranno queste immagini a portarci a farlo di piu’. Perseguono queste immagini lo scopo di far vedere lo sforzo e il sacrificio del personale infermieristico e medico? Purtroppo qualsiasi informazione di questo tipo non è capace di “svegliare” la politica istituzionale, dei parlamenti, che continuano anche di fronte all’evidenza Covid a negare al personale infermieristico migliori condizioni di lavoro. E’ successo qualche giorno fa nel parlamento grigionese e continua a succedere alle Camere federali. Quindi la giustificazione consiste probabilmente nel supremo dovere d’informazione che non dice pero’ cosa e soprattutto come. Oppure la giustificazione piu’ probabile sarà l’imprescindibile diritto di libertà d’espressione. Che mi va benissimo finché non inginocchia la ragione e non lede la dignità della persona.


Nicoletta Noi-Togni