E’ una domenica di novembre e ricordo

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E’ una domenica di novembre e nel camposanto l’aria è lieta: corre da una tomba all’altra, accarezza i fiori, lambisce le scritte sui monumenti e rallegra le croci. Non mi sono mai sentita cosi. Di solito entro e scappo via subito tirandomi dietro il pesante cancello e sentendo tutto il peso del mio cuore. Oggi no, mi piace passeggiare tra le tombe e con l’amica Rosita ricordare quei nomi e quei volti che affiorano dal passato.

C’è calma, serenità, equilibrio, non c’è paura e neppure tristezza. Mi sembra di guardare la realtà, di guardare la vita. ”Loro” l’hanno vissuta. Ma chi sono “loro”? Cammino sulla ghiaia del vialetto e mi avvicino alla cappella che sta in fondo al camposanto. Non è severa, è ordinata, semplice e dignitosa ed invita ad entrare. Sulla parete, ad impreziosire e rendere estremamente significativo l’ambiente, il bellissimo “Cristo risorto” del celebre autore di casa nostra ma internazionalmente conosciuto, Ponziano Togni. Che ha voluto far dono a San Vittore e ai suoi abitanti nonché ai suoi morti della sua maestria in un’opera pregevole e della massima espressività. Non solo: della massima veridicità tanto è esplicito l’atteggiamento del corpo del Cristo teso verso il cielo nell’atto della risurrezione. Vicino al leggiadro cancelletto il registro dei morti. Suddiviso, ordinato, tutto vi è registrato. Date, nomi, cognomi, numeri e comparti. Che scorrono sulle pagine, danzano nella mente, ricordano e fanno ricordare. Ma in modo bello, quieto, senza dolore. Una lezione per me, qualcosa che non sapevo. E cosi capisco…

…quattro anni fa, all’inizio della legislatura di Municipio, alla ripartizione dei dicasteri la collega Aixa Andreetta – la piu’ giovane del collegio municipale – si era con entusiasmo annunciata perché le venisse assegnata la supervisione del cimitero. Naturalmente incontrastata dato che comunemente questo settore non è ambito. Avevo sorriso e commentato questa scelta dicendola molto adatta ad un’archeologa. Sapendo anche che la tesi di dottorato di Aixa verteva sulla ricerca di tombe nei cimiteri altomedievali della nostra regione. Inutile dire che Aixa si era dedicata all’ambito assegnatole con l’accuratezza con la quale si era dedicata a tutto il resto durante il suo mandato. Recentemente, chiamata a partecipare alla trasmissione RSI “il gioco del mondo” (la puntata piu’ bella che ho finora visto) Aixa che aveva scelto nel gioco dall’inizio il tema della morte, aveva parlato con tale naturale profondità e chiarezza di quegli esseri umani adagiati da tantissimi anni nelle loro tombe, lasciando trasparire tutto il rispetto di un approccio non solo scientifico ma soprattutto umano. Concludendo, alla domanda del giornalista se non ci fosse violazione nella ricerca su parti scheletriche umane, che la parte importante di questo essere restava pur sempre l’anima che aveva lasciato quel corpo. Facendo cosi trasparire quella spiritualità, quella consapevolezza etica del proprio agire che dovrebbe sempre accompagnare la scienza.

Un destino, quello dell’uomo, segnato dall’eterno che ci veniva da Aixa trasmesso nella sua forma piu’ bella rivolta non solo alla morte ma – e soprattutto – alla vita. Aixa ci ha cosi regalato un’ora dalla quale attingere non solo conoscenza ma anche consapevolezza e fiducia.

Grazie Aixa.


Nicoletta Noi-Togni